Sunday, August 26, 2007

La ragazza e le formiche

Ho visto una ragazza
Col volto insanguinato
Seduta sul marciapiede
Che singhiozzava.
E mentre tutta la polvere
Di Eretz Israel
Riempiva l'anima sua
La ragazza contemplava
La bellezza inutile
Di piccole formiche
Che divoravano pezzi rosa
Di una gabbiana schiacciata
Dalle onde del male.
Allora d-o le pose nelle pupille
Un piccolo microscopio
Per aiutarla a capire
Che anche le formiche
Sono intense come il mare,
I rivoli di sangue
Sorprendenti come i boschi
E una gabbiana morta
E' ricca di melodie latenti,
Con centri nervosi
E tanti ramoscelli di sangue.
Che tutte le forme
Hanno una bellezza identica.
La ragazza non chiedeva pane
Ma solo la pietra preziosa
Di ogni giorno che passa.
Voleva essere padrona assoluta
Della realtà poetica
E essere esperta solo
Nei cinque sensi che aveva.
Voleva che la bellezza
Del mondo che vedeva
Si radicasse in metafore,
In pura poesia
Dipinta con acquarello.
Ho visto una ragazza
Col volto insanguinato
Seduta sul marciapiede
Che singhiozzava.
E mentre tutta la polvere
Di Eretz Israel
Riempiva l'anima sua
La ragazza contemplava
La bellezza inutile
Di piccole formiche
Che divoravano pezzi rosa
Di una gabbiana schiacciata
Dalle onde del male.

10 comments:

Anonymous said...

Bellissime le Sue poesie, sbaglio o lei ha molto amato Garcia Lorca ?

Maria said...

Cercherò di farti visita spesso. La tua poesia entra nel profondo del mio cuore e mi commuove.

Maria said...

Buon Purim, Sigal

Sympatros said...

Ho letto tutte le poesie di Sigal che si trovano in questo blog

OMAGGIO a Sigal

Cos'è il magico della poesia?Cos'è l'universalità della poesia?Qual è la logica, non-logica? Come in tutte le arti del resto, il magico della poesia sta nell'usare una lingua, che di per sè, al di sotto, ha una grammatica e una sintassi; la poesia rompe la sintassi e dice altro e il linguaggio diventa altro e altre cose dice, che non si riducono a quel che dice. E fa parlare e presta voce ad altre cose, che voci non hanno o hanno voci senza sintassi, presta lingua e voce alla natura, al dolore, all'amore in tutte le sue forme, come forza cieca dell'universo, forse senza un fine, un amore come libido ed eros di tutti gli esseri animati, animali e piante, un amore umano tenero, gioioso, triste e perduto. La poesia, anche quando canta la guerra, in fondo canta l'amore, la tragedia umana. Il poeta è profeta, perché si lascia invadere da questo Dio gli presta il suo corpo, la sua anima la sua voce, forse è un sol Dio, che cambia nome, Dio, mistero, morte, nulla, Universo che corre ordinato e caotico al suo spegnimento.
La poesia è più sfortunata rispetto alla musica, la quale può esserci senza la parola, e quindi ha un pò meno a che fare con la sintassi e con l'uso della parola e con la razionalità. I poeti, le poetesse, hanno scelto una via impervia, non si vogliono adattare alla prosa, alla banalità della vita quotidiana, non vogliono tacitare o uccidere l'eterno fanciullo, l'eterna fanciulla che è in loro, è via di sofferenza, ma anche di gioia, a volte sublime.

Sympatros said...

Le formiche

Oggi, mentre di Sigal pensavo le poesie,
di ritorno
dalla mia passeggiata, lungo il fiume,
vidi nelle mie orme
tante formiche schiacciate
dalle scarpe
ignare
nell'andata,
ma non ne fui stranamente addolorato,
come la vipera
che
prima o poi
in questa
Primavera
che si apre
mi lascerà a terra morto e stramazzato
e
non
ne
sarà
addolorata



C'est la vie!

sigal said...

bellissimo quello che scrivi. Hai ragione, la paoesia e' umana, la musica e' il verbo, la musica e'.

