Tuesday, March 28, 2006

oggi andiamo alle urne

La principessa è prigioniera
Ha cinque catene alle braccia
E sta contemplando sognante
Il gruppo di cavalieri
Che custodiscono il muro.
Ora la vogliono uccidere
E la stan trascinando
Per i sentieri
E i campi di olivi.

Neppure l’erba dovrebbe
Accorgersi della sua solitudine.

La principessa è prigioniera,
Ha cinque catene alle braccia
Ora la stan portando
Sulle colline dorate
Mentre nell’aria risuonano
Accordi meravigliosi
Di monotonia rosa.

Neppure l’erba dovrebbe
Accorgersi della sua solitudine.

La principessa è prigioniera
In questa terra di latte e di miele
Coronata di nidi
Mentre il vento commenta
La melodia del suo cuore
E accoglie a braccia aperte
L’alba di un sogno di pace

Saturday, March 25, 2006

Quindici viole

Quindici viole
E quindici ali,
Quindici grani d’arena,
Quindici grilli vivi
Nella mia mano.
Quindici onde,
E quindici in ghematria
Le lettere
del tuo nome.
Quindici giunchi nell’acqua
Quindici pesci nel mare
Quindici gelsi
E quindici bianche gabbiane
E quindici in ghematria
Le lettere
del tuo nome.
Non sotterrarmi, oh mio d-o
Aspetta qualche minuto.
Io mi accontento di poco.
Lascia che prima io sfogli
Soavemente le viole
Che conti lentamente
I granelli d’arena,
Che dispieghi le ali
Sotto il mio cielo
Lascia che io senta
Per qualche minuto
Il canto del grillo
E veda le onde del mare.
Lascia ch’io veda il sole.
Non sotterrarmi, oh mio d-o
Io mi accontento di poco:
Di quindici raggi di sole
Di quindici gocce di pioggia
Non sotterrarmi, oh mio d-o
Mio è questo corpo
Mio questo sangue
Miei sono i sogni
E mie le gambe di marmo.
Lascia ch’io veda
Per qualche minuto
Il cavaliere azzurro.
Non sotterrarmi, oh mio d-o
Voglio vedere la luce,
Le nubi verdi e il vento
Le valli viola e i fiumi
I girasoli di fuoco
E il mio cavallo bianco.

Thursday, March 23, 2006

Mille ragazze danzano

Nella chiara pianura
Grandi nuvole verdi
Accarezzano il vento
E sotto il cielo terso
Scorre lentissimo il fiume.
Mille ragazze danzano
Nella città che freme
Nessuno riesce a fermarle
E gli arcieri del male
Non osano avvicinarsi.
I cavalieri azzurri
Stanno arrivando dal mare
Per portarle nell’eden
Dove tremano i canti
Dove le arpe e i cembali
Risuonano allegri nell’aria,
Dove i sogni non piangono
E i singhiozzi restano
Prigionieri in gola.
Mille ragazze danzano
E il loro cuore si apre
Come un immenso giglio.
Nella chiara pianura
Grandi nuvole verdi
Accarezzano il vento
E sotto il cielo terso
Scorre lentissimo il fiume

Il sangue cade dai monti

Il sangue cade dai monti
E gli angeli lo inseguono
Mentre la morte
Tinge
Di verde e di azzurro
Le bocche piene di luna
Delle ragazze morte.

Oh gabbianella delle mie vene
Tu ti sei persa per sempre
Quella sera
In una strada
Invasa
Da raggi di luce
Violenta,
Inseguita da mille
Scorpioni
Sporchi
Di giallo veleno.
Ti hanno rubato per sempre
La grazia dei movimenti
La tua spavalda allegria
Il tuo appetito di baci.
Oh gabbianella delle mie vene
Tu ti sei persa per sempre
Quella sera
Fra gli alberi di eucalipto
E ora la terra si sveglia
Versando fiumi di lacrime.
L’estate si avvicina
Con i ricordi
Con le pesche
Con l’uva
In un diluvio di viole
Di cannella
E di rosmarino
Ma da quando sei morta
Qui nessuno riesce a cantare

Il sangue cade dai monti
E gli angeli lo inseguono
Mentre la morte
Tinge
Di verde e di azzurro
Le bocche piene di luna
Delle ragazze morte.

