Wednesday, December 31, 2008

Zeva adom

La morte
Inevitabile
Fluttua
Lentamente
In cerca di defunti,
In cerca di vittime.
La morte corre sui missili
“Zeva adom”
“Colore rosso”
Urla nell’aria
Con voce grave e profonda.
La morte medita,
Non sa chi scegliere.
Vede il soldato
Scruta il bambino
E li guarda indecisa.
La morte che conosco io
E' un mostro verde
Vestito da generale
Bocca gelatinosa,
Missili nelle scarpe
E i suoi passi hanno un suono
Sottile e uniforme.
Ma quando io la vedo
Canto,
Invoco
Chiedo
Agli angeli del cielo
Di venirmi in aiuto.
Io la conosco poco
Non ho molta esperienza
Ma sono certa che la morte
Abbia paura degli angeli.
E se volete che si allontani
Chiamate gli angeli
Come faccio io.

Monday, December 15, 2008

Che fatica mi costa

Che fatica mi costa
Portarti nel cuore
Coi tuoi ruscelli
Che baciano il vento
Quasi senza toccarlo,
Con la tua luna
Che infilza nel mare
Il suo raggio di luce
Quasi senza toccarlo
Con i tuoi baci
Che appoggi ogni notte
Sulle mie cosce frementi
Quasi senza toccarmi.
Che fatica mi costa amarti
Quando mi apri
Con mano verde
Sette ferite aperte.
Che fatica mi costa
Amarti in un mondo
Pieno di prati immensi
Dove l’amore
Non vuole morire.

Sunday, December 14, 2008

Un giorno la morte busso' alla mia porta

Un giorno la morte
Bussò alla mia porta.
Vestita di perle e smeraldi
Sembrava una fata.
“Non volare”, mi disse
“hai un’ala ferita.
Con baci ed unguenti
Io ti curerò”.
Da allora comprendo
Il lamento del vento
Capisco i misteri
Dei campi infiniti
Ma spesso ripenso
Al mio mondo di prima
Un mondo di canti
E immensa allegria
Un mondo di baci
E di cosce frementi
Un mondo di versi
Tranquilli e sereni.
La morte un giorno
Bussò alla mia porta
Per togliermi l’anima
E l’innocenza.

¡Ay que sinrazón!

Cuando las olas del mar
Empañen las nubes del viento
Yo te diré que te quiero
Que me muero por ti.
Yo ansío verte llegar
Una tarde por Tel Aviv
Con toda la luz salada
Por la nostalgia del mar
¿Vendrás? Dime ¿vendrás?
En Tel Aviv y en Roma
Pienso solo en quererte
Y me muero por ti.
¡Ay que sinrazón!
No hay minuto del día
Que estar contigo no quiera

Saturday, December 13, 2008

Come allora, Ronit, come allora

In una notte lontana
Su un monte solitario
Senza rumori nè venti
Io vidi un angelo grande
Nel campo del cimitero.
Vidi le rose fiorire
Al suono della sua voce
Vidi la luna nascondersi
Sotto la tela di un ragno gigante
E vidi l’orizzonte spezzarsi
In canti monotoni e lenti.
In una notte lontana
Su un monte solitario
Senza rumori nè venti
La principessa del nulla
Mi disse shalom sotto il marmo
Lasciandomi in dono l’odore
Di gigli, di rose e d’incenso

Oh principessa del nulla
La tomba che ti protegge
Riassume la mia tristezza.
Ed io vorrei fuggire
In un universo di alfabeti
Di figuristi italiani sui libri,
Di fotocopie e parole.
Senza più rose nè gigli nè monti
Come allora, Ronit, come allora.

Wednesday, December 03, 2008

Oggi la pioggia bacia

Oggi la pioggia bacia
Gli alberi del mio giardino
Depositando ritmi
Sui fiori e sulle foglie
Il cielo è tutto cenere
La luna fredda e remota,
Non avendomi riconosciuta,
Allontana da me il suo sguardo.
Eppure nella mia valle,
Quand’ero bimba e buona.
La guardavo negli occhi
E lei mi sorrideva.
Mio D-o onnipotente
Invece di darmi un cuore
Con tanti ruscelli e pini
Avresti dovuto darmelo
Pieno di serpenti e jene.
Non chiedo grandi cose,
Io voglio soltanto
la pietra preziosa
Di ogni giorno che passa
Dimmi oh mio d-o sei muto?
Dimmi oh mio d-o sei sordo?
Non ti giunge, oh mio d-o
L’eco del nostro dolore?
In che ti abbiamo deluso?

Monday, December 01, 2008

mia versione libera di Yerushalaim shel zahav

Aria di monti chiara e vibrante
e profumo di pini.
Mormora il vento
sotto le ombre massicce
delle campane al tramonto

Nel sonno di alberi e pietre
sei incatenata ai tuoi sogni,
o mia città solitaria,
con un muro nel cuore
che ti piega la fronte.

Gerusalemme d’oro di bronzo e di luce
sulle corde degli archi trema il mio canto.

I pozzi d’acqua son secchi,
Le piazze desertee il monte del tempio
è avvolto in un silenzio di pietra.

Nel ventre dei monti
piangono i venti
e nessuno può scendere
passando per Gerico
fino al Mare del Sale.

Gerusalemme d’oro di bronzo e di luce
sulle corde degli archi trema il mio canto.

Il grido lascia nel vento
l’ombra di un umile canto
che tesse le lodi
dell’ultimo dei tuoi poeti


Il tuo nome le labbra mi brucia
come il bacio di un serafino
e se ti dimentico, o mia città d’oro,
mi si attacchi la lingua al palato.

Gerusalemme d’oro di bronzo e di luce
sulle corde degli archi trema il mio canto.

Siamo tornati ai pozzi d’acqua
al mercato e alla piazza
e lo shofar lancia ellissi
di gridi
dal monte del tempio.

Nelle grotte scavate dal tempo
splendono soli e cristalli
e noi ora scendiamo
passando per Gerico
fino al Mare del Sale.

Gerusalemme d’oro di bronzo e di luce
sulle corde degli archi trema il mio canto.

Saturday, November 08, 2008

Uomini dalla dura cervice

mio Giordano
è la fonte
Dove i miei sogni gemono,
È la mia spalla molle
Su cui appoggio il dolore
Il dolore.
Il mio Giordano
E’ un bimbo dolente
Che non si abitua
Alla morte
Alla morte
E corre verso il mare
Cogliendo semenze
E nuvole.
Cadaveri di gabbiane
E piccoli scheletri
Dondolano nella penombra.
E uomini dalla dura cervice
Insegnano canti ai monti
Il mio Giordano
È un fiume tranquillo
Dove nessuno
Piange negli angoli
E tutti cantano suoni,
Cristalli e arene
Arene
E d-o con mani pietose
Distribuisce pace
Pace
E semina amore
Amore

Tuesday, October 28, 2008

In questo lussurioso mese di tishrei

In questo lussurioso
Mese di tishrei
Il cavaliere azzurro
Cavalca
Soavemente muto
E silenzioso.
Il cavaliere azzurro passa
Tremando di passione.
Lei presentendo la morte vicina
Si apre come un fiore.
Timidi e casti sono i colori
Dell’abito che indossa
Vaghi e sensuali i suoi occhi
Grida di gioia e colori
Precipitano
E si fondono
In un accordo azzurro d’amore.
Suonano i colori
Canta la luce
E in questa notte magica
Sempre lo stesso accordo.
Il cavalierel’accarezza
Voluttuosamente
Con sensualità abissale
Come l’onda del mare
Accarezza la riva.
Il cavaliere azzurro passa
Come un fantasma passa
Al ritmo lento
Dell’antica tristezza
Poi finalmente
Precipita nel suo
Calice aperto

Monday, October 20, 2008

Vorrei morire, tanto sei dolce

Vorrei morire tanto sei dolce
Avvolto nel tuo fluido amniotico
Non temere di venire al mondo,
Gli assassini non ti toccheranno
Senti come scendono
Precipitosi le scale?
Ad attenderti ci sono io
Con alberi e nidi,
Con acque dorate
Rampicanti antichi
E piccole gabbiane
Verdi e azzurre che
Metteranno nidi
Nei tuoi capelli rossi.
Per te costruirò città d’oro
E i tuoi occhi vedranno
Respirare il Giordano
Fremere i boschi
Metterò corone di stelle
E tante lune
Sul tuo capo puro
E intesserò nei tuoi capelli
Fili con verdi riflessi
Non temere di venire
Al mondo
Vedi l’arcobaleno in cielo?
Vedi l’albero del mio gelso?
Vorrei morire tanto sei dolce
Avvolto nel tuo fluido amniotico

Sunday, October 19, 2008

Se vuoi respirare d-o

Se vuoi respirare d-o
Vieni con me
Nel mio eden,
Se mi dai la tua mano
Te lo voglio narrare io.
Troverai fiumi pieni
Di latte e di miele,
Alberi che danno ombra
A bianchi sepolcri vuoti.
Sentirai toni minori,
Sinfonie lontane,
Accordi magnifici
Monotoni e azzurri
E vedrai cavalieri buoni
Che danno alle ragazze
Le gambe che hanno perduto,
Se vuoi respirare d-o
Vieni con me
Nel mio eden,
Dove si consuma l’amore
Inzuppato di bagnata lussuria,
Sentirai odore d’incenso e di mirra
E vedrai torri d’argento
E gabbiane che volano
Sotto la luna.
Se vuoi respirare d-o
Vieni con me
Nel mio eden,
Se mi dai la tua mano
Te lo voglio narrare io.

Sunday, October 05, 2008

E' cosi bella la vita!

