Thursday, March 31, 2005

Bayushky bayu'

Brezza nei viali
E il vento sul Carmelo
Grandi farfalle notturne
Dal cuore d’argento,
Stormi di uccelli nel cielo
In lontananza
Il latrato dei cani
E tu che cantavi
Por farmi addormentare
Bayushky bayu'
Bayushky bayu'

Sotto le stelle tremule
Del cielo distribuivi
Con la tua voce azzurra
Frammenti di luce
Alla penombra viva
Della mia culla
Ricordo ancora ogni nota
Della tua ninna nanna
E le parole monotone
Che ripetevi
Bayushky bayu'
Bayushky bayu'

Sembravi eseguire un ordine
Come se tu ascoltassi
Le voci imperiose
Che scivolavano
Dal tuo sangue
Penetrando in me
Come spade di luce
Bayushky bayu'
Bayushky bayu'

Triste e monotona
Vibrava nell’aria
La tua ninna nanna
E malinconica
Come il respiro dell’acqua,
Soave
Come il tremore delle foglie,
Semplice e patetica
Con quel suo ritmo slavo,
Un po’ obliquo,
Filtrato attraverso
Paesaggi lontani
Diaspore antiche
E recenti
E bruciate
E ardenti
Bayushky bayu'
Bayushky bayu'
Tristezza di culla
Nella mia terra tragica
Con il ritmo lento
Pieno di acuto mistero
Bayushky bayu'
Bayushky bayu'

I fiori non valgono nulla

I fiori non valgono nulla
Non valgono le valli e i monti
Le pianure non valgono
Quello che valeva
Se n'è andato per sempre.
Oh, gabbiana atterrita,
Vigilia senza domani,
Piccola principessa bianca,
Fiore spezzato del nulla.
Io ti avevo pregato
Di stare molto attenta
Ai cacciatori che sparano
Nascosti sotto le ali
Di un drago cattivo.
Anche tu lo sapevi
Che i fiori non valgono nulla
Se non riesci a vederli
Non valgono le valli e i monti
Se non hai gambe per correre
Che la luna non esiste
Se i tuoi occhi non la guardano.

Tuesday, March 29, 2005

la leggenda della gattina e del leone

C'era una volta una gattina
Tutta rossa di pelo
Con graziose lentiggini
Sparse qua e là.
Non andava pazza
per gli altri gattini
perchè era molto snob,
Ma il miele le piaceva moltissimo.
Tutto il giorno correva sui campi
E nel vederla così veloce
Sua madre diventava
Letteralmente matta.
Annusava l'odore dei fiori
Accarezzava con gli occhi
I mandorli
Ma soprattutto
Le piaceva moltissimoIl miele.
Lo beveva avidamente
E poi si leccava le labbra.
Un giorno, quella sfacciata,
Andò da un leone
Anche lui tutto rosso di pelo
E gli chiese"Signor leone, avrebbe un posto
Piccolo, piccolo
Nel suo cuore per me?"
E il leone le disse
"Ma tu cosa sai fare?"
Rispose la gattina:
"Io so fare molte cose:
So graffiare,
Innervosire,
Irritare
Ma soprattutto mi piace il miele
"Il leone rispose:
"Vattene, gattina!
Ho abbastanza guai
Anche senza di te.
E poi tu sei piena di miele
Che mi si appiccica al pelo,
Trovati un altro cuore".
"La prego"
Lo adulo' la gattina
"Mio magnifico signore,
Mi lasci solo dormire
Un po' sulla sua schiena".
E il leone, gonfiando il petto
Le rispose seccato:
"Io sono un leone
E tu chi ti credi di essere?"

non invocate la pace

Nel mio paese perduto
Abbiamo gettato
I candelieri al vento
E il dolore cammina
In un mondo spezzato.
Grigi manichini
Sfilano in lunga schiera
E le loro ombre affilate
Si allungano verso il cielo.
Ventiquattromila ragazzi
Che riempivano
Di luce le strade
Ora tristi manichini
Scortati dall'amore in lutto.
Il grido quella sera
Era un grido terribile
E nel ricordarlo i capelli
Mi si rizzano in capo.
Gettate i candelieri al vento
Io a voi chiedo soltanto
Di spezzare il silenzio
Di non invocare la pace
Una pace che semina
Solo tracce di sangue

Monday, March 28, 2005

la morte l'ha sdegnata

La morte l’ha sdegnata
Lasciandola sulla strada
Sotto l’abside del cielo
Come molle mercanzia.
Prima si è chinata
Cercando di riconoscerla
Ha respirato i segreti
Di purezza e lussuria
E dal suo cuore ha sentito
Salire come un aroma
Poi l’ha guardata negli occhi
Ed in essi ha visto
Spaventosi contrasti
Di misticismo e sperma.
Ha posato le labbra
Sulla sua fronte
Con angustia infinita
Cercando di tentarla
Con delicate dita
La morte l’ha sdegnata
E dicendo oscenità
Non volle portarla con sè
Lasciandola smarrita
In uno spazio aperto
Come molle mercanzia

se quella notte...