Tuesday, March 07, 2006

Ho visto l'uomo e voglio cambiare pianeta

Venne un giorno dal mare
Una gabbiana bianca
Che seminava all’alba
Fresca esistenza
Sul dorso delle onde.
Cercando la vita
Volava verso i raggi
Di luce convertiti in fiori
Ma quando vide l’uomo
Volle dire addio
Ai fiori d’arancio e di mandorlo
Ai mirti ed alle viole,
Alle colline e ai fiumi.
“Ho visto l’uomo” mi disse
Bagnando le rive
Di lacrime tempestose
“E voglio cambiare pianeta”.
La gabbiana bianca,
Palpitante d’amore
Volle volare lontano
In cerca dell’eterno
Sorriso dei limoni.
Non voleva vedere
Sulle acque infuocate
Del tenero Giordano
Ragazze rosse e brune,
Fabbricate nel cielo
E ora trascinate
Sulla sabbia
Senza la vita dentro.
Una gabbiana bianca
Esasperata dal male,
Mi disse:
“Ho visto l’uomo
E voglio cambiare pianeta”.

Saturday, March 04, 2006

il sangue scorre lento

Il sangue scorre lento
Dissolvendo la vita
Nel totale silenzio
Del mondo

Siamo rimasti soli
Sotto l’attacco violento
Di scorpioni gelati
E nuvole di sangue
Graffiano
Le porte azzurre del cielo.
La primavera semina
Sulla cima dei tetti
Rumori di cicatrici,
Fremiti di cosce spezzate
Seppellite nei pozzi.
Lo scorpione trascina veleno
Sull’arena gialla
E l’acqua del Giordano
Fa germogliare brividi.
Dalle terrazze e dai muri
Feroci arcieri
Tagliano
Con grandi forbici
Le corde dell’arpa,
Spezzano i suoni acuti
Di violini e di cembali
E tentano
Con pugni chiusi
Di cancellare
L’infinita bellezza
Della vita che freme.
Rabbrividite e angosciate
Ragazze rosse e brune
Svengono per la paura
Con i bambini nel ventre
E cercano fessure
Per fuggire lontano.

Il sangue scorre lento
Dissolvendo la vita
Nel totale silenzio
Del mondo.

Thursday, March 02, 2006

Presto torneranno gli alberi

Lo scorpione è in agguato
E lo scorpione, sapete,
È’ nemico del sole
Nemico dei pianoforti,
Attente, ragazze, attente!
Lo scorpione e’ distratto
E senza impallidire
Strappa le cosce di marmo
Dalla radice del corpo.
Ogni giorno trascina la morte
Sotto le finestre di casa
Fra archi e negozi
E liberamente corre
Al bar più vicino
Per farsi servire un bicchiere
Di lacrime in cerca di luce.
Ma presto, ne sono sicura,
Presto torneranno gli alberi,
Le gabbiane sul mare
Ritroveranno la luce
E timidamente il Giordano
Scorrerà fra gli ulivi
Sotto il cielo nitido e puro.

Wednesday, March 01, 2006

Le presi il bambino

Stanotte l’ho vista.
Nel suo abito a fiori,
E sui capelli biondi
Una pallida corona
Di aculei di luce purissima.
Fra le sue braccia
Stringeva un bambino.
“Dove vai?” le chiesi sconcertata.
“In un giardino”, mi disse “un giardino”.
Il vento scuoteva i rami
Del nostro gelso antico
Come fosse una mano.
“Un giardino?” le chiesi turbata.
Non riuscivo ad afferrare il senso.
Io, lì, sola con lei.
Con espressione vuota, stordita
Sollevò al petto il bambino
Che singhiozzava
E se lo strinse contro.
Io mi asciugai le lacrime
Per scacciare il ricordo.
Al di sopra dei tetti
Un fumo chiaro, diluito dal sole
Svaniva nei cunei del cielo.
Le presi il bambino
E lo chetai sussurrando
Parole d’amore.
“Vieni” gli dissi “ti porterò io
Negli eterni giardini dell’eden”