Friday, September 30, 2005

io non potrei vivere senza ricordarti

In questa lunga ,
Desolata estate
Il sole gronda fuoco
Ed io ad ogni istante
Sento la tua presenza.
E’ una presenza obliqua,
Strana e misteriosa,
Come se tu volessi
Impormi l’obbligo del ricordo.
Oh, Ronit , io non potrei vivere
Senza ricordarti.
Porto il tuo sorriso nel sangue
Ma non riesco a scordare
Quella sera strana
Quando ti sei ritirata
Umiliata e piangente
Nella terra riarsa,
Dove rimani in ozio
Nella tua tomba eterna.
A volte qui ritorni
Brusca
Nella notte
Come se tu volessi
Impormi l’obbligo del ricordo.
E mi riempi l’anima
Di lamenti notturni
Ricordo tutto di quella sera strana
Le finestre spaventate,
Pianoforti in delirio
I manichini sparsi,
Senza gambe e senza braccia,
E le scale gementi
E fu in quel momento
Che annegò il mio mondo.
Oh Ronit io non potrei vivere
Senza ricordarti .
In questa lunga, desolata estate
Sei arrivata spesso
Con i tuoi sandali biblici
Gridando tutta la notte,
Senza pudore.
E solo nel mattino
Sotto il sole cocente
Pian piano ti spegnevi.
Ricordo tutto di quella sera strana
Grida che silenziose uscivano
Da bocche spalancate
Canti spezzati in gola
Poi sei precipitata
Nella tua solitudine.
Ricordo tutto di quella sera strana
Le spade micidiali
Miriadi di esseri odiosi
Che t’hanno spezzato il collo,
Ciechi dispensatori del male
Che gustano la morte
Come un piatto prelibato.
L’aria quella sera
Sembrava attraversata
Da mille gabbiane di fuoco
Che si posavano altere
Nei tuoi capelli biondi
Oh Ronit io non potrei vivere
Senza ricordarti .

Thursday, September 29, 2005

Biglietto di andata e ritorno

Ho voluto tornare ed ho visto
L’aria del mare
Soffiare lenta,
Avvolta nel mistero.
Sembrava un mare nuovo
E più vero,
Ma era il mio stesso mare,
Antico,
Affogato nella sua sabbia bianca.
Ho voluto tornare ai miei fiori,
Al sangue che geme cantando
La muta canzone
Di mille cavalieri morti.
Ho voluto tornare
Alle mie arpe vive
Ai coralli nelle tenebre,
Ai violini senza corde
Ai pianoforti muti,
Al mio Giordano che avvolge
In interminabili spire sessuali
Le sponde del Mare del Sale,
Per poi cadere svenuto
Sulle ali ferite delle gabbiane.
Ho voluto tornare
Ed ho visto
Che qui è successo
Quel che succede sempre:
Sono morti quindici agnelli
E quindici gattine rosse
Sono state giustiziate.
Ho voluto tornare
Agli animali e ai torrenti
Ai miei compagni morti
In quella notte lontana,
Folle di gelsi
E di caldi rumori.
E ti canto Israele
Perchè ti sento fino al midollo
E non vorrei traslocare
Neppure sulle stelle.
Dentro di te non mi importa
Morire
Come non mi ha importato
Nascere.
Ascolto la natura
Sgranando gli occhi.
Ho voluto tornare,
Israele,
Curva dei miei sospiri,
In una carrozza di latte e di miele
Mentre le palme attorno
E gli olivi
Son diventati cicogne
E hanno iniziato a volare

Saturday, September 10, 2005

non voglio vederla cadere

La luna appare lenta
E la sua luce azzurra
Avvolge la mia terra,
La terra che d-o mi ha dato
L’unica terra che ho.
Ventiquattromila violini
Già rompono il silenzio.
Trecentosedici ragazze
Aprono il loro manto
Come gabbiane bianche.
Poi s’ode un grido,
Un altro grido ancora.
Correte, gabbiane, correte
Correte sulla spiaggia muta,
Correte sul Giordano
Correte sul mare verde.
Non lasciate passare la luna.
La luna ha tanti coltelli
E ventiquattromila fucili
Io non la voglio vedere
Non voglio vederla salire
Su per gli archi e per i muri
Su per le scale bianche.
Non voglio vederla cadere
Frustata dall’arido vento
Non voglio vederla inciampare
Sferzata dal chamsin

Friday, September 09, 2005

Chi porterà pace nel mondo?