Se quella notte
Fosse stata un sogno.
Se l’orologio di Tel Aviv
Si fosse fermato
La tua piccola morte
Non sarebbe avvenuta.
Ora, mia triste amica
Sei prigioniera
Nella grande pianura
E la tua luce
Si e impigliata fra i rami.
Se quella notte
Fosse stata un sogno
E l’aria avesse fermato
Il suo corso,
Ora tu saliresti le scale
Mostrandomi il tuo vestito nuovo.
Luce di oggi e di ieri
Cielo mortale triste
Gole senza voce
Giorni amari
Che bussano alle finestre
Gabbiane dipinte
Sul muro.
Se aveste visto
Con che grazia
Muoveva le gambe
Quale grande equilibrio era il suo
Sembrava una libellula d’oro
Con ali color di mela.
“Hai visto le mie scarpe nuove?
Le trovi belle anche tu?”
Luce di ieri e di oggi
Piccola morte
Cielo mortale
E l’odore del mare
“Hai visto il mio vestito nuovo
Lo trovi bello anche tu?”

Sunday, March 27, 2005

un giorno una gabbiana si vesti' da guerriera

Un giorno una gabbiana
Si vestì da guerriera,
Poi stanca dei comandi
Si mise a provare gonne
Scarpe di stile italiano
Collane di perle rosa.
Sebbene nella mano destra
Tenesse un bomba
In fondo lei voleva
Realizzare un sogno.
Voleva generali
Vestiti da cavalieri
Ufficiali sognanti
Che corressero verso il mare
Tenendola per mano
La gabbiana voleva
Confondere le ali
Fra i petali di rosa
Fra gelsomini azzurri
E non fra le ortiche
del nemico crudele.
Guardatela, se potete
Come se fosse
Una gabbiana pacifica,
Come se il male
Non si scontrasse col bene
E come se la terra
Fosse un eden azzurro
Pieno di irresistibile pace
E di indomita purezza.
Una gabbiana si vestì da guerriera
Ma sotto la fronte
Nascondeva un sorriso
Pieno di palpiti segreti
E di luce furiosa
La gabbiana si vestì da guerriera
Ma sotto il suo scudo
Tremava un palpito
In attesa che il bacio
Le arrivasse alla bocca
Qual è il mio cammino d-o, io non lo vedo.
E che succederà all'innocenza?

Il male gigantesco
Mi respira alla nuca
Pieno di orbite vuote.
Il bene si è nascosto
E mi insegue supino
Soffiando sulla fiamma sessuale
Con ritmo di acqua stagnante,
Intatto di emozioni.

Qual è il mio cammino d-o, io non lo vedo.
E che succederà all'innocenza?

Il mio canto primitivo
Narra piangendo
La storia di eventi,
Di tante vite perse.
Storie sonore
Fatte di gridi
Di amori non fecondati
Di nostalgie terribili
Amori nei quali fluttua
Una immensa tristezza

Qual è il mio cammino d-o, io non lo vedo.
E che succederà all'innocenza?

Mentre ascolto gli accenti dell'aria
Ho come un presentimento
Che il mio grido d'amore
Si scontri con tanti echi
Nelle tenebre del tempo
E che il miele di d-o
Anneghi in un silenzio
Ferito da mistici sguardi

Qual è il mio cammino d-o, io non lo vedo.
E che succederà all'innocenza?

Friday, March 25, 2005

e d-o rimase silente

Camminavano due
Umili viole sognando
Una quercia virile.
Due bianche gabbiane volavano,
Due caste speranze tremavano
In quella notte lontana,
Piena di spasimi,
Di paesaggi umili
E casti,
Di aromi sereni,
Di ritmi emozionanti,
Da piccole perle
Di spuma d'amore.
E d-o che le guardava
si fece sangue
E depose sulla loro fronte
Parole di senso compiuto
E disse:
"Questa è la vostra strada".
Ma le gabbiane,
Troppo intente
A tessere ghirlande
Di allegria triste
Corone di tristezza
Bellissima,
Rimasero sorde al richiamo.
Poi giunsero gli arcieri
Con il capo coperto di nero,
Venuti da vicini villaggi
E attraversarono con spade
Il loro corpo di cristalli,
Di lune addormentate.
Sembravano astronomi antichi
Dal lungo manto nero
E un cappuccio a forma di cono
Intessuto di piccole stelle.
"Dove vanno gli arcieri?"
Chiesero a d-o le gabbiane.
"Perchè fanno piangere i sogni?
Perchè dalle loro bocche
Rotonde
E' uscito quel grido
Il grido di Allah akhbar?"