Sul monte Gilboa c’è una torre
Che sa di miele e tristezza
E i morti giocano a dama
Sul manto d’ombra del prato.
“E’ cosi triste la vita
Nel cimitero!”
Piange la luna sui colli.
Sul monte Gilboa c’è una torre
Che oscura i miei occhi col canto
E i morti giocano a dama
“E’ cosi triste la vita
Nel cimitero!”
Piange la luna sui colli

Penelope immensa di luce
Tesse una nuova giornata
“E’ cosi bella la vita
In questo giardino dell’eden!”
Mormora il sole sui colli.

solitudine e nostalgia

Frenesia di pioggia
E correnti d’ombra
Sotto il tumulto dei grattacieli.
Eco di voci bruciate sui ponti
Impeto meccanico negli ascensori
Feste e ricevimenti
Saluti ed inchini.
Oh impeto primitivo dei cedri!
Oh eterna allegria delle valli!
Come piange l’acqua sui tetti!
Come piange il vento sui colli!
Solitudine e nostalgia
Di notti chiare
Quando sulla terrazza
Lottavo con la luna
E contavo le stelle.

Saturday, October 04, 2008

Una ragazza normale

Karmit trascorreva giornate tranquille: studiava leggeva il giornale ascoltava la musica e le notizie alla radio. Una sera udì la voce del presidente degli Stati Uniti che parlava di crisi finanziaria. Il notiziario riportava anche notizie su Israele e Karmit seppe che i servizi di sicurezza israeliani avevano arrestato a Natania una ragazza palestinese di 16 anni che aveva minacciato di compiere un attentato suicida. Vide la foto: sembrava una ragazza normale.. La notizia la riempì di tristezza e disse: “Padre, io odio la guerra. Ma la guerra a volte è il male minore. Abbiamo scelto il male minore. Questa è la vera natura di una scelta. Ma ciò nonostante sento che siamo tutti marchiati. Chi ha conosciuto la peggiore maledizione della storia dell’uomo, non potrà mai varcare le soglie dell’eden°.
Suo padre non rispose. Le prese una mano e Karmit si ritrovò a fissare due occhi tristi grigi, la bocca delicata sensibile incurvata in un sorriso.

Sotto i prati del cielo

Sotto i prati del cielo
Cammina la luna crescente
E tesse strofe d’argento
Ma la luna, dovete sapere,
È un pessimo poeta,
Dovete farla tacere.
Pioggia serena
Sulle colline
Sui fiumi e sui laghi
Sotto il cielo del Minnesota,
Pioggia pacifica,
Miele celeste
E pace grave e divina.
Nell’aria sonora
Vita e morte
Si guardano
Senza ritmo
Nè stelle nè fede.
Sotto i prati del cielo
Cammina la luna crescente
E tesse strofe d’argento
Ma la luna, dovete sapere,
È un pessimo poeta,
Dovete farla tacere.

Sunday, September 28, 2008

L'Italia e' bellezza

Iniziò a piovere. I lampi giocavano sul mare e lo spazio attorno a lei si riempiva di vibrazioni. Iniziò a riordinare i libri. Fra le pagine scorse una cartolina. Gliel’aveva mandata Tal da Bologna e portava la data del 12 dicembre 2002, una settimana prima che rientrasse in Israele. La cartolina le aveva riportato davanti agli occhi il bel volto dell’amica, i suoi capelli biondi, il suo sorriso malizioso quando le parlava di “esercitazioni sessuali”. Lesse a voce alta: “L’Italia è bellezza e la bellezza è l’Italia”. Attraverso la finestra vedeva l’immensa volta del cielo. Un cane abbaiò da un balcone vicino, un latrato debole e sconsolato. L’Italia è bellezza e la bellezza è l’Italia. Karmit sapeva che non ci sarebbe più andata e avrebbe continuato a guardarla da lontano, l’Italia che amava. Gli israeliani non sono ben visti in Italia, pensò. Karmit lo sapeva. Glielo ripetevano ogni sera in Paltalk. No, non ci sarebbe più andata.

Saturday, September 27, 2008

Arabismo equivale a razzismo

Arabismo equivale a razzismo. Questo fenomeno si evidenzia non solo nel conflitto Israelo-palestinese, ma in altri conflitti come ad esempio: il conflitto arabo-berbero, arabo-kurdo, arabo-negro africano, arabo-copto, arabo-sirio, arabo-non arabo in Libano. A milioni di indigeni non arabi è stata negata qualsiasi identità e le pulizie etniche a livello fisico, politico e culturale sono state sempre una prassi nei paesi arabi.
Il nazionalismo arabo è sempre stato oppressivo nei confronti di non arabi, o delle minoranze non arabe mussulmane come gli amazigh, o i berberi, o i kurdi cui sono sempre stati negati diritti politici e civili. Persino i maroniti, pur essendo immuni in Libano da quest’emarginazione guardano con preoccupazione il razzismo panarabo. Il razzismo arabo ha sempre sostenuto l’unità araba e l’islam a spese dei popoli non arabi e non mussulmani. E’ inutile tentare di sviare l’attenzione mondiale dalle atrocità arabe e mussulmane commesse contro cristiani, kurdi, ebrei, israeliani, copti, sudanesi non arabi Non dimentichiamo che il massacro dei kurdi non è mai stato condannato da nessun intellettuale o leader arabo Ciò deriva dal fatto che l’attitudine prevalente nella mente araba è che tutto il medio oriente deve essere arabo. Ciò spiega anche l’attitudine nei confronti di Israele, un paese abitato in prevalenza da non arabi.
Campione di questo panarabismo razzista fu Gamal Abdul Nasser che usava il falso libello zarista °I protocolli degli anziani di SIon” nella sua guerra contro Israele. Sia l’ideologia panarabica che l’ideologia panislamica hanno guardato la Germania di Hitler come modello da imitare. Haj Amin al Husseini espresse la sua ammirazione per il modo in cui i tedeschi avevano risolto definitivamente il problema ebraico. Gamal Abdul Nasser e Haj Amin al Husseini avevano affinità di vedute. Il Mufti: Haj Amin Al-Husseini da Berlino rivolge un discorso alle truppe mussulmane naziste delle SS e dice: “Uccidete ebrei ovunque li troviate. Questo è il volere di d-o, della storia e della religione. Cosi salverete il vostro onore, d-o sia con voi.
L’origine dei sentimenti antiebraici fra gli arabi non derivano da ciò che loro percepiscono come occupazione della Palestina e la creazione di Israele. Già nel 1886 a Petach Tikva effettuarono un terribile pogrom contro gli ebrei che vivevano allora in Palestina Non dimentichiamo i massacri di tutta millenaria comunità di Hevron nel 1929. Questo accadde molto prima della creazione di israele nel 1948 . Per anni si sono registrati attacchi contro insediamenti ebraici da parte di arabi.
Non dimentichiamo neppure per un momento l’espulsione di 900 000 ebrei dai paesi arabi. Faccio notare inoltre che la maggioranza di attacchi antisemitici negli ultimi anni sono da attribuire agli arabi. Molti attacchi contro ebrei sono stati perpetrati da arabi mussulmani francesi contro gli ebrei. Questo accade anche in Inghilterra, in Australia e in molte università americane canadesi.
lI razzismo arabo che demonizza gli ebrei e Israele si è fuso con il millenario antigiudaismo europeo . “Due sono I popoli che d-o non avrebbe dovuto creare: gli ebrei e le mosche " ho letto in un discorso di Haj Amin Al-Husseini.



. Questo razzismo è particolarmente pericoloso perchè l’odio contro gli ebrei viene descritto come volere di allah Il razzismo arabo palestinese è di uccidere solo ebrei in Israele solo per il fatto di essere ebrei,. Ricordate il caso di quell’italiano ucciso a Gerusalemme perchè creduto ebreo? Come ricordate gli arabi hanno subito chiesto scusa. “Non sapevamo che non fosse ebreo”.
Mentre in Israele vivono 1.500.000 arabi con pieni diritti, in nessuno paese arabo è concesso agli ebrei di essere cittadini e neppure di abitarvi. Israele viene accusata di essere uno stato apartheid. In realtà è il mondo arabo a avere apartheid oltre ad essere razzista e intollerante verso le altre religioni,

Non ci sarà pace in medio oriente finche gli arabi non considereranno gli ebrei come esseri umani

Sunday, September 21, 2008

In biblioteca

Karmit seduta in biblioteca stava leggendo alcuni brani della “Biografia di Colonna e Mitelli” del Malvasia, scritta in un italiano contorto. Nonostante le difficoltà a comprendere il testo, Karmit provava una strana consolazione nel leggerlo, come se la lettura le riportasse in vita Tal che a Colonna e Mitelli aveva dedicato gli ultimi mesi della sua vita. Karmit cercò di immaginarla viva nella biblioteca dell’Università di Bologna, intenta a fotocopiare centinaia di pagine scritte in una lingua a lei del tutto sconosciuta. Non capiva perchè quella lettura la commovesse a tal punto. La attivano le ricorrenti immagini di bibliche e mitologiche, le descrizioni accurate dei dipinti dei due figuristi italiani. Rimase così per ore, seduta nella biblioteca fra i libri silenziosi. Poi appoggiò il capo sul tavolo e lentamente scivolò nel dormiveglia. Fu allora che la ragazza sentì la presenza gelida dell’angelo della morte, paziente e silenzioso. La luce del tramonto illuminava la sua capigliatura rossa. La faccia nascosta nell’incavo del braccio, il collo scoperto, sembrava una vittima sacrificale.

Cercai di immaginarla viva
In una giornata di sole,
Quando il mare verde danzava
Ebbro sulla nostra spiaggia,
O in quelle sere di sogno
Quando sulla riva del fiume
Ballavamo la hora
E i suoi lunghi ricci biondi
Si dondolavano lenti sotto i rami d’ulivo.

