Saturday, October 29, 2005

e noi ci arrendiamo alla vita

La nebbia sta salendo dall’acqua
E ingrandisce il paesaggio.
I gelsi già svegli,
Muovono languidi i rami
Riempendo l’atmosfera d’incenso.
Le tre ragazze
La bionda, la rossa e la bruna
Sembrano voler dirci qualcosa.
A Tel Aviv è già alba
E il loro sorriso sgomento
Si spegne lento
Nel tunnel assurdo
Di Hamman e Ahmadinejad
Di Saddam e di Hitler.
Quest’elegia
Questo giardino
Il mio giardino
Il mio mare
La mia bianca gabbiana
E noi tre
La bionda, la rossa e la bruna
Come piccoli
Direttori d’orchestra
Alterniamo le battute
Con calma
Con rassegnazione malinconica.
Questa vita
Questo dramma
Si apre il cammino
Con indomabile forza
Con chiarezza
Senza titubanze
E noi ci arrendiamo alla vita
Alla forza immediata e semplice
Dell’evidenza.
Nulla di più normale,
Di più esemplare,
Di più sano
Che questo nostro modo di essere
Questo nostro accettare
La seduzione irresistibile
Che ci riconcilia alla morte,
Alla distruzione
Di Hamman e Ahmadinejad
Di Saddam e di Hitler
La nebbia sta salendo dall’acqua
E ingrandisce il paesaggio
I gelsi già svegli
Muovono languidi i rami
Riempendo l’atmosfera d’incenso
Le tre ragazze
La bionda, la rossa e la bruna
Sembrano voler dirci qualcosa

Tuesday, October 25, 2005

Ebbra di miele

Oggi sono ebbra di miele
Piena di tanti echi
Che cospirano vacillando
Sotto il mio abito a fiori
Scambiandosi
Lunghi interminabili baci.
Oggi mi sento viva,
Paradossalmente allegra
Non attendo la morte,
Parte pura degli abissi,
Non attendo la pace
In un deserto di sangue,
Ma guardo estasiata
Il sole
L’acqua e le viole
La vastità dei gelsi
L’ubriachezza del cielo.
E ascolto
Con delirante speranza
La voce misteriosa della terra.
Corro scalza sulla riva del mare
E guardo con passione il vento,
Le mie erranti gabbiane
Sottili
Assenti
E silenziose.
Oggi sono ebbra di miele
Paradossalmente viva,
Non attendo la morte,
Parte pura degli abissi,
Non attendo la pace
In un deserto di sangue.

La mia terra si veste da guerriera

La mia terra solitaria
Si veste da guerriera
E con fucile in mano
Marcia orgogliosa
Per realizzare un sogno
E nella lunga attesa
Legge
Canzoni di lutto,
Lamenti per i morti.
A passo lento
Estrae dagli abissi del mare
Raggi di pace
Irresistibile,
D’indomita purezza.
A ranghi serrati
I generali,
Con mani implacabili
Emettono voci di comando
Ma ecco che per vie segrete
Fra l’odore del cielo
E il volo delle gabbiane
Arriva la pace
Con un paniere pieno
Di melograni,
Di mille primavere.
La mia terra solitaria
Si veste da guerriera
E con fucile in mano
Marcia orgogliosa
Per realizzare un sogno
E nella lunga attesa
Legge
Canzoni di lutto
Lamenti per i morti.

Sunday, October 23, 2005

Sotto le luci verdi di Zola Predosa

Il 4 gennaio
Sua madre
Impeccabile
E profonda,
Ti inviò
Un telegramma
Azzurro.
E nel saperla uccisa
Ruscelli di sudore
Coprirono la tua schiena,
Mentre sugli archi
E sui ponti
Di Zola Predosa
Risuonarono urla
Di duro accento maschile.
Non volevi accettare
Non volevi vedere
Il sangue lento e tranquillo
Di un piccolo fiore reciso.
Sotto le luci verdi
Di Zola Predosa
Seicentotredici gridi
Risuonarono cupi
E ruppero il silenzio
Spezzando in piccoli pezzi
Le figure opache,
Bibbliche
E mitologiche
Dipinte nel seicento
Da Colonna e Mitelli

Monday, October 17, 2005

E' arrivata la pioggia, yoreh si chiama

I miei occhi si sono aperti
Oggi 14 di tishrei
Al rumore della pioggia
Intrisa di limone.
La città sembra come cambiata
Io la guardo
Inquietamente
Dalla finestra
Poi indosso i miei sandali bibblici
Per sprofondare nella sabbia del mare.
Come è bella la pioggia
Quando sei viva
Quando la chiami per nome.
Quando gli alberi di eucalipto
Non spargono lacrime tempestose.
Ma quando sopraggiunge la morte
La pioggia ti inonda il viso.
Quando al tremor della sera
Ella ti appare
Con il suo volto acceso
Trascina fra le braccia
Ragazze bionde, rosse e brune
Che lanciano nell’aria
Fiori d’arancio
In un sussurro di gambe spezzate,
Di colli recisi.
Sembrano animali nuovi
Nati dal diluvio
Biondi, rossi e bruni
Avvolti in un sudario
Ricamato dalla solitudine
Immensa
Dell’uomo
I miei occhi si sono aperti
Oggi 14 di tishrei
Al rumore della pioggia
Intrisa di limone.

Saturday, October 15, 2005

Il mio Giordano antico

Il mio Giordano antico
Sommerso nella penombra
Corre lento
E con mano trasparente
Trasforma
I gigli del Sharon
In tulipani rosa.
Il mio Giordano antico
Ha avuto come un fremito
Quella sera fatale
E le gabbiane sul mare
Hanno tracciato tremanti
Spirali di sospiri,
Agitando nel buio
Le loro grandi ali.
Il mio Giordano scende
lento
Verso il Mare del Sale
Incatenato ai ritmi
Di danza ellittica e circolare
Di mille ragazze cieche
Frementi sotto le gonne.
Il mio Giordano antico
Sommerso nella penombra
Corre lento
E con mano trasparente
Trasforma
I gigli del Sharon
In tulipani rosa.

Wednesday, October 12, 2005

Nel cuore della notte mi assilla una domanda

Io cerco la mia patria infelice
la mia terra che brucia
E mi chiama per nome
Invitandomi a soffrire.
Non mi vergogno di amarla
La mia piccola patria sottile
Fatta di pietre
Di litorali e di sabbia,
Di stagioni,
Di pianto e di fiori.
Cancella la minaccia, oh mio d-o
Riportami il profumo e i fucili,
L’umidità del Giordano
E il vento.
Riportami i tuoi doni solenni
Gli alberi scuri e i miei sogni
Deliziosi come il miele.
Riportami la mia gabbiana bianca
Che mi svegliava ogni giorno
Per farmi rivedere
Il volto del deserto,
Il martirio e la pace
Che ne sarà di Israele?
Che ne sarà di Israele?
Che ne sarà della mia povera
Non voluta terra,
Delle mia patria sottile,
Fatta di pietre,
Di litorali e di sabbia,
Di stagioni,
Di pianto e di fiori
Allontana la minaccia, oh mio d-o
E sui dolci pendii
Fa sgretolare il rancore.