E d-o rimase silente.

Gocce d'amore, gocce di teneri baci

Ho bevuto la rugiada
Ho sentito la valle fremere
Alla vista dei gigli
Ma non riesco a volare
Perchè non possiedo ali.
Un saggio ieri mi ha detto:
“Da oggi devi imparare
A bere serena e tranquilla
Le gocce di rugiada
Le gocce di latte e miele.
Domani, dovresti saperlo,
Ne nasceranno altre.
Non essere triste
Perchè quelle gocce chiare
Ti parlano dolcemente
Narrandoti i misteri
Dei campi infiniti
dell’eden
Ogni goccia ha un sentiero
Diverso, bambina.
E i canti che tu ascolti
Sono diramazioni
Di un solo unico canto
Il canto del tuo creatore
Il canto di d-o.
Sono gocce d’amore
Gocce di teneri baci
Gocce di pace
Lo so, bambina mia cara,
che ti hanno spezzato le ali
Ma i baci li puoi dare,
Con il tuo corpo incendiato,
Al tuo tenero amante.
Pensa che il mondo
E’ un mondo di allegria
Pieno di usignoli
E di prati fioriti
Con enormi gabbiani
Che ti sono amici
E ti porteranno in volo
Mentre con i loro baci
Ti cureranno le fresche ferite”.
Io ora a voi chiedo
Di venire con me
Anche se non posso volare
Perchè non possiedo ali

Thursday, March 24, 2005

E’ Purim e Tel Aviv non dorme

Stasera sono triste.
Piango qualcosa
Che se n’è andato per sempre.
E’ Purim e Tel Aviv non dorme
Accarezzata da mille occhi gioiosi.
Ha un color verde
Scuro ed immenso
Suoni vaghi e appassionati
Ragazzi che corrono
Travestiti da Hamman l’atroce
E dalla dolce regina ebrea.
Le case tristi e sognanti
Guardano il cielo
Come se volessero narrarci
Qualcosa che hanno visto
Qualcosa di strano e violento.
Autobus, macchine e biciclette
Alberi che stanno piangendo
Con suoni metallici e duri
Muri che piangono
Lacrime di ferro,
Di castità
E di pudore
Stasera sono triste
Piango qualcosa
Che se ne andato per sempre
In un silenzio che sviene
Vestito di raso bianco

Wednesday, March 23, 2005

Il cielo ha sedotto il pianto

Il cielo ha sedotto il pianto
E l’ha portato lontano
Verso realtà impossibili,
Verso la luce azzurra.
Nel suo letto d’ospedale
Giace la giovane donna
Nuda di fiori
E priva di gambe
Ella è fuggita ora
Verso la luce perenne
E le sue gocce di sangue
Trafiggono l’aria impaurita.
A me è rimasto il mondo
A me è rimasto un cuore
A me è rimasto un amore
Addormentato
Sulle mie labbra
Oh cielo seduci il pianto
E lascia sul mio petto
Solo realtà possibili
Dove trionfa
L’impeto dei leoni
L’allegria eterna
Delle docili gazzelle
A me è rimasto il mondo
A me è rimasta la realtà
Attraversata da spade.

il cielo ha sedotto il pianto

Il cielo ha sedotto il pianto
E l’ha portato lontano
Verso realtà impossibili,
Verso la luce azzurra.
Nel suo letto d’ospedale
Giace la giovane donna
Nuda di fiori
E priva di gambe
Ella è fuggita ora
Verso la luce perenne
E le sue gocce di sangue
Trafiggono l’aria impaurita.
A me è rimasto il mondo
A me è rimasto un cuore
A me è rimasto un amore
Addormentato
Sulle mie labbra
Oh cielo seduci il pianto
E lascia sul mio petto
Solo realtà possibili
Dove trionfa
L’impeto dei leoni
L’allegria eterna
Delle docili gazzelle
A me è rimasto il mondo
A me è rimasta la realtà
Attraversata da spade.