Saturday, September 20, 2008

Cammello impazzito

I primi giorni in accampamento trascorsero lenti e monotoni, Diciotto anni sono pochi per capire che sconfiggere il nemico passa necessariamente attraverso giornate di noia, ma quella non guerra e non pace era un inferno per lei.
Dalla finestra della baracca che le era stata assegnata aveva intravisto una tomba solitaria sulla collina di fronte. Dietro il reticolato dell’accampamento ai piedi della collina si allungava una valle. bellissima. Quella tomba incurante del sole l’attirava moltissimo e Karmit decise che alla prima occasione si sarebbe recata a vederla da vicino. E l’occasione non tardò ad arrivare Il suo comandante le aveva chiesto di recarsi al moshav vicino per acquistare un pezzo di ricambio per la jeep, in attesa che arrivassero i rifornimenti. Strada facendo successe qualcosa che scombussolò i suoi piani: un cammello impazzito le attraversò la strada. Karmit sterzò di scatto . Il cammello sfrecciò via, poi scomparve. Karmit si rese conto che il cammello avrebbe potuto ucciderli entrambi ed allora comincio a tremare
Che cosa ridicola vivere in un paese in cui i ciechi dispensatori del male, provenienti dai vicoli di Gaza distribuiscono la morte ogni giorno, essere uccisi da un cammello impazzito. Era assolutamente ridicolo.

Thursday, September 18, 2008

Preghiera

Karmit si svegliò in preda al terrore Ai margini di un sogno aveva intravisto Tal. La vista dell’amica l’aveva riempita di spavento. Si svegliò di colpo, si alzò dal letto ed iniziò a pregare: “Sia lodato il tuo nome in eterno oh nostro d-o che hai creato angeli soccorrevoli che stanno sul tetto del mondo e in toni dolci e limpidi innalzano una sacra melodia”. Improvvisamente il significato di queste parole che ripeteva sin da bambina non le era più chiaro. Pensò che quella preghiera fosse stata scritta pensando ad una terra lontana, una terra di latte e di miele, ad un eden scomparso dal mondo. Che significato avevano per lei che abitava in una terra crudele che divorava i suoi abitanti? Aprì la finestra e vide l’aurora giungere vacillando sulla riva del mare, vide le strade i violini e i negozi ed iniziò a cantare:

Le strade sembrano corde
Di un immenso violino.
I negozi non respirano ancora
E i manichini nelle vetrine
Aprono gli occhi
Svegliati dallo spavento.
La morte entra ed esce
Dai bar e dalle case
E nelle strade deserte
C’è odore di sale e di sangue
Il silenzio è morso
Dall’abbaiar dei cani.
Il violino a distanza
Strappa lacrime ai sogni,
E sotto le torri di bronzo
Trema la mia poesia
E canta
Canta
Canta.

Sunday, September 14, 2008

filo di paglia

Dopo la morte di Tal, Karmit sembrava inconsolabile. Non usciva dal letto neppure per accendere le candele dello shabbat. Suo padre la pregava incessantemente di accettare il destino. Ma Karmit si rifiutava di essere consolata. Respingeva con forza qualsiasi manifestazione di tenerezza da parte di suo padre. Era assente, pallida, incapace di dormire e rifiutava il cibo, indebolendo in tal modo le sue ormai scarse risorse fisiche. Il tempo si era come fermato per lei. I suoi amici avevano iniziato a disertare la sua casa. Non le perdonavano la sua sofferenza che reputavano sproporzionata. In fondo, dicevano, le è morta un’amica. Non ha perso un figlio e Tal era anche loro amica. Questo stato di cose aggravava il suo stato di salute causando grande preoccupazione ai suoi cari: si era appesa a questa disgrazia come qualcuno che sta per affogare si appende ad un filo di paglia.

Il mio Giordano antico

Il mio Giordano antico
Sommerso nella penombra
Scorre lento
E con mano trasparente
I gigli del Sharon
Trasforma in rose.
Il mio Giordano geme
Nel suo percorso assurdo
Che lo costringe a unirsi
All’amato suo mare.
Mille ragazze vive
Frementi sotto le gonne
Tracciano tremanti
Spirali di sospiri,
Agitando nel buio
Grandi magnifiche ali.
Il mio Giordano
Scende lento
Verso il Mare del Sale
Incatenato a ritmi
Ellittici e circolari.
Il mio Giordano antico
Sommerso nella penombra
Scorre lento
E con mano trasparente
I gigli del Sharon
Trasforma in rose.

D-o disse: «Sia la luce!». E la luce fu.

Karmit invocò il desiderio di essere avvolta nel silenzio più completo; il cinguettio degli uccelli nel giardino la disturbava. Ed ecco che una grande luce accecò il suo sguardo illuminando il volto di Tal. Cos’era? Era la luce del tramonto che danzava sul volto immobile di Tal? Era stato un fulmine nel cielo? Pensieri le passarono nello spirito subito cacciati da due versetti della genesi.
D-o disse: «Sia la luce!». E la luce fu.
D-o vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre.
Poi il tempo si fermò e Tal si fuse nell’eternità.
Karmit aveva assistito al miracolo della creazione dell’universo.

Tuesday, September 09, 2008

Viva la liberta'!

La distruzione di Gerusalemme e del tempio nel 70 d. C da parte di Tito colpisce il popolo ebraico. Migliaia di ebrei periscono nell’assedio di Gerusalemme, decine di migliaia vengono venduti come schiavi.

Nonostante la caduta di Gerusalemme vari gruppi ribelli non si arresero. Uno di questi gruppi durante la guerra civile si impossessò della fortezza di Massada. . Per loro la distruzione del tempio non fu motivo di resa, al contrario si prefissarono di continuare nella resistenza. Circa 960 uomini donne e bambini riuniti nella fortezza costruita da Erode, presero la decisione di non arrendersi. Nel 72 d.C. una legione romana completa appare di fronte alla fortezza. Dopo lunghi mesi di tentativi di occuparla i romani salirono una torre (forse questo non è il termine esatto) che avevano costruito, aprirono il muro con le macchine da guerra ed incendiarono una seconda muraglia interna. Il capo degli assediati, Elazar Ben Yair capì che la lotta era persa e che non sarebbe più stato possibile resistere. I difensori di Massada decisero di suicidarsi invece di cadere nelle mani dei romani ed essere venduti come schiavi o uccisi nei circhi, la peggior umiliazione che potesse subire un combattente per la libertà. Solo due donne e cinque bambini sopravvissero al suicidio essendosi rifugiati in un acquedotto e narrarono l’accaduto.
L’indomani all’alba i romani uscirono dall’accampamento per intraprendere la battaglia finale contro gli assediati. Armati fino ai denti misero ponti sulle aperture delle muraglie e salirono sulla montagna disposti alla lotta, ma nessuno venne loro incontro. Trovarono solo i corpi dei 960 assediati.

Dopo la nascita dello stato d’Israele nacque il bisogno di un simbolo di eroismo che unisse il popolo ebraico attorno alla sua bandiera. La scelta cadde su Massada che si innalza di trecento metri sulla costa sud-ovest del Mare Morto, in uno scenario arido e lunare . Il coraggio e l’unità dei 960 eroi devoti ad un solo d-o che scelgono di suicidarsi piuttosto che consegnarsi all’invasore romano, avrebbero illuminato la strada della nazione ebraica..
Questa abitudine venne interrotta per motivi ideologici. Infatti si pensava che la tragica fine dei combattenti non doveva essere perpetuata. Ciò nonostante Karmit e Tal decidono di recarsi a Massada con un gruppo di reclute diciottenni e di effettuare la cerimonia in forma privata. L’iniziativa partì da Karmit e furono in molti a seguirla. Giunti sul Mar Morto una domenica pomeriggio iniziarono ad inerpicarsi. Avevano lasciato le jeep sulle rive del Mar Morto Karmit non ricordava di aver mai conosciuto un caldo simile. C’erano 45 gradi. e l’aria era come in fiamme. Giunti sul pianoro giurarono fedeltà sul monte Massada cogli occhi rivolti verso Gerusalemme. Nella mano sinistra tenevano il libro della bibbia e colla mano destra toccavano il cuore gridando all’unisono: “Io giuro, io giuro, io giuro!”. Poi rivolti verso la bandiera israeliana cantarono l’inno nazionale, Hatikvah.
Fu un’esperienza indimenticabile.

non sono io, non sono io ad essere morta.

Karmit si era fatta dare vecchi giornali. Seppe così che c’erano stati 39 morti fra cui molti lavoratori illegali e oltre 100 feriti, di cui 9 versavano in gravi condizioni. Gli altri avevano riportato ferite di media o lieve gravità. L’esercito aveva diffuso alla radio una notizia in varie lingue in cui invitava i feriti lievi a recarsi in ospedale per farsi curare e aggiunse che una volta curati non sarebbero stati cacciati dal paese.
Karmit sapeva che Tal era stata ferita ma nessuno le aveva spiegato esattamente in che condizioni versava.
Aveva chiesto più volte di andarla a vedere “Non possiamo muoverti”, le era stato detto. Un giorno entrò l’infermiera e le comunicò che il pomeriggio sul tardi l’avrebbero portata da lei. Karmit alla notizia fu presa dal panico. Tenebra grevi le opprimevano il petto.. “Ti senti bene, bambina?” le chiese suo padre. “Sono stanca”, rispose Karmit.
Il pomeriggio puntuale arrivò un infermiere. che la portò in ascensore al quarto piano. Attraversarono un lungo corridoio. L’infermiere parlava in continuazione, ma Karmit non l’ascoltava. Poi sostarono in una saletta. Le fu offerto un thè con delle brioches. Karmit mangiò lentamente con gesti delicati come se si trovasse ad una cena ufficiale. “Non temere”, disse l’infermiere, lasciandosi sfuggire un’occhiata alla porta. Poi aggiunse con tono professionale “Ti faccio un’iniezione”.. Entrarono nella stanza. Tal era sdraiata assolutamente immobile. La luce del tramonto danzava sul suo volto. Karmit la scrutò e per la prima volta in quegli anni che aveva condiviso con lei sentì un moto profondo di compassione. “E’ morta?” chiese tremando. “No, non è morta, ma non sta bene”. Karmit distolse lo sguardo da lei. No, non voleva vederla. Non voleva saper nulla di lei. Lanciò uno sguardo alla grande finestra che si apriva sul giardino e soffocò un grido. Senti come se qualcuno le strappasse il cuore e i polmoni dal petto. ”Portami via da qui”, chiese implorando.

