Saturday, April 22, 2006

Il dogma della pace

Quando la mia gabbiana
Fu assassinata la gente
Mise sigilli ai balconi
Per non turbare il dogma,
Il dogma della pace
Tanto lo sanno tutti
Che le gabbiane
Hanno il collo facile
Che si presta al bisturi
E a poco vale elevare proteste.
Il capo degli ebrei
Alle sette di sera
Attraversò la strada
Per soffocare i gridi
Per spegnere i sussulti.
Fu irremovibile
“Non ci sarà risposta” disse
“Dovete rispettare
Il dogma della pace”.
L’orchestra lontana
Drammaticamente lottava
Coi violini e le arpe
E sulla costa del mare
Gli assassini elevarono
Milioni di dita
In segno di vittoria.
La mattina seguente
Trovarono sulla spiaggia
Due piume bianche macchiate
Di sangue con la scritta:
“Seppellite metà del mio corpo
Nei boschi della Galilea
E l’altra metà
Sui pendii del Gilboa”

(Oh come sei bella! Come sei bella!)

Venite, venite a vederla
La mia Gerusalemme d’oro!
(Oh come sei bella! Come sei bella!)
Venite, venite a vederla
La sua tristezza immensa!
Oh città dolorosa e materna
Le tue spalle si stanno curvando
E il tuo cuore è senza speranza.
Venite, venite a vederla
La mia Gerusalemme d’oro!
(Oh come sei bella! Come sei bella!)
Venite, venite a vederla
La sua tristezza immensa!
La nebbia sale e scende dai monti
Malinconica e vaga
Gli eucalipti sono già svegli
E gli abeti muovono
Languidamente i rami
Alzandoli verso il cielo come
Verdi braccia elevate
In una vana preghiera
Venite, venite a vederla
La mia Gerusalemme d’oro!
(Oh come sei bella! Come sei bella!)
Venite, venite a vederla
La sua tristezza immensa!
Il vento converte in arpe
Le strade e i sentieri
E la città si sveglia
Ai suoni appassionati e vaghi
Di grandi cembali azzurri.
Venite, venite a vederla
La mia Gerusalemme d’oro!
(Oh come sei bella! Come sei bella!)
Venite, venite a vederla
La sua tristezza immensa!
La sua melodia è così grave
Che le viole nei campi
Tremano nervosamente
E le gabbiane sul mare antico
Seminano cascate di lacrime
Oh nuova tristezza del mattino
Tristezza acuta!
Venite, venite a vederla
La mia Gerusalemme d’oro
(Oh come sei bella! Come sei bella!)
Venite, venite a vederla
La sua tristezza immensa!

Wednesday, April 19, 2006

Il sei gennaio

Il sei gennaio si è chiuso,
Chiuso, si è chiuso per sempre
Il giglio del Sharon
E la brezza è fuggita
Tremando di paura.
La ragazza stupita
Ha chiesto protezione
alla luna alla luna
Cercando di difendersi
Dallo sguardo del cielo.
Le finestre si sono aperte
Per chiedere al vento al vento
Per chiedere all’aria e al mare
Il perchè del suo pianto.
Il sei gennaio ha perso
Perso, ha perso per sempre
Il suo vestito a fiori
Ha perso, perso, perso
Le sue scarpe italiane
Aiutatela a ritrovarli.
Ne ha ancora bisogno
Per ritrovare equilibrio.
“Quando morirò” mi ha detto
“Voglio che tutti lo sappiano.
Manda telegrammi azzurri
In Italia, Francia e Spagna
E uno a Zola Predosa
E nel telegramma scrivi
I miei trentasei gridi
I miei trentasei sussulti “.
Il sei gennaio si è chiuso,
Chiuso, si è chiuso per sempre
Il giglio del Sharon

Sunday, April 16, 2006

La principessa del nulla

Ricordo quando impaziente
Facevi a pezzi i libri di storia
E mi invitavi a correre
Ai piedi del monte Gilboa.
Volevi vivere in prima persona
Storie di principesse
Che si bagnavano il viso
Nell’acqua del ruscello
Sotto i raggi di luna.
Io ti seguivo curiosa
Indossando i miei sandali biblici
Avevo fretta di assistere
Alla lotta accanita
Di cavalieri con spade e piumaggio
Che facevano la ronda
Sulle colline brulle,
Sfidandosi collerici
Per conquistare il tuo cuore.
Tu quando li vedevi
Ti avvolgevi di brividi azzurri
Pensavi al groviglio di baci
Pensavi alla bocca di miele
Che si sarebbe unita
Dolcemente alla tua.
Alzavi scostumata la gonna
Per mostrare le cosce frementi
Al cavaliere stupito
Tremante di desiderio.
Nella valle solitaria
Ai piedi del monte Gilboa
Vivevi la tua fiaba reale,
Oh principessa scostumata,
E scoprivi il tuo seno bianco.
Alzavi senza pudore la gonna
Per mostrare al cavaliere azzurro
Le tue cosce di marmo.
O principessa del nulla
Ora la terra tocca
Il tuo pudore stupito
Di dolce ragazza ebrea
Con teneri polpastrelli

Saturday, April 15, 2006

Fermate il pianto

La morte la guarda gelida
Nascondendo nel pugno
Una piccola lama.
E vuole testardamente
Fermare
Alla radice del collo
Il grido della ragazza.
Mentre nel giardino dell’eden
Si perpetra il delitto,
La sera si affaccia timida
Sulla strada affollata
E non osa toccarla
Per non bruciarsi il cuore.
I venti abbracciati
Dormono
Ignari
Sulla montagna
E il fiume cade svenuto
Nelle braccia del mare.
La ragazza congiunge nell’aria
Le sue piccole mani
In una vana preghiera
E chiede di riavere
Il suo mondo perduto,
Di sentire ancora una volta
Il rumore dei giunchi
Di vedere con occhi vivi
Come si aprono i fiori

Fermate il pianto, vi prego.
Ho una buona notizia:
Al suo funerale giunsero
Decine di bianche gabbiane
Che le portarono in dono
Tanti chili di ali
Per insegnarle a volare.

Thursday, April 13, 2006

un giorno vedremo brillare solo stelle e comete

Le iene aspettavano
Pazienti
La morte della gabbiana
Sognando di tenere in bocca
Pezzi rosa delle sue ali.
La gabbiana mite
Piangeva a voce alta,
Tanto alta
Da spezzare il cuore.
Le iene le urlavano
Attorno
Nomi oscuri e parole
Mentre la loro saliva
Si riempiva di fiele.
In quella impari
Lotta
La gabbiana agitava
Nel vomito
Delicatamente il petto
Chiedendo pietà alla luna
Graffiando disperata
Il seno di sua madre.
Quando le infilarono
In cuore
L’ultimo chiodo di ferro
La gabbiana li guardò
Serena
Con il suo sguardo nudo
Perchè sapeva benissimo
Che nel mondo
Non esiste iena
Che possa
trasformarla in gelo
Un giorno succederà
Che le jene vivranno sole
Sguazzeranno per trentasei volte
Nella melma buia
E giaceranno inutili
nelle caverne oscure,
Noi vedremo brillare
Solo stelle e comete
E lunghi baci d’amore
Legheranno le nostre bocche
In un intreccio di luce