Di' all'uomo di essere umile

Dì all’uomo di essere umile
Dì all’uomo che l’amore nasce
Con la stessa intensità
A tutti i livelli di vita.
Dì all’uomo che
Lo stesso ritmo
Che sostiene una foglia
Appassita nell’aria
Sostiene le stelle.
Dì all’uomo di non graffiare
La luna
Dì all’uomo
Che le parole della sorgente,
Nell’ombra
Le ripete con lo stesso tono
Il mare
Tutto è uguale nella natura.
Che motivo abbiamo
Di disprezzare i gabbiani
Che si accontentano
Solo di bere tranquilli
Le gocce di rugiada?
I gabbiani si travestono da amore
Da fiore da bacio da sguardo.
Vederli è come capire
L’ansia della pioggia
Che cerca la terra.
Che motivo abbiamo di disprezzarli?
La vita è umile e inquietante
Tutto è uguale nella natura

Saturday, March 19, 2005

Il mio corpo andrà alla tomba

Tremore di cielo,
Luce che spezza le ali
E il dolore della tristezza
Affondata nell’ombra.

Il mio corpo andrà alla tomba

Sogni disfatti
Come grandi sudari
Che si inseguono
Pensierosi contemplando
L’orizzonte.

Il mio corpo andrà alla tomba

Amore dolce e pulito
Nascosto sotto il pianto
Che guarda la nostalgia
Negli eterni giardini dell’ombra

Il mio corpo andrà alla tomba

Aria bianca dorme
Coperta dal silenzio
Che si scontra con l’eco,
Che si perde nei campi.

Il mio corpo andrà alla tomba

Ho sognato che il mio amore
Fosse un albero gigantesco
Che invece di darmi fiori
Mi ha dato ombre appassite.

Il mio corpo andrà alla tomba.

Non ho mai avuto un nido
Solo la melodia
Che singhiozza lontana
e piange la tristezza

Il mio corpo andrà alla tomba

Miele di stelle fatto di sorgenti
Buone e pacifiche, serene e soavi
Miele, parola di d-o, aldilà dell’infinito
Miele fatto parola
Regina suprema
Della mia vita.

Il mio corpo andrà alla tomba

Ascolto gli accenti dell’aria
E vedo la tristezza
Fuggire sopra le stelle
Che riempiono il Giordano
Di sottile cenere verde.

Il mio corpo andrà alla tomba

Thursday, March 17, 2005

spostati, stai oscurando il sole

La tua ombra priva
Le rane e i sassi
Delle stelle.
La tua ombra
Invia riflessi
Di buio
Alla luce nascente.
La tua ombra
Ci priva
Della nostra fantasia,
Ci priva della luce.
La tua ombra ferisce l'aria
Mentre il mattino, vedendoti,
Si veste di ghiaccio e di gelo.
I tuoi occhi immobili
Non sopportano i sogni
Nel petto degli uomini.
Che d-o ti salvi, amico.
Per te lo invocheremo
Affinchè la tua ombra
Non oscuri mai più il cielo.
E noi porremo ai tuoi fianchi
Piccoli sacchi di plastica
Per tenerti a galla
Sul mare salato.

Ragazze che spargono lussuria vergine

L’altra sera al tramonto
Sono andata ad esplorare
Le carezze del cielo
Solitario.
Il mio cuore di seta
Si è riempito di luci
Di gigli e di miele.
I pini e gli abeti,
Chini sull’acqua,
Cantavano canti lontani
Seminando il seme terribile
E osceno
Del mio amore innocente.
L’altra sera al tramonto
Le ho viste volare
E ora scrivo la loro elegia.
Che misteriosi pensieri
Commuovono le cicogne!
Che ritmo di tristezza
Sognante agita le loro ali!
Le cicogne non sentono
Il terrore dell’ombra
Le ho sentite parlare
Il loro era un fluire
Pieno di musica.
D-o strappami dalla terra
D-o dammi orecchie capaci
Di ascoltare il loro canto.
Guardando il cielo pensavo:
Loro vanno
Ed io non ho cammino
Il mio dolore
Trascendentale,
Esistenziale
(Weltschmertz diceva mia madre)
Non è’ lo stesso loro dolore.
Loro cantano altissime
Melodie azzurre
Ed io ho saputo solo
Svelare loro
I miei segreti di malinconia,
Nella dolcezza tenue del tramonto.
Dolce era il loro linguaggio
Al mio cuore ferito
Dai loro sguardi.
Ho visto la speranza
Aprire gli occhi
Ed ho imparato da loro
Ad affrontare la morte,
Senza terrore, senza paura
Imparando a bere, felice,
La loro pioggia di silenzio
La loro profonda leggenda.