Sunday, September 07, 2008

Il tuo nome e' il mio segreto

Quando le fu comunicato che Tal era morta, Karmit rimase in silenzio.
“Cosa facciamo ora?” chiese con voce pacata.
“Nulla. L’esercito sta organizzando una cerimonia commemorativa Vorrebbero che tu pronunciassi un discorso. Te la senti?
“No”, rispose Karmit, “Tu sei migliore a parlare”.
Karmit non riusciva ad affrontare la vita. Passava le sue giornate sdraiata sul letto e rimaneva sveglia ascoltando Tal, osservando Tal, conversando con Tal. La sentiva, la toccava, udiva la sua voce. Karmit sapeva che Tal sarebbe sempre ritornata anche in futuro per tutta la vita. Lo psicologo dell’esercito le aveva consigliato di distrarsi e l’aveva introdotta nei segreti di internet, così Karmit entrava in una stanza italiana di Yahoo per farsi uccidere ogni sera dal loro odio per lei per il suo paese per gli ebrei. Con loro che la odiavano riusciva a parlare, ma non riusciva parlare con le persone che amava. Voleva farlo ma le parole si rifiutavano di uscire dalla sua gola.
Non provava ira e neppure dolore, solo un senso di vuoto e di confusione..
Ogni tanto suo padre la guardava attraverso la porta con occhi indagatori.
“Stai dimagrendo, Karmit” diceva, “Devi mangiare”.
“No, papà, sto bene” .
“Nessuno può star bene quando perde un amico”, diceva tristemente.

La notte è appesa al cielo
Un po’ stupita.
L’orizzonte incenerito
Assume forme strane
Un delirio di nardi
Inceneriti
Di viole
Decapitate
Invade le strade
Solo ora arriva
L’eco di quel giorno
Non lontano
Del passato
Un passato inabitabile.
Io la guardo
Io la sento
Io la tocco
Io la vedo
E canto l’ansia e la paura.
Oh ragazza delicata
Amica mia
Muta e lasciva
Il tuo nome è il mio segreto

mistero della creazione

Oggi ho cercato il silenzio
Sul mio guanciale.
Ho accarezzato la sponda del letto
E dietro ai vetri della finestra
Ho provato lo stupore
Della bellezza definitiva
E selvaggia
Che fluttua
Fra contrari equilibri
Sdraiata nel suo letto Karmit non riusciva a prendere sonno. Ascoltava la notte e la sua mente spaziava in un ricordo del suo passato quando lei e Tal facevano il servizio civile al kibbutz Nir David, prima di essere arruolate. Fu allora che per la prima volta assistette alla nascita di un essere vivente: un vitello. Karmit aveva 18 anni e quando qualcuno degli amici parlava di cazzi, rideva con complicita' maliziosa. Ma fu quel vitellino a svelargli il mistero della creazione nella sua infinita gloria e magnificenza. Ricorda l’emozione, le sue urla di gioia e il pianto Si era sentita inghiottire da d-o.

Saturday, September 06, 2008

Avevo un'amica

Avevo un’amica
Che una notte di gennaio
Bussò insolente
Alle porte dell’eden.
La luce attorno
Era strana e violenta:
Sangue e grida d’amore
Fiamme e urla di passione
“Non te ne andare, amica”
E lei rispose:
“Lasciami salire
Sui gradini del cielo
Dove arpe e violini
Suonano sublimi,
Eterni ritornelli.
Là troverò la luce
Le sue labbra
E i miei sospiri”.
La nebbia ora sale
Dagli abissi
E i fiori
Sui balconi
Celano esitanti
I petali alla luce.
Perchè una notte di gennaio
La mia amica.
Bussò insolente
Alle porte dell’eden.
Avevo un amica
Un’amica
Un’amica
Ed era la mia amica

Wednesday, September 03, 2008

raffiche brevi

Raffiche brevi di pioggia sigillavano i bordi delle sue finestre e l’ultima luce del giorno si sfaceva nel crepuscolo. Karmit non riusciva a smettere di pensare a lei, all’amica. Tal assillava i suoi sogni: erano sogni di orrore pieni di visioni distorte della ragazza che urlava alle pareti incuranti le sue paure. Karmit si svegliava tremando al suono del suo grido d’aiuto, ma il buio popolato di incubi le cadeva addosso. Per calmarsi cercava di immaginarla viva in una giornata di sole, quando il mare verde danzava ebbro sulla bianca spiaggia o in quelle sere di sogno quando sulla riva del fiume ballava la hora coi ragazzi del vicinato.

Monday, September 01, 2008

Play back

La prima domenica del mese di gennaio Tal e Karmit giravano per la città. Karmit amava le sue sinagoghe, i giardini, le case in stile Bauhaus, gli alberi, il timido fiume Yarkon. Sembrava abbracciare il tutto con gli occhi. Lo si notava dall'espressione del viso quando si guardava intorno inebriata dal cielo azzurro e dal profilo sinuoso delle fontane. Nei cortili delle sinagoghe inondate di sole si chinava per accarezzare la terra, osservava con occhi dl luce i garofani e i gigli nei negozi di fiori.
“Buoni sono gli astri che d-o ha creato colmi di splendore” salmodiò Karmit. Tal l’ascoltava tremante. Fino al calar della sera discussero di politica e di preghiere. Poi si sedettero in silenzio a guardare la notte che inghiottiva le strade e le case.
Karmit disse: “Prega d-o di mandare il suo angelo a salvarci”.
La sua preghiera era sbagliata, inadatta. Invece dell’angelo arrivò un demone dalle ardenti mani sudate.

Tuesday, August 19, 2008

Forse e' arrivato il messia e nessuno lo sa

Come si impara a vivere in una simile terra?

Al suono della sirena entrarono tutti nella stanza blindata. Il padre di Karmit l’aiutò ad indossare la maschera.
Poi ci fu un boom. Sembrava molto vicino. “Moriremo?” chiese Karmit.
“Non moriremo, non ci sarà nessun guaio per gli ebrei, ne sono sicuro” rispose.
“Come puoi esserlo?”, insistette Karmit.
“Forse è arrivato il messia e nessuno lo sa”.


La sirena mugge
E il vento dal mare
Rastrella rabbioso
I bordi delle finestre
Corriamo in fretta
Nella stanza blindata.
E’ primavera sulla collina.
Mio padre mi guarda.
Ha un aspetto insolito
Il suo viso è avvolto
Da un pallore sedentario,
Mia madre,
Incapace di liberarsi
Dei suoi ricordi.
Lo guarda
“Tanta bontà e tanta bruttura
Tutte e due nella medesima terra”
Mormora smarrita.
Nella stanza blindata
La radio annuncia:
“Siamo sotto attacco
Di missili dall’irak”.
Io stretta a mia madre
La guardo
Spaventata
E toccando timidamente
Il braccio a mio padre
Gli chiedo:
“Che cos’è questa? È la guerra?”
“No, bambina, forse è arrivato
Il messia e nessuno lo sa”

Sunday, August 17, 2008

non ci sono sentieri per il volo delle gabbiane

“Come è possibile che tu non sappia che i miracoli sono possibili?” disse lei. Si abbracciarono. Lei si sentì infiammare dalla timida carezza della sua mano sul suo seno e dalle sue labbra sul viso. In lontananza i richiami delle gabbiane. “Non ci sono sentieri per il volo delle gabbiane” disse soffocata dall’emozione.
Lei parlò di angeli e di nomi sacri, lui di alligatori e di serpenti In lontananza suoni acuti di guerra. “Quanto è fragile il mondo”, disse lui, “Non servono le bombe per mandarlo a pezzi, sta andando a pezzi da solo”.

Saturday, August 16, 2008

Budrio

E’ venerdì Karmit sola nella sua cameretta dell’ospedale di Budrio attende il crepuscolo per accogliere il sabato ebraico. Si siede in poltrona e comincia a leggere. Poi volge lo sguardo verso il paesaggio emiliano che intravedeva attraverso la finestra. Era un paesaggio familiare, le dolci colline le ricordavano la sua terra. Una terra pagana le stava insegnando la bellezza del mondo di d-o.
In quell’ora del tramonto sola e lontana era come se le si rivelassero tutti i misteri della torà. Aveva portato con se un piccolo candelabro portatile. Accese le candele e l’infermiera che entrò nella stanza con la cena. la osservò stupita. Improvvisamente le parve di scorgere un uomo col cappello ed una barba fluente che gli scendeva al petto, sembrava una cascata di acqua fresca che attirava le morbide luci delle candele Fra le mani stringeva la torà e il suo corpo ondeggiava lentamente avanti e indietro.
Ma suo padre era lontano. Karmit piena di nostalgia si disse: “Presto tornerò a Gerusalemme”. Aveva nostalgia di Gerusalemme . Si pentiva di essersi allontanata proprio in momenti così difficili. Laggiù c’era la guerra e nell’aria la minaccia di un nuovo olocausto. I continui attacchi dei palestinesi erano un incubo senza fine, il terrore di giorno di notte. Per quanto tempo un paese poteva sopportare questi continui massacri? Allora penso a Tal che credeva nella pace e organizzava incontri con ragazzi arabi di buona volontà.

