Wednesday, December 31, 2008

Zeva adom

La morte
Inevitabile
Fluttua
Lentamente
In cerca di defunti,
In cerca di vittime.
La morte corre sui missili
“Zeva adom”
“Colore rosso”
Urla nell’aria
Con voce grave e profonda.
La morte medita,
Non sa chi scegliere.
Vede il soldato
Scruta il bambino
E li guarda indecisa.
La morte che conosco io
E' un mostro verde
Vestito da generale
Bocca gelatinosa,
Missili nelle scarpe
E i suoi passi hanno un suono
Sottile e uniforme.
Ma quando io la vedo
Canto,
Invoco
Chiedo
Agli angeli del cielo
Di venirmi in aiuto.
Io la conosco poco
Non ho molta esperienza
Ma sono certa che la morte
Abbia paura degli angeli.
E se volete che si allontani
Chiamate gli angeli
Come faccio io.

Monday, December 15, 2008

Che fatica mi costa

Che fatica mi costa
Portarti nel cuore
Coi tuoi ruscelli
Che baciano il vento
Quasi senza toccarlo,
Con la tua luna
Che infilza nel mare
Il suo raggio di luce
Quasi senza toccarlo
Con i tuoi baci
Che appoggi ogni notte
Sulle mie cosce frementi
Quasi senza toccarmi.
Che fatica mi costa amarti
Quando mi apri
Con mano verde
Sette ferite aperte.
Che fatica mi costa
Amarti in un mondo
Pieno di prati immensi
Dove l’amore
Non vuole morire.

Sunday, December 14, 2008

Un giorno la morte busso' alla mia porta

Un giorno la morte
Bussò alla mia porta.
Vestita di perle e smeraldi
Sembrava una fata.
“Non volare”, mi disse
“hai un’ala ferita.
Con baci ed unguenti
Io ti curerò”.
Da allora comprendo
Il lamento del vento
Capisco i misteri
Dei campi infiniti
Ma spesso ripenso
Al mio mondo di prima
Un mondo di canti
E immensa allegria
Un mondo di baci
E di cosce frementi
Un mondo di versi
Tranquilli e sereni.
La morte un giorno
Bussò alla mia porta
Per togliermi l’anima
E l’innocenza.

¡Ay que sinrazón!

Cuando las olas del mar
Empañen las nubes del viento
Yo te diré que te quiero
Que me muero por ti.
Yo ansío verte llegar
Una tarde por Tel Aviv
Con toda la luz salada
Por la nostalgia del mar
¿Vendrás? Dime ¿vendrás?
En Tel Aviv y en Roma
Pienso solo en quererte
Y me muero por ti.
¡Ay que sinrazón!
No hay minuto del día
Que estar contigo no quiera

Saturday, December 13, 2008

Come allora, Ronit, come allora

In una notte lontana
Su un monte solitario
Senza rumori nè venti
Io vidi un angelo grande
Nel campo del cimitero.
Vidi le rose fiorire
Al suono della sua voce
Vidi la luna nascondersi
Sotto la tela di un ragno gigante
E vidi l’orizzonte spezzarsi
In canti monotoni e lenti.
In una notte lontana
Su un monte solitario
Senza rumori nè venti
La principessa del nulla
Mi disse shalom sotto il marmo
Lasciandomi in dono l’odore
Di gigli, di rose e d’incenso

Oh principessa del nulla
La tomba che ti protegge
Riassume la mia tristezza.
Ed io vorrei fuggire
In un universo di alfabeti
Di figuristi italiani sui libri,
Di fotocopie e parole.
Senza più rose nè gigli nè monti
Come allora, Ronit, come allora.

Wednesday, December 03, 2008

Oggi la pioggia bacia

Oggi la pioggia bacia
Gli alberi del mio giardino
Depositando ritmi
Sui fiori e sulle foglie
Il cielo è tutto cenere
La luna fredda e remota,
Non avendomi riconosciuta,
Allontana da me il suo sguardo.
Eppure nella mia valle,
Quand’ero bimba e buona.
La guardavo negli occhi
E lei mi sorrideva.
Mio D-o onnipotente
Invece di darmi un cuore
Con tanti ruscelli e pini
Avresti dovuto darmelo
Pieno di serpenti e jene.
Non chiedo grandi cose,
Io voglio soltanto
la pietra preziosa
Di ogni giorno che passa
Dimmi oh mio d-o sei muto?
Dimmi oh mio d-o sei sordo?
Non ti giunge, oh mio d-o
L’eco del nostro dolore?
In che ti abbiamo deluso?

Monday, December 01, 2008

mia versione libera di Yerushalaim shel zahav

Aria di monti chiara e vibrante
e profumo di pini.
Mormora il vento
sotto le ombre massicce
delle campane al tramonto

Nel sonno di alberi e pietre
sei incatenata ai tuoi sogni,
o mia città solitaria,
con un muro nel cuore
che ti piega la fronte.

Gerusalemme d’oro di bronzo e di luce
sulle corde degli archi trema il mio canto.

I pozzi d’acqua son secchi,
Le piazze desertee il monte del tempio
è avvolto in un silenzio di pietra.

Nel ventre dei monti
piangono i venti
e nessuno può scendere
passando per Gerico
fino al Mare del Sale.

Gerusalemme d’oro di bronzo e di luce
sulle corde degli archi trema il mio canto.

Il grido lascia nel vento
l’ombra di un umile canto
che tesse le lodi
dell’ultimo dei tuoi poeti


Il tuo nome le labbra mi brucia
come il bacio di un serafino
e se ti dimentico, o mia città d’oro,
mi si attacchi la lingua al palato.

Gerusalemme d’oro di bronzo e di luce
sulle corde degli archi trema il mio canto.

Siamo tornati ai pozzi d’acqua
al mercato e alla piazza
e lo shofar lancia ellissi
di gridi
dal monte del tempio.

Nelle grotte scavate dal tempo
splendono soli e cristalli
e noi ora scendiamo
passando per Gerico
fino al Mare del Sale.

Gerusalemme d’oro di bronzo e di luce
sulle corde degli archi trema il mio canto.