Wednesday, March 16, 2005

Sono Ronit, figlia di ebrei

“Sono Ronit
Figlia di ebrei
E quando sono nata
Sul mio petto brillava
Una bella rosa.
Mia madre ha aperto
Per me
Porte di allegria
E il fiume ai miei piedi
Scorreva grave
E profondo”.
“Non piangere”, disse il cavaliere,
“ perchè noi qui
Tesseremo per te
Ghirlande di malinconia “.
La fece sedere sull’erba
E le mise sul seno
Una fiore di fuoco rosso.
“E lui ti diede un bacio?”
Le chiesi curiosa
E lei mi rispose
“Mi diede mille baci”.
Poi aggiunse:
“Ora io muoio, amica
Io sto spirando”.
Ed io per calmarla
Le narrai la mia storia
Quando sul pino verde
Io vidi tante cicogne.
“Se le incontri” le dissi
“Nel mezzo del cammino
Di’ loro di stare attente
All’uomo molto cattivo.
Lascia che il cavaliere
Trascini l’ombra
Del tuo abito a fiori
E se ti chiede chi sei
Rispondi
Sono Ronit
Figlia di ebrei”

Tuesday, March 15, 2005

Amo il deserto azzurro

Le rose sono fuggite
Ma i cammelli pietosi
Raccolgono a ritmo di danza
La mia infanzia perduta.
Lascerò crescere
I miei capelli
Lascerò crescere
Due gambe di marmo
Rannicchiate fra le piante
Nascoste in un campo di fiori.
Gambe lunghe e capelli strani
Di un’anima sparsa nel vuoto
Rabbrividita e confusa
Sotto il rigido cielo
Della mia terra riavuta.
Io bevo acqua alle fonti
Amo il deserto azzurro
Grondante di storia antica
E bacio con passione
Cavalieri curvi sull’acqua
Fingendo di non vedere
Il nero venditore di morte
Che ingoia coi pugni chiusi
Pezzi di cuore ebreo.

Monday, March 14, 2005

Lui ora mi guarda da lontananze infinite

Uno stormo di gridi
Si agita nell’aria
È la città che piange.
Fatela tacere!
Voglio sentire il silenzio
Dove scivolano i fiori
Fatela tacere!
Non fate piangere i sogni
Lasciate che l’amore canti
Con un sapore di mare,
Con un profumo di cedro
Lasciatemi salire
Agli ultimi piani
Dove la notte è intima
Dove rimbomba il cielo
In cerca dell’aurora.
Lui ora mi guarda
Da lontananze infinite
E finge una collera dolce
Una collera amica
Vieni, mi dice,
Ti voglio regalare
Il bambino più bello.
La notte tesa risplende
Sui vetri colorati
Angeli con grandi ali
Mi cullano a ritmo uguale
Facendo invidia alla luna
Facendo invidia al fiume
Facendo invidia al mare.

Sunday, March 13, 2005

Non sapevo che dire

Non sapevo che dire
Quando mi hai lasciato
Senza una parola
Il tempo si è fermato
La gioia è scomparsa
dall’universo.
Mi hai lasciato
Il tuo grido
La tua voce di miele
Il delirio
Ma non hai raggiunto il bacio
E sulla mia pelle
Non ho sentito
Il tocco della tua mano.
Non mi hai dato il tuo volto
Con tutti i suoi segreti
E mi hai incatenato
Solo con l’energia
del tuo linguaggio,
In un uragano di spuma
Mentre tu precipitavi
Con un grido
Dentro di me.
Ora so tutto della vita
Ma non so che dire
Perchè mi hai lasciato
Senza dirmi
Una sola parola

Saturday, March 12, 2005

Tutto attorno fischiava la guerra

Alla mia nascita
La prima cosa che vidi
Fu il nudo di mia madre,
Pieno di selvaggia bellezza
Umida e calda
Su cui appoggiai
Le mia infanzia.
Sullo sfondo
La barba morbida
E sicura di mio padre

Tutto attorno fischiava la guerra.

Fu cosi che iniziai la vita
E mentre respiravo
di estate in estate
Mi sembrava di salire
Su colline
Verniciate di blu
Di rosso e di giallo
E la gioia mi scoppiava
Nel petto.

Tutto attorno fischiava la guerra.

Poi esplorai ignara
L’adolescenza
Fatta di fremiti
E di desideri
Di Dostojevsky
Nascosti sotto il cuscino
Esposta al profumo
Indicibile
Di un amore sognato,
Intriso di valli e di mare
Bagnato di teneri baci.

Tutto attorno fischiava la guerra.

Più tardi, mentre correvo
Curiosa verso la vita
Ho amato l’odore della luce
Sognando ogni notte
Bianchi cavalieri
Nei loro mantelli dorati

Tutto attorno fischiava la guerra.

Poi giunsero le angosce
E gli arcieri sudati
Figli del male assoluto
Che sparavano
Nascosti nell’ombra.
E mi trascinarono
Giù nel profondo infuriato
Degli artigli acuminati
Della miseria dell’uomo.

Tutto attorno fischiava la guerra.