Tuesday, August 12, 2008

addio, infanzia

Dopo il Diluvio Universale, Karmit stava per ore distesa sul letto e rifiutava il cibo. Non riusciva a udire a causa del fischio che aveva nelle orecchie, ma li vedeva tutti attorno a lei: compagni di un tempo passato, amici nuovi, vicini..Un giorno le parve di udire un sospiro familiare e apri gli occhi. Era suo padreAllora disse: “Papà, riso”.“Riso? Che riso vuoi, bambina? Riso con cannella e zucchero?” le chiese suo padre.Le fu portato un piatto di riso e la ragazza lo divorò avidamente. Poi volle guardarsi allo specchio. Era cambiata, Il suo viso era pallido, gli occhi più grandi. e i suoi capelli rossi erano stati rasati.Karmit si guardò a lungo poi disse: “Addio, infanzia” ed iniziò a singhiozzare. Suo padre la lasciò fare e sorrise felice. La sua bambina era tornata alla vita.

play back

Karmit e Tal si erano conosciute durante il servizio militare e solevano incontrarsi ogni sabato libero. Spesso Karmit passava con lei il sabato nel suo kibbutz. Portava con sè il cibo per il sabato perché Tal, educata in un ambiente ateo e di sinistra, non rispettava la kashrut e se le si presentava l’occasione mangiava persino frutti di mare. Ma a Karmit la cosa non importava più di tanto. Le piaceva stare con lei. Si coricavano sull’erba cogli occhi rivolti al cielo e Tal cominciava a raccontare storie di principi e principesse che vivevano in palazzi di cristallo, oppure storie di amanti e di baci infuocati rubati in ascensore.Karmit ascoltava a bocca aperta senza mai distogliere lo sguardo dal cielo.
Le due ragazze non pensavano neppure lontanamente che presto avrebbero dovuto separarsi per sempre. Prima di tutto, perché due amici dovrebbero separarsi? Si erano giurate che qualunque cosa fosse loro accaduta, qualunque destino le attendesse, sarebbero state sempre in contatto.Naturalmente questo non accadde, Non avviene spesso che una ragazza vada al negozio e muoia tanto in frettaKarmit si diceva: “Tal non è morta. Si è semplicemente trasferita in un altro kibbutz dimenticando di darmi il suo nuovo indirizzo”.
A chi confidi oraI tuoi amori
Piccola iris del Gilboa?
Chi cerchi di turbare
Con le tue storie
Di baci rubati?

Monday, August 11, 2008

and death shall have no dominion

Tal e’ una ragazza di 26 anni, nata in un kibbutz di estrema sinistra. Indossa una camicetta attillata e short. I genitori avevano perso famiglie e figli nell’olocausto; Qui si erano conosciuti ed avevano iniziato una nuova vita. Quando Tal nasce la madre ha 41 anni e il padre 55. Tal è la loro unica figlia.
I ragazzi sono il suo argomento preferito. Le piace entrare in dettagli. Parla di “esecuzioni” sessuali, come le chiama. Karmit l’ascolta silenziosa poi dice:
“Guarda come sono belle le nuvole, Tal . Ce n’è una che sembra un essere umano che brucia. Pensi che nel fuoco si muoia in un istante o è una lunga agonia?”
Tal alla guida della jeep non risponde. Dopo aver superato il posto di guardia svolta a sinistra e imbocca la strada verso il nuovo accampamento. In lontananza il Gilboa e una catena di colline che circondano la valle di Yizrael quasi a proteggerla dalle incursioni.
“Potrei andare a vivere nel nord Italia, riprendere a studiare e prendere una seconda laurea in musicologia” dice.
A che serve la laurea in musicologia ad una ragazza con la morte alle spalle?


i morti sono morti
e la morte non merita
I nostri sospiri.
Sono sei anni che è morta
E io non voglio più piangere.
Perchè la morte non domina
and death shall have no dominion

Saturday, August 02, 2008

gli occhi le gambe le mani

Ho conosciuto una ragazza bionda
Che aveva dimenticato gli occhi
Nel negozio di fronte
Ma acquistava ogni giorno
Pennelli e colori
Per dipingere valli e fiori.
Ho conosciuto una ragazza rossa
Che aveva dimenticato le gambe
Nel negozio di fronte
Ma indossava ogni giorno
Sofisticate scarpe italiane
Per correre veloce
Sotto l’arco del cielo.
Ho conosciuto una ragazza bruna
Che aveva dimenticato le mani
Nel negozio di fronte
E ogni giorno suonava
Invenzioni a tre voci.
Sotto il tetto dell’ospedale
Le tre ragazze sognavano
Il loro mondo impossibile.
La ragazza bionda
Immaginava i colori
La ragazza rossa
Indossava le ali
E la ragazza bruna
Suonava solitaria
Sui cembali del cielo.

pulcino bagnato

Sono passate 18 ore dal tragico evento. Karmit giace nel letto dell’ospedale. I medici del reparto fanno il giro di routine “Come sta la nostra eroina?” le chiede un giovane medico. Questa frase scherzosa scatena nella ragazza un pianto incontenibile. “Dov’è Tal?. Posso vederla?”.. “Non oggi, Karmit, se ti comporterai bene potrai salutarla domani. Vuoi che parliamo?”, le chiede il giovane medico sedendosi sul letto. “Come stai?. “Non lo so” risponde calma senza guardarlo. “Fammi vedere gli articoli del giornale!”, dice girandosi di scatto verso di lui. Lui le porge il giornale. Karmit glielo strappa di mano e si mette a leggere voracemente. Poi glielo restituisce mortalmente pallida in volto.Le avevano tagliato i capelli e sembrava un pulcino bagnato.

Wednesday, July 30, 2008

Tal e Karmit escono dal negozio di abbigliamento. Tal ha in mano un sacchetto contenente il vestito comprato per il compleanno. Le ragazze si dirigono verso l’autobus no. 5 che dovrebbe riportarle a casa. Fanno alcuni passi quando Karmit propone a Tal di entrare in un bar delle vicinanze, aperto di recente, dove preparano un ottimo caffè e delle torte al formaggio squisite. Tal rifiuta l’invito. E’ già tardi e desidera tornare a casa. Ma Karmit, testarda, insiste. La prende per il braccio e la trascina quasi con la forza. Alla fine Tal cede e sorridente la segue. Le ragazze camminano, fanno alcuni metri in direzione del bar. Poi tutto si ferma. Quella via tranquilla si trasforma in un quadro bidimensionale in bianco nero. Karmit stesa a terra non sente alcun rumore. Attorno a lei il silenzio più assoluto. Un mondo senza suoni con immagini sfumate. Attorno a lei intravede strane immagini di persone coricate a terra, alcune sembrano dormienti con le bocche atteggiate a qualcosa che potrebbe essere dolore. Il sangue che le cola dalla testa le impedisce di vedere i dettagli di tutti questi personaggi immobili coricati attorno a lei. Sembrano dei manichini fuggiti da una vetrina. Alcuni di loro le appaiono come smembrati, ma Karmit sa che si tratta solo di un sogno e che non deve spaventarsi. Sa che presto si sveglierà e si troverà nel suo letto sicuro. Improvvisamente Karmit si alza ma ricade per terra. non si era accorta di non avere una gamba. Allora si alza in volo. Vola a un metro di altezza. Improvvisamente si ricorda di Tal. La trova e l’invita a volare con lei lontano da quel posto. “Tal, vieni, le dice, andiamo via da qui”. Tal obbedisce con un sorriso. Karmit grida aiuto. Ma nessun suono esce dalla sua bocca. Nessuno può sentirla.


Infermieri pronti con le barelle corrono verso le ambulanze che arrivano numerose. Poi il viaggio in ospedale, con un angelo grigio che ti accarezza il viso. All'entrata dell'ospedale una folla di parenti e amici in attesa di notizie. Funzionari dell’ospedale addetti hanno difficoltà a gestire la situazione. Sembrano perdere il controllo. In questa folla angosciata si erge la figura di un uomo. Vestito di nero con un grande cappello e una lunga barba. Alto e magro ha l’aspetto di un santo. E’ il padre di Karmit che non avendo avuto risposta dal cellulare della figlia e dopo averla cercata un po’ ovunque presso amici e conoscenti, decide di cercarla in ospedale. Non sa se la troverà viva. E’ angosciato, ma il suo volto esprime serenità e fiducia. Dopo qualche ora di attesa gli si avvicina un funzionario. Gli chiede la descrizione della ragazza e il padre descrive: “E’ una ragazza dai capelli rossi. Impossibile non notarla”, dice.
Il funzionario lo conduce in una piccola sala. I feriti non sono ancora stati distribuiti nei vari reparti Un gruppo di medici passa da un lettino all’altro. Il padre di Karmit riconosce la figlia. Karmit sembra addormentata e il padre angosciato e preso da un dubbio guarda il medico in attesa di una conferma: “Sta bene, non si preoccupi”. Il padre guarda la ragazza. “Ora la mettiamo a nuovo sua figlia, non tema.” Karmit apre gli occhi e vede suo padre. Lui le sorride ma poi si copre gli occhi con la mano e comincia a singhiozzare. Karmit non l’aveva mai visto piangere.