Da dove arriverà il messia?
Chi dice arriverà dal mare
Chi dice arriverà dai monti.
Seicentotredici cavalieri
Vanno invocando il messia
E le loro ombre si allungano
Proiettandosi verso il cielo.
Ma la luna piangendo dice
Tarderà a venire.
Tarderà a venire.
Seicentotredici cavalieri
Stanno cercando il messia
Dalle loro bocche rotonde
Escono bianchi singhiozzi,
Ma la luna piangendo dice
Tarderà a venire
Tarderà a venire.
Seicentotredici cavalieri
Stanno cercando il messia
Sperano in un mondo migliore
Senza più guerre
Ma la luna piangendo dice
Tarderà a venire
Tarderà a venire.
Seicentotredici cavalieri
Aspettano che l’unto di d-o
Spazzi via per sempre dal mondo
Il disordine e la follia.
Ma la luna piangendo dice
Tarderà a venire.
Tarderà a venire.

Wednesday, September 07, 2005

Io veglierò sulle rose

Sul mio balcone fiorito
Vidi due gabbiane ferite
Posarsi sulle mie rose,
Vidi petali incendiati
Cadere come svenuti
Dopo un bacio d’amore.
Le due gabbiane impudenti
Volevano rubare il profumo
Ai miei fiori rotondi.
Sul mio balcone fiorito
Vidi due gabbiane ferite
Una vestita di azzurro
L’altra di color arancione
Ah come sono belle
Le due gabbiane impudenti!
Sembrano due cherubini
Carichi di luce ed ombra
Una si chiama Amarezza
La seconda si chiama Pena.
Dalle due ali ferite
Scendono ininterrotti
Sottili fili di sangue
E non c’è nessuno,
Nessuno nel mondo
Che porti cotone e bende.
Dove vanno le due gabbiane
A quest’ora della notte?
Quali cavalieri le attendono?
Quali mani ruberanno i profumi
Alle rose del mio balcone?

Thursday, September 01, 2005

E angeli neri volavano

Un cavaliere grigio
Montato sulla sua vespa
S’avvicina chiudendo gli occhi
E spalanca con mano verde
Sette piaghe d’amore.
E mentre lui la guarda
Il cuore trattiene il respiro
Gonfio di lingue azzurre,
Denso di desiderio.
“Com’è strano il tuo nome!
Sigal è un colore triste,
Un singhiozzo senza dolore,
Ma sotto il cielo di agosto
Fa nascere le viole”,
Sussurra il cavaliere.
Il cavaliere corre,
Corre,
Corre
Ha fretta di portarla
Nella sua casa bianca
Per offrirle
Un bicchiere di latte
E tanto dolce miele.
E mentre lei racconta,
La sua avventura strana,
Il sangue scorre lento,
Lento e denso sul selciato,
E geme una muta canzone.
“Sono morte quattro gabbiane
E cinque rondini azzurre
E angeli neri volavano
Con grandi cuori di marmo.
Guardate la ferita che scorre
Dalle ali fino al petto.
Sono morte quattro gabbiane
E cinque rondini azzurre”.

La notte fa piangere i sogni

Sulla spalliera del letto
Un angelo immenso mi guarda
E con bocca piena d’amore
Cerca la mia fronte bianca
Per depositarvi un bacio,
Per spegnere i singhiozzi.
E d-o che ci sta osservando
Raccoglie sotto il mantello
Le spirali di pianto
La nostra illusione di baci
Regalandoci in cambio
Rumori di luce e aurore
Fonti di desiderio.