Ora desidero correre
Verso primavere segrete
Figlie del vento
Piene di mare
Che conoscono ogni
Sfumatura
Dei miei sospiri d’amore.

Tutto attorno fischia la guerra.

La ragazza e il cavaliere bianco

Un improvviso silenzio
Un silenzio acuto
Fatto di cristalli spezzati.
Sotto il suo abito a fiori
Freme il suo corpo pieno
di ruscelli di vita
Dalle sue cosce di marmo
S’innalza un inno
Poi di nuovo il silenzio
Che scopre il suo nudo bianco.
A cavallo della sua vespa
Arriva il cavaliere
E’ un cavaliere grigio
Con una lunga barba
Che le rammenta suo padre.
Il cavaliere stanco
copre il pudore impaurito
della ragazza
E lei vedendolo
Sente nell’aria sospeso
Il suono di mille cembali.
Un brivido si snoda veloce
Su in alto
Dalle sue gambe bruciate
Il cavaliere la guarda
E la percorre tutta
Con teneri polpastrelli
Mentre lei appoggia, sicura,
I baci sulla sua spalla

sha-lom shalom

Giunge una vergine
Con la gola tagliata.
Giungono gli incappucciati.
Giunge la notte scura.
Giungono i fiori dell’odio.
Qualcuno è morto oggi
Nell’ascensore,
imbevuto di miele e di sperma
per far nascere la luce,
che fugge impaurita
e corrosa dal pianto.
Il giorno cade dai tetti
Per affondare nella terra.
Non so se mi capisci, amore mio,
Non so se ricordi
Ma oggi ho visto qualcosa
Forse erano lacrime
Che il tempo
Intrecciava paziente.
Non so se ricordi
Quando col volto coperto
Uscirono dall’ombra
Per divorare
Le ragazze buone
Venivano dalle strade di Ramallah
Dai vicoli di Gaza
Per uccidere bambini
E far scorrere il loro sangue
Ingenuo e stupito,
Il sangue di Israele.
Ho visto, ( te l’ho già raccontato,
perdonami, mio docile amore),
Ho visto una ragazza morta
Che l’angelo di Zaka stringeva
Fra le sue forti braccia.
E dal suo corpo usciva
Una spada con milioni di occhi
Che cercavano di scoperchiare
La lurida tana del loro cuore .
Il sangue scorre per le strade
Venite a vederlo, venite!
E’ sangue rosso
Dove sguazza
La pace,
Una pace fatta di sole due sillabe
Che scendono come rugiada
Sui cuori degli uomini
Sha-lom sha-lom

Thursday, March 10, 2005

Un delizioso miele
Si annida nella mia terra
Nella terra di Israele
Con le sue sabbie,
Il volto dei deserti,
Il profumo delle colline,
Il tepore delle valli,
Il vento vivo,
L'umidità ai margini
Del Giordano che scende
Dove si annida il nostro destino.
E ora voglio sentirmi giardino,
Voglio sentirmi rondine,
Ruotare con le stelle,
Nascere, vivere
E morire nel tuo seno profondo.
La mia bocca trema
Nel chiamarti per nome
Troppo lunga è stata l'attesa.
Ora la notte scende lenta,
Scivola sulle tue sponde
Come sta facendo
Da quando esiste il mondo.
Il cuore si sparpaglia al vento
La voce si fa schiva
Nel chiamarti Eretz,
Nel chiamarti Israele
Ti porto nel mio sangue
Dolce terra dei gigli,
Dei cardi e delle viole.
Lascia che io respir
iIl succo vivo del tuo crepuscolo.
Ora la notte scende
Lenta
E scivola
Verso il cimitero
Mi sembra di sentire
La voce di mio padre
Che mi sgrida e dice:
Ascolta la ventata di primavera
Non voltarti indietro.

A Mariano

Avrai già trovato la mia risposta
Avrai già morso con furia le labbra
Insultando la mia memoria,
Chiamandomi con brutti nomi.
Avrai già bevuto da solo
Il caffè del mattino
Maledendomi ad alta voce.
Come è grande la notte
E come è solo l'uomo.
Quanto minacciosi mi sembrano
I suoni delle tue parole!
Che ritmo di lugubre tromba
Ha la parola "tu per me non esisti".
Cerca di perdonarmi
Se in un momento di rabbia
Ho tirato fuori
Il coltello
Che avevo nascosto
Per timore che ti mi odiassi.
Ora all'improvviso
Rileggendo le tue parole
Ho capito che il tuo scritto
Era fatto di impenetrabili
Messaggi di simpatia.
Ho sentito il rumore
Di inutili parole
Stranamente vuote e perdute
Sorda al tuo vero messaggio.
Perdonami se ti ho ferito
E lascia che la mia rondine
Voli davanti ai tuoi occhi.
Ora finalmente ho capito
Che le tue parole
Erano fatte solo
Di impenetrabili
Sostanze di simpatia