Tuesday, July 29, 2008

e la morte non domina

Ventiquattromila cavalieri cavalcano
Ma la morte li domina.
Ventiquattromila israeliani dormono
Quasi senza Israele
(ma io sono viva, oggi è il mio compleanno
E la morte non domina).
Sotto le stelle del cielo
Scorre lento il Giordano.
Ventiquattromila innamorati
Giacciono nella terra supini
E ventiquattromila oliveti
Ne ricordano i nomi.
(ma io sono viva, oggi è il mio compleanno
E la morte non domina).
Sotto le torri di bronzo
Tacciono poeti e cantori
E solo il vento compone
Canti biblici quasi senza la bibbia.
(ma io sono viva, oggi è il mio compleanno
E la morte non domina).
La notte densa precipita
Nei loro cuori di marmo
E un corvo su un palo elettrico
Medita gravemente la pena
Di ventiquattromila fiori recisi.
(ma io sono viva, oggi è il mio compleanno
E la morte non domina).
Gerusalemme innalza le torri
Per dargli un ultimo addio
Regalando sorsi d’acqua
Intrisi di mandorle amare
(ma io sono viva, oggi è il mio compleanno
E la morte non domina).
Ventiquattromila cavalieri arrivano
Dove arrivano i buoni
E le loro ombre affilate
Sono riflesse nel vento.
(ma io sono viva, oggi è il mio compleanno
E la morte non domina).

Wednesday, July 23, 2008

Farfallina bionda

Stanotte ti ho sognato.
Camminavi scalza
Per strade di fango scuro
E attorno a te gemevano
Fiori malati
E gabbiane in agonia.
Sembravi lamentarti
E la mia voce
Non poteva raggiungerti.
Eri lontana e semplice.
Il mio cuore ti cercava,
Ma tu, farfallina bionda
Sfuggivi al mio abbraccio
Ho sentito un’angustia metafisica
E tanta indomabile paura,
Come se tu fossi un fantasma.
Mi sono alzata dal letto
E ti ho ritrovata viva
Nel tuo lettino sicuro
Ho accarezzato il tuo viso
Di dolcezza
Ho ascoltato il bosco
Del tuo respiro
E lungamente
Sono rimasta a guardarti
Con amore infinito e curioso.
Ti ho toccato le gambe
E le braccia
Con teneri polpastrelli d’amore
Poi sono tornata a dormire.
Vorrei fuggire in un mondo remoto
Per vedere in eterno
I tuoi occhi profondi
E cancellare per sempre
Le farfalle d’ombra
E gli incubi notturni.
Quanta vita darei per tenerti viva
Quanta vita darei per te,
Mia farfallina bionda.

Sunday, July 20, 2008

Gettate le lacrime al vento

Le acque del Giordano
Scorrono lente
Abbracciate al sole.
Nell’alta Galilea
Tremano abeti e pini
E sul monte Carmelo
Sospirano gli eucalipti.
“Gettate le lacrime al vento
I vostri sogni in mare
”Dicono le ragazze morte
E le onde del mare
Bevono i loro singhiozzi .
La luce esce ed entra in stanze d’ospedale
Poi sviene scontrandosi
Con l’odor di narcotico
”Gettate le lacrime al vento
I vostri sogni in mare
”Ripetono in coro gli amanti
E le gabbiane sul mare
Strozzano il canto in gola
Invoco d-o
E lui non risponde

Lasciami il mondo

Fra tremiti e sospiri
Guardo estasiata
Questo mio piccolo
Bellissimo mondo,
Questo mio cielo
Che impallidisce
Di fronte a tanta bellezza,
Cerchio perfetto,
Inizio senza mai fine.
E’ come un ritorno alla bibbia
Vedere ogni giorno
Questo mio piccolo
Bellissimo mondo.
Un mondo in cui
Le gabbiane cantano
Poesie d’amore
E le gattine volano
Sotto l’azzurro del cielo.
Un mondo in cui
Gli angeli sono spremuti
Dal succo delle rose,
Un mondo di luce
E di urla di gioia.
Un mondo in cui
L’uomo si alza
E la pace lo prende per mano
Per portarlo in un posto segreto
Protetto da mille fucili.
Un mondo in cui le ragazze
Abbracciano cavalieri buoni
Con denti di madreperla
E baciano con passione
I giusti della terra
Con forti braccia
Di puro alabastro.
Un mondo in cui
Non e' difficile
Essere poeta
Esser cantore
D-o mio! D-o mio!
Lasciami il mondo
Questo mio piccolo
Bellissimo mondo

Thursday, July 17, 2008

Oh, Israele!

Cancella i volti snervati
Da minacce oscure
Immersi in un dolore sterile
Senza uscita,
Che fluttua lentamente
Nel bianco inabissarsi
Delle tombe.
Dimentica il sangue
Denso dei guerrieri
Il sonno attento dei soldati
Assoggettati alla spada.
Lascia che io immerga
Le mie dita
Nel fiume antico
Della terra mia recente.
Lascia che io dorma
Nei tuoi cieli
E nell’essenza
Del mio sangue ereditario
Io mi svegli.
Dimentica i nostri lieder
Assopiti e disattenti
Angeli e regine nacquero con te
Ti coprirono di valli
Di oliveti e di monti
Sorvegliati dal vento
E protetti da gabbiane
Indomabili ed altere
Lascia che io danzi
Al moto azzurro
Dei tuoi suoni
Lascia che racconti in poesia
Le tue valli e pianure
La purezza sigillata della pace
Perché di latte e miele
Mi ribolle il cuore

ermeneutica

A Nahariya il 22 aprile 1979, Samir Kuntar fa irruzione nell’ appartamento della famiglia Haran, al 61 di Via Jabotinsky, trascina sulla spiaggia il padre e la figlia Einat di 4 anni. Muore Yael di (2 anni) mentre si nascondeva con la madre Smadar per sfuggire ai terroristi.
Sulla spiaggia Samir Kuntar spara a bruciapelo nella schiena a Danny e uccide anche la figlia Einat. colpendola sulla testa col calcio del suo fucile.
Ieri in Libano Samir Kuntar è stato accolto come grande eroe, un eroe capace di assassinare a sangue freddo un padre indifeso e di spaccare il cranio di una bambina di quattro anni. In suo onore il governo libanese ha indetto un giorno di festa nazionale. Infatti solo un eroe è capace di assassinare a sangue freddo una padre indifeso e la sua piccola figlia.
Questi sono fatti. Sono verità e non me ne importa nulla della propedeutica e della ermeneutica e di tutte le eutiche del cazzo.

Ho visto pioggia grigia
Correre verso le onde
E come impazzita fuggire
Agli urli di giubilo
Nella terra dei cedri,
Mentre tu alzavi impotente
Le piccole braccia alla luna.
“Qui non è morto nessuno”
Dicono con voce dura
Le bocche piene di sassi
Dei filosofi relativisti
“Il suo corpo non è come appare
E noi non possiamo sapere
Come si sono svolti i fatti.”
“La bimba non è dolente”
Ripetono le bestie immonde
Quella è la tua verità, Sigal.
La nostra verità è ben altra.
La piccola Eynat non giace
Con il cranio sfondato
Sulla spiaggia del mare
E forse nessuno è morto
E anche se fosse morto
Noi vorremmo capire.
Perchè se Samir l’ha fatto
Qualche motivo l’aveva” .
Il grido della bambina
Si perde nell’urlo che giubila
Nella terra dei cedri.
Con te, piccola ebrea,
È morto anche il mare
È morta la speranza
Ma non è morto il ricordo
Ora io voglio cantare
Il tuo visino e la grazia
Il tuo appetito di latte
La tua ignara allegria
Mentre giocavi sognando
Fiumi di latte e di miele
Al suono tiepido
Della sua ninna nanna

Tuesday, July 15, 2008

Alleluya!

C’è un poeta nel cimitero
Che piange da cinque anni
Un giorno non molto lontano
Vedrà solo freschissimi frutti
Alleluyà! Alleluyà!
C’è un poeta nel cimitero
Che grida al mondo
La sua voglia di amori
E sulle colline del cielo.
Seppellisce la furia dei tempi.
Non vuole nè mondo
Nè sogni
Ma solo la sua libertà.
Spia la morte in silenzio
Cercando per mari e per monti
La sua ansia di poesia
Insoddisfatta.
Quel giorno, quel giorno
Nessuno dormiva nel cielo
Nessuno
Oh colli spezzati
Oh fiume fatato
Oh monti, oh mio mare del sale
Che nessuno dorma nel cielo,
Nessuno
C’è un poeta nel cimitero
Che piange da cinque anni
Un giorno non molto lontano
Vedrà solo freschissimi frutti
Dimenticherà paesaggi di tombe
In attesa della resurrezione
Alleluyà! Alleluyà!

Sunday, July 13, 2008

Morte frenetica

Morte frenetica
Pronta
Per esser servita
Su grandi vassoi d’argento
A lunga gittata
Dai figli di Khumeini.
Morte taciuta
Nei palazzi di vetro,
Morte ignorata
Nelle cattedrali di carta
Del continente antico.
Solitudine impazzita
Di Israele,
Che prima o poi
Dovrà sporcarsi le mani.
E quando finalmente
La guerra
Terza nell’ordine mondiale,
Ringhierà furiosa
Per le strade
E nei campi di grano
Il mondo potrà sempre
Darne la colpa a Israele.
Dorme la giustizia
Muoiono le colombe
Solo allegro veleno
Si riversa dalla bocca
Dei comandanti in capo di
armate di mille cani
Islamici e iraniani
Solitudine impazzita
Di Israele
Piccola terra mia sola
Nella sua piccola morte
Di ieri e di domani.