Sympatros said...

Poesia dedicata alla mia amante, la Primavera

Credo, comunque, che la fanciulla dai piedi scalzi danzante sulle spiagge di Tel Aviv e accarezzante le rive e i fiori del suo Giordano non sia differente dalla Primavera.


Quando sarò morto
in pace

in un orto
terreno sarò ubertoso

ai fiori
alle erbe
alle piante squamose

Strumento vogl'essere
ancora
di vita

Bella la Primavera
di me si serva

per dire
cantando

a tutti che sta arrivando

e sia più forte
l'invito

al sonno
al canto
alla vita


Ps Sigal, Aprile dolce dormire, a te piace dormire?

sigal said...

Sympatros

sono contenta di averti ritrovato. Mi piace dormire solo quando sono triste.

Sympatros said...

La poetessa, che ho spiato da vicino in queste poesie, ha sì animo di poeta, ma forse... più cuore da leonessa, feroce nella difesa delle cose che ama e che reputa sue, sue perché le ama e l'amore gliene dà diritto di possesso, secondo una logica che rompe la logica. La scelta totale è fatta ed è irreversibile, chi gli vuol toccare i suoi piccoli, il suo piccolo Israele, è nemico, anche se le si presenta col ramoscello di ulivo, anzi è proprio il ramoscello di ulivo che la fa diventare più feroce, ipocrisia e falsità vede e sente in quel suono, in quella voce, in quella parola di nome pace, non si fida.
Ma il filosofo che passa in questo giardino si ostina a vedere altro, a vedere altro e sentire altro nel suo canto, nei suoi inni alla difesa e alla battaglia, nei suoi sogni, nel bianco dei suoi gabbiani, nelle sue albe e nei suoi tramonti, un bisogno di riposo e di abbandono negato.

Insomma, anche se molto presenti le tradizionali caratteristiche femminili, di gentilezza, di sensualità e di ricerca di un eros, che aspira ad essere senza pudori, ciò che la differenzia, da quel che è collaudato e per certi versi codificato nell'immagine femminile, è proprio la " ferocia" primigenia, dettata da un amor di patria, in genere assente, nelle poesie al femminile, almeno nella forma e nella intensità, qui rappresentate.

Il filosofo era inizialmente tentato di mettere in atto la sua azione razionale e distruttrice, ma a che pro........ a che pro? Per lasciare il vuoto e le macerie, ci ha rinunciato.

Ricordati, poetessa, anche se tu dovessi sentire qualcosa di ostile o di non gradito, in quel che ho scritto, ricordati che, in fondo in fondo, è sempre un omaggio!

sigal said...

Non sento nulla di ostile nelle tue parole. Ho fiducia in te e ti ritengo una bella persona, degna del mio abbraccio amico. Lo so che ti è difficile capire questo amore per la mia patria, perchè la parola patria crea in te la spiacevole sensazione di limitazione e guerra. Ma dimentica per un attimo di essere quello che sei. Tu sei italiano e l’Italia non è sotto minaccia di estinzione. Cerca di immedesimarti in un’israeliana come me, che si vede aggredita dal giorno stesso della sua nascita, a cui viene negato il diritto ad esistere, un diritto che non viene negato neppure alle jene e agli scorpioni. Per te la patria è una parola senza senso, per me la patria sono gli amici del vicinato, sono i bambini della scuola di fronte, la mia patria sono gli eucalipti che mi profumano l’aria, la mia patria sono le valli di Yizrael, i ciliegi sul Carmelo, le farfalle notturne che mi terrorizzano la notte, gli irus che crescono solo sul monte Gilboa e i cammelli che attraversano incauti la strada che percorro in macchina per raggiungere Eilath, Questa è la patria per me, ed è una patria molto tangibile, piena di profumi della mia infanzia., di suoni della mia lingua antica e di canzoni d’amore, di un amore consumato fra una guerra e l’altra.