Sigal

Wednesday, March 09, 2005

Eros e Thanathos

Oggi sei muto, Eros
Pensieroso, pallido
E nell’anima mia
Improvvisi si svegliano
Grandi incubi notturni.
Mi sembri avvolto
In un cerchio magnetico
Ermeticamente chiuso.
Non frenare, ti prego
L’assalto
Delle tue spade
Deliranti
E come il vento del mare
Cerca l’errante gabbiana.
Oggi, sei silenzioso, Eros
Come se tu fossi morto.
Eppure basta
Un sorriso
Basta una parola
Basta una parola
Con la tua voce lieve
La tua voce rapida
Frenetica
Ubriaca di intricate
Spire sessuali
Per sentirti affondare
Nell’abisso del mio ventre.
Basta una parola
Che sale
Lentamente
Su dalle estremità del corpo
Pregna di materiale
Sostanziale
Assetato
Per riportarmi in vita.
Non lasciare che Thanathos
Invada di nuovo il mio mondo

Tuesday, March 08, 2005

trema il negozio di fronte

Un fremito di violino teso
Un grido nell’aria
L’ombra di un cipresso
Si spezza.
Trema il negozio di fronte
Trema la luce del lampione.
E’ sera e l’aria e’ aspra
Non feci in tempo a gridare
Sulle corde del vento
Fra il rosso di fuoco
E il fumo nero
Mentre finestrelle di cristallo
Vedendoti così bella
Nel tuo vestito a fiori
Si sono aperte
Come un immenso giglio
Tu, un po’ stupita
Inizi a danzare con le stelle
Battendo il ritmo con la testa
E con le tue mani bianche
Mentre cavalieri dormenti
Ti portano nel labirinto
Incoronati dei fiori
Di perdizione dell’uomo.
Povera ragazza ebrea
Il tuo funerale
Si svolse senza di me
Un funerale fatto
Di gente triste
Che ti seguiva piangendo
Per i sentieri,
Per metterti a dormire
Sotto la terra secca.
Il mio cuore impazzito ora
Compone note di argento puro
Per ricordarti, dolce ragazza ebrea.
Per ricordare al mondo cattivo
Che tu venisti in questo mondo
Con le gambe e te ne andasti senza.
Vorrei vederti
Sotto il mandorlo in fiore
Ascoltare con te
I meravigliosi zampilli
Dell’acqua chiara
Ora la mia melodia
Dorme con tanti echi
Che trovano quiete solo
Dietro il tuo sorriso.

Sunday, March 06, 2005

Come sei brutta, ramarra

Il vuoto che ti circonda
Può essere comparato
Alle parole trite
Con cui ossequi Satana
E' inutile che fingi
Di meditare
Brutta ramarra trista
Con quel tuo collo
Di scribacchina marcia
Quegli occhi un po' appassiti
Di scrittrice frustrata,
Di femmina senza frutti.
Come sei brutta, signora ramarra
Piena di ombre cave
Sembri un fantasma indeciso
Che rompe l'orizzonte
Sotto un cielo moribondo.
Sei solo una ramarra
Immersa fino al collo
Nella grande zuppa
Del comunismo tristo
Tu ridi della morte
Malinconica degli altri
Offendi la memoria
Degli eroi italiani
Inneggi agli assassini
Inzuppati di sangue
E li ringrazi.
Abbiamo visto in TV
Le tue lacrime saline
Scendere dalle tue gote
Per chiedere pietà
Ramarra appiccicosa
Non troverai riposo
E crepiterai all'infinito.

un ascensore lento, foderato di miele

Io, sola, col mio amore sconosciuto
Senza pianti mi elevo ogni giorno
Verso il tetto impossibile dei cieli
Su un ascensore lento, foderato di miele
Un miele fratello del latte
Che si fa canto
Che si fa illusione romantica
Abelardo ed Eloisa
Che è restato dell'epopea del vostro grande amore?
Tristano e Isotta
Cosa ci resta della materialità
Del vostro amore infinito?
Romeo e Giulietta
Cosa è restato di voi
Quando la speranza si è spenta?
E se si spegne la speranza
Quale luce resta
Ad illuminare il mondo?
Se l'amore ci inganna
Se la notte ci affonda
Se il bene non esiste
E il male ci respira sul collo
Chi illuminerà
Le strade della nostra vita?
Se il cielo balbetta
E l'aria si fa muta
Come potrò narrarti
Il segreto della mia primavera?