Saturday, July 12, 2008

Mille gabbiane

Mille gabbiane cantano
Nella notte quieta
E accordi di violino
Si perdono nella nebbia.
Mille gabbiane caste
Bevono l’acqua tranquilla
Nel silenzio rotondo
Della poesia.
Mille gabbiane volano
Su un pentagramma
sospeso nell’aria
E con ali leggere
Strappano la tristezza ai gelsi,
La lussuria ai melograni
La pace agli olivi
E alle onde del mare
La preistoria.
Mille gabbiane cantano
Con bocche tranquille
La loro antica canzone
Incatenate per sempre
Al movimento del mare

Thursday, July 10, 2008

sogno sulla terrazza

Stanotte nel mio sogno
Io stavo sulla terrazza
Lottando con la mia notte.
Una jena malvagia
Correva per le strade,
Sui tetti disabitati
Per divorare
Cuori vivi e polmoni.
Poi sei apparso tu.
Sembravi un gigante buono
Con forti braccia e occhi
Di lussurioso dolore
Tu, mio gigante buono,
Con impeto primitivo
Hai preso a danzare con me
Dimenticando le formule
Dimenticando le norme
Gli alberi appesi alla luna
Narravano ai poeti che cantano
L’allegria eterna dell’uomo
Metà del mondo era pace
L’altra metà distruzione
E nel mezzo la luna
Luna
Luna
Luna
Ma era solo un sogno
E dai sogni sulla terrazza
Nessuno deve fuggire.

Friday, July 04, 2008

Camminavo nel mese di luglio

Camminavo
Nel mese di luglio
Per le strade della città.
L’aria attorno aveva un colore
Indeciso
Ostinato.
Due mani d’amore
Depositarono
Un piccolo fiore
Nell’aria d’estate
Sul nudo selciato.
Poi il giorno tremò
E la sua vita
Si perse nella polvere
Sotto un bulldozer .
Allora io presi in mano
Quel fiore
Attanagliato
Dal panico
E lo guardai.
Oh bambina dell’aria
Accompagna tua madre
Nel suo tragitto
Alle isole del cielo
Alla roccia di d-o
Al tumulto del sole
E non cercare i ruscelli di vita
Che scorrevano
Lenti
Nel seno di tua madre.

Ancora non capisco
Se quella inutile morte
È un annuncio di luce
O presagio di tenebre oscure

Thursday, July 03, 2008

Ieri a Grusalemme

Una giovane donna sta guidando a pochi passi dall’ospedale dove medici ebrei curano ogni giorno bambini donne anziani arabi. Una donna sta guidando con la sua bambina di sei mesi in macchina. Siamo a Gerusalemme. Ieri. Quando vede l’assassino dirigersi contro la sua macchina, la donna getta la sua bambina dal finestrino per salvarla. Poi un bulldozer di 10 tonnellate la schiaccia. Una giovane donna getta dal finestrino la sua bambina di sei mesiUna giovane donna ebrea che ha imparato a fare quello che deve fare ogni donna ebrea che si rispetta. Gettarli dalla finestra per salvarli.“Lo consideriamo una reazione naturale” ha dichiarato alla stampa il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri.
Per loro, per quegli infami assassini la cosa è naturale. Naturale perchè per loro nulla può essere comparato all’ebbrezza causata dalla mattanza di ebrei.

Cala il crepuscolo
Sui tuoi occhi di piccola madre
In un silenzio metallico
Di bulldozer
E di rottami.
Gemono le foglie degli alberi
Mentre la morte
Lambisce
Il tuo corpo ormai pieno di buio.
Tu prima di gettarla nell’aria
Con voce lieve veloce
Il tuo testamento d’amore
In grande segreto le leggi:
“Che tante estati radiose
Guidino i tuo passi,
Bambina!”

Sunday, June 29, 2008

Padre, padre, tu credi tu credi negli angeli?

Sono stata da lui
Stanotte
Nella sua casa
Bianca a due piani
Sembrava vecchio e stanco
Attorno a lui tanti libri
Mummificati
Come bianche macerie
Di carta
Sembrava come assaggiare la morte.
“Padre, padre io sto soffocando
L’odore dei libri
Mi mozza il fiato
Lasciami aprir la finestra”.
Poi con voce limpida chiesi:
“Padre, padre
Tu credi
Tu credi negli angeli?
Credi che d-o governi il destino?”.
“Solo d-o è il tuo garante, Sigal”..
Poi sprofondò in un silenzio sapiente.
Ora guardo a luna bianca
Nel mio cielo vuoto di stelle
“Padre, padre
Tu credi
Tu credi negli angeli?

Thursday, June 26, 2008

Non volare, gattina sul prato

Non volare, gattina sul prato,
Non chiedere in prestito ali.
Il cielo è pieno di buchi
E tu hai un ala spezzata.
Non pensare a volare sui monti,
C’è ombra sui pini
E tanti esseri strani
Passan la vita tramando.
Non andar verso mondi lontani
Verso regni impossibili e nuovi
Dove gli occhi son morti
E sigillate le bocche.
Rimani sotto il tuo cielo
Punteggiato di stelle tremanti
Come fresche violette di luce.
Non volare al di là di quei rami
Lascia da parte i sospiri
E asciuga le lacrime nuove
In questo mondo possibile.
L’unico mondo che hai.
Non volare, gattina sul prato,
Non chiedere in prestito ali.
Il cielo è pieno di buchi
E tu hai un ala spezzata.

Tuesday, June 24, 2008

Chloris, perche' l'hai fatto?

Il ruscello recita
La sua canzone sull’erba
E il cammello pacifico
Contempla muto il paesaggio.
Due gatti un po’ pigri
Prendono il sole
Annoiati,
Mentre nel campo vicino
Due anemoni in attesa di aurore
Schiudono i petali al vento.
Un tempo non molto lontano
Le anemoni erano dee
Ma le carezze di Zefiro
Innamorato e violento
Le trasformarono in fiori.
Ora son solo presenza
Fugace senza speranza
E senza un domani. .
Ma il passato è passato
Non serve lamentarsi
Le cose che vanno
Non ritornano mai.

Tuesday, June 17, 2008

Sotto il livello del mare


Sotto il livello del mare
Nella valle tempestata di fiori
Ai piedi del monte Gilboa
Sono iniziate le manovre.
Un calore denso striscia
Lento in bocca, sui denti
Alla radice dei capelli
I carri armati smuovono la terra
In un mosaico di marroni
Di rossi e di gialli
Sulle vette dell’universo
Angeli soccorrevoli
In toni limpidi
Innalzano al cielo
La loro sacra melodia
E chiedono a d-o
Di risalire nel tempo
E di riprendersi
L’uomo.

Sunday, June 15, 2008

Oh, mia gabbiana spenta

Oh mia gabbiana spenta
Lascia ch’io canti
Il tuo sorriso di luna
Con parole che gemono alte
Seminando nel cielo d’estate
Ferite cristallizzate
E suoni acuti di nervi metallici.
Presto verrà l’estate
E i giovani del vicinato
Correranno gioiosi
Sulla tua spiaggia bianca
Per aprire le danze.
Ma nessuno vorrà danzare
Nessuno vorrà danzare
Perchè sei morta
Sei morta per sempre.
Ogni notte da allora
Il tuo sangue vien vacillando
E mi insegue furioso
Con tutta la morte addosso.
Ho portato sulla tua tomba
Il ragazzo di Zola Predosa
Che nel vedere
I tuoi occhi in penombra
In quella valle di sogno
Dove scoppiava il tuo riso
Di lussuria e di intelligenza,
Ha lanciato nell’aria
Stridenti urla maschili.
Oh mia gabbiana spenta,
Per me sei l’angoscia e l’ombra,
Non c’è calice che contenga
La mia pena impazzita
Nè alcun canto che spenga
Il ricordo di te.
Perchè sei morta
Sei morta per sempre.
Che d-o mi aiuti a scordarti.

Wednesday, June 11, 2008

La sera

Sotto i riflessi del crepuscolo
Moribondo
Affondo lentamente
Nella bocca profonda
Di un mondo che si scioglie.
Il pianoforte dice a Czerny
La sua monotonia
Mentre il sole cade svenuto
Sul verde dolce del mare.
Sotto le nubi vaghe
Si stende quieto il porto
E sopra il miele azzurro
Due barche sonnolente
Dondolano
Lentamente dondolano.
Poi tace la melodia
E solo accordi si fanno sentire
Gravi e solenni.

Tuesday, June 10, 2008

non vedrai grilli sull'erba

Lenzuoli bianchi ti ammantano
Amica di tempi lontani
Vieni, andiamocene
Prima che i rami gemano
E il rumore del fiume
Spenga il volo degli urli.
Non vedrai più la luce
Amica di tempi lontani
Né le nubi nel cielo.
Non vedrai grilli sull’erba
E il vento come una spada
Ti prenderà per mano
Forse è la mano di d-o.
Aspetta qualche minuto
Amica di tempi lontani
Lasciami guardare il sole
Io mi accontento di un raggio
Aspetta qualche minuto
Lasciami sfogliare un fiore
Lascia che io mi appoggi
Su spalle di maschio notturno
E senta violini che piangono
Trentasei gridi di musica

Monday, June 09, 2008

dove va, dove va la ragazza a quest'ora?

Una ragazza si bagna
Nell’acqua del sacro Giordano
I suoi occhi han grandi giardini
Pieni di meraviglie e di rose.
Raggi freschi d’aurora
Intrecciano viole e giacinti
Fra i suoi capelli di seta.
Un angelo tempostoso
Si avvicina per custodirla
E versa sulle sue cosce
Fiumi di latte e di miele.
Le pietre sulla sponda
E l’aria del mattino
Danno fuoco al suo riso
E tremore alle fragili spalle.
L’angelo tempestoso
La guarda con desiderio
Ma temendo di bruciarsi
Non vuole neppure toccarla.
Le mette ghirlande sul capo
E frecce d’oro vivo
Le lancia nel cuore.
E quando viene la notte
Carica di ombre e di gelo
Le cime diventano scure
Ma cosa fa’ cosi sola?
Dove va, dove va
La ragazza a quest’ora?

