Wednesday, December 03, 2008

Oggi la pioggia bacia

Oggi la pioggia bacia
Gli alberi del mio giardino
Depositando ritmi
Sui fiori e sulle foglie
Il cielo è tutto cenere
La luna fredda e remota,
Non avendomi riconosciuta,
Allontana da me il suo sguardo.
Eppure nella mia valle,
Quand’ero bimba e buona.
La guardavo negli occhi
E lei mi sorrideva.
Mio D-o onnipotente
Invece di darmi un cuore
Con tanti ruscelli e pini
Avresti dovuto darmelo
Pieno di serpenti e jene.
Non chiedo grandi cose,
Io voglio soltanto
la pietra preziosa
Di ogni giorno che passa
Dimmi oh mio d-o sei muto?
Dimmi oh mio d-o sei sordo?
Non ti giunge, oh mio d-o
L’eco del nostro dolore?
In che ti abbiamo deluso?

8 comments:

Sympatros said...

Genio e tecnica:

http://it.youtube.com/watch?v=8-KyL2gMxV8

sigal said...

indubbiamente Glen Gould e' il migliore interprete di Bach. Grazie del link.

Sigal

Sympatros said...

Ma che dite? La pioggia la luna i cedri, mormoranti al vento, le odorate rive, i ruscelli e i pini dell'animo, si sono accorti mai di questa ragazza, che, incantata, li guarda, gli parla, li adora?

Vorrei che le voci del d-o, la luna il vento la pioggia, aprissero bocca e parlassero, rispondessero agli occhi , a volte meravigliati e gioiosi, a volte lacrimosi, per il pianto che le "sorgea sul ciglio"


" Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?"



Ma forse a loro poco importa e non l'hanno nemmeno notata!

sigal said...

la pioggia la luna i cedri non esistono se i miei occhi non li guardano.

Come e' bello il mondo, sympatros. Come e' bella la vita.

Sympatros said...

La gioia di vivere:

" Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum. " (Catullo)

sigal said...

mi vendichero' sfidandoti in aramaico.
Conosco poco il latino. Dovresti tradurmelo.

Sympatros said...

E' un pezzo della celeberrima "Canzone dei baci" di Catullo


Da mi basia mille....
Catulli Carmen V

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt:
nobis, cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa ne sciamus,
aut nequis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.


Viviamo, mia Lesbia, e amiamo
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la piu' vile moneta.
Il giorno puo' morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l'invidioso
per un numero di baci cosi' alto.

Trad. S. Quasimodo

Sergio Rizzitiello said...

C'è una radicale differenza tra il domandare di Sigal agli elementi naturale, al suo Dio, e quello del Leopardi.
L'una crede ma è tormentata dal senso del male e del dolore che esso produce negli uomini, e l'uno non crede ma cerca un ulteriore argomento alla vanità del tutto, alla sua fredda insensatezza, insensatezza che non trova nemmeno riscatto nell'uomo se non nella sua comune sofferenza, che paradossalmente diviene l'unico senso, l'unico valore che non disillude perché il resto sono solo illusioni di fanciullo.
Però Sigal squarcia con le sue domande un atroce dubbio, si chiede se il suo Dio ha in se il male e se non lo ha perché lo permette, mentre il Leopardi si apre ad un desiderio di amore, un ritrovamento di un senso che non si può negare totalmente altrimenti non avrebbe scritto poesie, non avrebbe vissuto ma avrebbe messo subito fine alla sua vita.