Saturday, March 05, 2005

ben tornata, Sgrena

Vidi arrivare le galline
Erano galline che belavano
Con piccoli dentini
E tanti sorrisi buonisti.
Galline col cuore
A forma di scarpa
Galline che divorano
Erbe già masticate
Galline che si appoggiano
Sugli sporchi maiali
E cercano di essereprima guardate
Per poi riaffondare
Tranquillamente
Nella loro millenaria merda.
Hanno attorno alla testa
Un alone di male metafisico
E il loro corpo
Raccoglie il sangue
Di vittime immaginate
Sono creature che
Coprono
Assaltano
Cantano
Gridano
Spaventano
Gemono
Come vacche ferite
Fanno cortei
E sfilano
Alzando le dita
A forma di V
Insetti
Crepitanti
Tremanti
Ammucchiati nelle piazze
Ansiosi di vedere
Tante città in macerie

Friday, March 04, 2005

a Marina, al corvo, al cammello e soprattutto alla rondine

Come è grande
E come è minuscolo
Questo nostro bellissimo mondo.
Mi piace vederlo ogni giorno
Così armonico
Nella sua intelligenza
E’ il mondo,
Che mi raggiunge, Marina
E a poco serve nascondermi
Come un piccolo guscio
Che l’oceano ha scartato.
E’ il mondo che mi cerca
Bagnato di cielo e di mare
Bagnato di tenero amore.
E’ vero che a volte mi stanco
Di vederlo e guardo
Il buio, mordendolo.
No, Marina,
Non non è un ritorno alla bibbia
E solo il cielo
Un cielo che impallidisce
Di fronte a tanta bellezza,
Un cerchio perfetto che respira,
Un inizio senza mai fine,
Un mondo in cui
Le stelle cinguettano
E i cammelli volano.
Un mondo in cui
Gli angeli sono spremuti
Dal succo dalle rose,
Un mondo di luce
E di urla di gioia.
Un mondo in cui
L'acqua si alza
E la luce la prende per mano.
Un mondo in cui
Non e' difficile
Essere rondine,
Essere ape
O una fragile libellula.
Come e' grande
E come e' minuscolo
Questo nostro bellissimo mondo.

ascolto la luce

Voglio sentire lento
Il suono dell’orologio
Che definisce
Matematicamente
Il mattino al mio risveglio.
Non voglio turbare il tempo
Con parole
E lo ascolto.
Ascolto il romanzo
Dell’acqua del Giordano
Degli alberi che cantano
Delle pianure serene
E delle valli in fiore.
Ascolto la luce
Fatta di tanti amori
Che toccano la fronte
Con lenti baci bianchi.
Ascolto il giglio
Pieno di cielo
Di acqua e di fonti
Ascolto la vita
In attesa di assistere
Alla resurrezione
Delle timide viole
Dei corvi amici
E delle rondini bagnate
Di pudico amore

Tuesday, March 01, 2005

Nessuno ti conosce

Nessuno ti conosce
Io si, ti conosco
E ti canto.
Canto la tua grazia
La tua forza tenera
La tua armoniosa intelligenza
Che ci profumava l’aria.
Tarderà molto a nascere
Una figlia della Giudea
Così piena di fremiti
Così ricca di brezza allegra
Dove sei ora?
Dove nascondi la tua coraggiosa felicita',
La tua bocca sfacciata di fragola,
Il tuo appetito di vita?
Nessuno ti conosce
Io si ti conosco
E ti canto
Nessuno ti conosce
Non ti conosce il corvo
Non ti conosce la rondine
E neppure il cammello geloso
Nè la tenera gazzella.
Non ti conosce la violetta
E neppure il cardo e il giglio.
Ti sei persa nell’arena
Quella sera maledetta
Avvolta in un fumo grigio
E gelato
Ha portato via il tuo corpo
Senza voler più ascoltare
Il fruscio del vento
Negli aranceti
Ora la pioggia entra
Nella tua bocca di giglio
E il vento infuria rabbioso
sul tuo seno
Di piccola donna
E l’amore imbevuto di liquido
Non riscalda più il tuo ventre.
La pietra è la tua spalla
ed il cristallo ora ricopre
Il tuo corpo di cicogna
Mi hai lasciato disorientata
dandomi in dono solo
Il suono di voci lontane
Quando mi raccontavi
Le tue avventure d’amore.
Piccola donna giudea,
Dai fianchi stretti,
Dal piccolo seno bianco
Non hai visto come
Piangevo
quando sei caduta per terra?
Io vorrei tanto vederti
Sei passata troppo in fretta
E ora il mio ricordo di
Te svanisce
Come se tu fossi morta
D-o mio! D-o mio!
Dille che venga!
Dille che venga!