Sunday, June 08, 2008

Cos’è questo suono nell’aria?

Dopo una curva sulla strada per Gerusalemme, si eleva verso il cieloun nuovo ponte. Costruito In occasione del 60 compleanno di Israele il ponte si eleva a 120 metri di ed ha la forma di un’arpa, l’arpa di re David che Gerusalemme l’amava tanto.


Cos’è questo suono nell’aria
“Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia mano destra…” ?
La risposta è nel vento
Sopra le terre senz’acqua
All’entrata di Sion
In un deserto di rose e di pietre
Il vento increspato tocca
Le corde dell’ arpa
E sui tetti e sulle terrazze
Echeggiano suoni armoniosi.
Gocce di purezza annegata
Inseguono
In un silenzio sapiente
Il salmista giudeo
Per lasciare sulla sua carne
Leggere tracce di luce.
Cercano il re per le strade
Negli angoli e sulle torri
Mentre il vento in dono gli porta
Sigaliot e alfabeti.
Cos’è questo suono nell’aria “Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia mano destra…” ?La risposta è nel vento
Qual sarà il suo messaggio?
E’ l’armonia di Israele
Umile e malinconica
O l’arrogante avida
Insolente torre di Babele?
Cos’è questo suono nell’aria
“Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia mano destra…” ?
La risposta è nel vento

Sunday, April 06, 2008

Buon compleanno, Israele (versione definitiva)

Israele, Israele,
Pura erede
Della mia terra promessa
Come sei bella, Israele
Il giorno del tuo compleanno.
Sessanta sono i tuoi anni
E sessanta le bandiere
Che adornano le tue porte.
Israele
Mio eden,
La terra che d-o mi ha dato
L’unica terra che ho
Non ne ho altra al mondo.
Ferma le danze, Israele
E ascolta questa mia storia
E’ una storia interminabile
Antica di quattromila anni.
Ma sappi che io
Ti ho sempre amato
Per me sei stata da sempre
Il kodesh hakodashim
Dell’eterno desiderio
Di rinascere in te.
Dopo una lunga diaspora
Fatta di persecuzioni,
Di teste mozzate
Di roghi
Di ghetti
Di pogrom
E di stretti camini
Sono voluta tornare
Ed ho visto
L’aria del mare soffiare lenta,
Avvolta nel mistero.
Sembrava un mare nuovo e più vero,
Ma era il mio stesso mare, antico,
Affogato nella sua sabbia bianca.
Sono voluta tornare ai miei fiori,
Ai leoni, ai cervi
Alle gabbiane
Ai coralli nelle tenebre,
Agli olivi e ai sicomori
Alla mia lingua antica.
Sono voluta tornare
Alle mie arpe vive,
Al mio Giordano che avvolge
In interminabili spire sessuali
Le sponde del Mare del Sale,
Sono voluta tornare
A te, mia piccola patria sottile,
Fatta di pietre
Di litorali e di sabbia,
Di stagioni,
Di pianto e di fiori.
Israele
Mio eden,
La terra che d-o mi ha dato
L’unica terra che ho
Non ne ho altra al mondo.
Israele, mio piccolo eden
Dove le sere tremano
Sotto i cipressi
Avvolte da luce e ombra
Dove le donne vestite di bianco e di blu
Ricamano parole d'amore.
Dove denso scorre il miele
Ed il cedro dà frutti stupendi.
Dove il creatore e' un giardiniere
Che culla le sue creature
Con melodie d'amore.
Dove l'acqua scorre
Piena di luce e di sole,
Dove gli aranci sono
Eternamente in fiore,
Dove le voci hanno sempre
Un sapore di mare
E di limoni spremuti
Dove il Giordano
Ha odore di aranci
Mentre scende tranquillo e lento
Fino al mare del Sale,
Dove i cavalieri cavalcano
Allegri e pieni di desiderio,
Dove la vita entra
E non riesce ad uscire,
Dove le donne nascondono
Nei capelli fiori bianchi azzurri
Come la tua bandiera,
Dove nelle pianure
La luce gioca a dama
Con il verde dei prati,
Dove le ragazze sono sporche
Di baci e di sabbia
Dove gli innamorati regalano
Grandi cestini di fragole.
Israele
Mio eden,
La terra che d-o mi ha dato
L’unica terra che ho
Non ne ho altra al mondo
La mia bocca trema
Nel chiamarti per nome
Troppo lunga è stata l'attesa.
Il cuore si sparpaglia al vento
La voce si fa schiva
Nel chiamarti Eretz,
Nel chiamarti Israele.
Ti porto nel mio sangue
Dolce terra dei gigli,
Dei cardi e delle viole.
Moltiplica le tue porte, Israele
Prima eran
Teste mozzate
Roghi
Ghetti
Pogrom
E stretti camini
Ora sono i mostri al tritolo
A darti la caccia
Metti migliaia di guardie
E mille testardi fucili
A proteggere la tua penombra.
Costruisci un muro alto
Dalle rive di Eilath
Fino agli scogli del Libano
E non inginocchiarti
Di fronte ai domatori di rondini
Ai maestri degli usignoli
E soprattutto
Non dimenticare
Che i popoli della terra
Ti hanno regalato dolore
Ti hanno spezzato il cuore
Facendoti uscire dal petto
Lunghi singhiozzi.
Israele
Mio eden,
La terra che d-o mi ha dato
L’unica terra che ho
Non ne ho altra al mondo

Buon compleanno, Israele, versione corretta

Israele, Israele,
Pura erede
Della mia terra promessa
Come sei bella, Israele
Il giorno del tuo compleanno.
Sessanta sono i tuoi anni
E sessanta le bandiere
Che adornano le tue porte.
Israele
Mio eden,
La terra che d-o mi ha dato
L’unica terra che ho
Non ne ho altra al mondo.
Ferma le danze, Israele
E ascolta questa mia storia
E’ una storia interminabile
Antica di quattromila anni.
Ma sappi che io
Ti ho sempre amato
Per me sei stata da sempre
Il kodesh hakodashim
Dell’eterno desiderio
Di rinascere in te.
Dopo una lunga diaspora
Fatta di persecuzioni,
Di teste mozzate
Di roghi
Di ghetti
Di pogrom
E di stretti camini
Sono voluta tornare
Ed ho visto
L’aria del mare soffiare lenta,
Avvolta nel mistero.
Sembrava un mare nuovo e più vero,
Ma era il mio stesso mare, antico,
Affogato nella sua sabbia bianca.
Sono voluta tornare ai miei fiori,
Ai leoni, ai cervi
Alle gabbiane
Ai coralli nelle tenebre,
Agli olivi e ai sicomori
Alla mia lingua antica.
Sono voluta tornare
Alle mie arpe vive,
Al mio Giordano che avvolge
In interminabili spire sessuali
Le sponde del Mare del Sale,
Sono voluta tornare
A te, mia piccola patria sottile,
Fatta di pietre
Di litorali e di sabbia,
Di stagioni,
Di pianto e di fiori.
Israele
Mio eden,
La terra che d-o mi ha dato
L’unica terra che ho
Non ne ho altra al mondo.
Israele, mio piccolo eden
Dove le sere tremano
Sotto i cipressi
Avvolte da luce e ombra
Dove le donne vestite di bianco e di blu
Ricamano parole d'amore.
Dove denso scorre il miele
Ed il cedro dà frutti stupendi.
Dove il creatore e' un giardiniere
Che culla le sue creature
Con melodie d'amore.
Dove l'acqua scorre
Piena di luce e di sole,
Dove gli aranci sono
Eternamente in fiore,
Dove le voci hanno sempre
Un sapore di mare
E di limoni spremuti
Dove il Giordano
Ha odore di aranci
Mentre scende tranquillo e lento
Fino al mare del Sale,
Dove i cavalieri cavalcano
Allegri e pieni di desiderio,
Dove la vita entra
E non riesce ad uscire,
Dove le donne nascondono
Nei capelli fiori bianchi azzurri
Come la tua bandiera,
Dove nelle pianure
La luce gioca a dama
Con il verde dei prati,
Dove le ragazze sono sporche
Di baci e di sabbia
Dove gli innamorati regalano
Grandi cestini di fragole.
Israele
Mio eden,
La terra che d-o mi ha dato
L’unica terra che ho
Non ne ho altra al mondo
La mia bocca trema
Nel chiamarti per nome
Troppo lunga è stata l'attesa.
Il cuore si sparpaglia al vento
La voce si fa schiva
Nel chiamarti Eretz,
Nel chiamarti Israele.
Ti porto nel mio sangue
Dolce terra dei gigli,
Dei cardi e delle viole.
Ma attenta israele
Prima eran
Teste mozzate
Roghi
Ghetti
Pogrom
E stretti camini
Ora sono gli arabi a darti la caccia.
Moltiplica le tue porte, Israele
Metti migliaia di guardie
E mille testardi fucili
A proteggere la tua penombra.
Costruisci un muro alto
Dalle rive di Eilath
Fino agli scogli del Libano
E non inginocchiarti
Di fronte ai domatori di rondini
Ai nemici degli usignoli
E soprattutto
Non dimenticare
Che i popoli della terra
Ti hanno regalato dolore
Ti hanno spezzato il cuore
Facendoti uscire dal petto
Lunghi singhiozzi.
Israele
Mio eden
La terra che d-o mi ha dato
L’unica terra che ho
Non ne ho altra al mondo
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