Monday, December 18, 2006

mille anni fa'

mille anni fa' dai lidi italiani giunse sul mio Giordano un cavaliere fiorentino che volle vendermi vetri colorati. Io non avevo nulla da dargli in cambio e gli detti il mio cuore.

Baci macchiati di gigli
Versi di pura passione
Io vado alla ricerca
Del mio cavaliere stanco.
I monti si sono spenti
E un usignolo
Canta
Malinconico canta
In un gruppo di abeti lontani
Il mio cuore di seta
Di ruscelli e pini
Si è riempito di fiori
Gattini rossi e libellule
Di cavalieri e di sogni
E vuole fuggire lontano
Al di là dei monti
Al di là del mari
Molto vicino alle stelle
Per chiedere a d-o di
Ridarmi
La mia anima antica
Matura di leggende,
Di pogrom e di storia
E vetri colorati.

Sunday, December 17, 2006

Tanti morti giocano a dama

Echi di voci bruciate
Ricordi vuoti di pianto
Spettri di armonia
Circolare ed ellittica,
Fumo di grida e di canti
E un dolore sovrumano.
La luna chiude le palpebre
E si arrende supina al mio canto
Il diamante di stelle lontane
Fugge rapido dall’universo.
Prigionieri di nubi e di sfingi
Sul verde monte lontano
Tanti morti giocano a dama
Con turbanti di nebbia e di luce
E sorrisi impregnati di risa
Di parole e di chiari singhiozzi
Ed antiche innocenze perdute
Le gabbiane sul mare
Fanno l’acqua sonora con flauti
E gli alberi sembrano statue
Che piangono sotto la luna.
Echi di voci bruciate
Ricordi vuoti di pianto,
Spettri di armonia
Circolare ed ellittica,
Fumo di grida e di canti
E un dolore sovrumano

Tuesday, December 12, 2006

e quei camini

Gli arabi con in testa Ahmadinejad bramano una nuova Shoà e invocano l’annientamento dello stato degli ebrei. Ecco il messaggio che si percepisce dal convegno negazionista di Teheran che si conferma un’operazione di pura propaganda di odio anti-ebraico

Finestre aperte
Su campi inesistenti
E quei camini
Quei camini
Senza gente,
Quei bambini
Quei bambini
Quei bambini che son morti
Senza luce del ricordo.
Che dolore
Che dolore
Come è grande la mia pena
Nella notte della terra
Nel preludio della fine.
Tanti morti inesistenti
Senza luce del ricordo
Che dolore
Che dolore
Come è grande la mia pena
Come tante lune bianche
Son scomparsi i vostri nomi
E la morte si è fermata
Si è nascosta dietro ai monti
Che dolore
Che dolore
Come è grande la mia pena

O domatore di colombe

Cantico dei Cantici 1:7
Dimmi, o amore dell'anima mia,
dove vai a pascolare il gregge,
dove lo fai riposare al meriggio,
perché io non sia come vagabonda
dietro i greggi dei tuoi compagni.

O domatore di gabbiane,
Nemico delle iene,
O amore dell'anima mia
Stanotte ti ho aspettato
Su un letto di garofani
E il suono di mille cembali
Feriva l'aria attorno.
In un silenzio di mirti
Ho dimenticato la pace
Ho dimenticato la guerra
Abbandonandole sole
In lontananze deserte.
Stanotte ti ho aspettato
O amore dell'anima mia
Per tessere con te
Le delusioni del mondo
Inventare con te un domani
E chiamare a convegno
Tutte le onde del mare.
O domatore di gabbiane
Nemico delle iene,
Io ti cerco la notte
Per appoggiare il capo
Sul tuo petto di piume
Spegnere le voci
E accendere solo i suoni

Saturday, December 02, 2006

La nebbia sta scendendo

La nebbia sta scendendo
Su torri d’oro e di bronzo.
Baciati dalla luna
Gli olivi sono stanchi
Di antiche profezie.
In questa notte chiara
Qualcosa li spaventa.
La nebbia scende lenta
Sul monte di Sion
Regalando alla morte
Molecole d’incenso.
La nebbia scende lenta
Sul giardino di gelsi
E graffia un po’ confusa
Il lontano orizzonte
Ma in questa notte
Gravida
Di miriadi di stelle
Fluttua
Eterno
Lo spirito di d-o

Thursday, November 30, 2006

Brezza allegra sui gelsi

Brezza allegra sui gelsi
E una grande luce
Che esce ridendo dagli occhi
Mirti di sale
E viole di bellezza
Con tanta vita dentro.

Due uomini pazzi
Con appetito di morte
Danzano urlando
Su un mucchio giallo
Di spenti scorpioni
E bocche piene di pietre.
Trascinano con grida acute
I teneri belati
Degli agnelli di d-o.
La luna
Bianchissima
E molto pallida
A ritmo lento raccoglie
Il rosso sangue svenuto.
E un angelo un po’ sudato
Che aveva imparato il mestiere
Nella città emiliana di Budrio
Lava con acqua ed unguenti
Le bruciature alle gambe.
La notte è lunga
Non vuole morire
E il sole scuro di tanti singhiozzi
Chiude le porte del cielo.


Brezza allegra sui gelsi
E una grande luce
Che esce ridendo dagli occhi
Mirti di sale
E viole di bellezza
Con tanta vita dentro

Wednesday, November 29, 2006

Sentiamoci amici

Sentiamoci amici
Per un momento,
Intimi,
Dimentichiamo
Le distanze
E fingiamo di essere
Io e te
Soli
In una piccola stanza
Fra quattro pareti bianche,
Dove le immagini
Come acqua di tormenta
Salgono polverizzate
Nell’aria
In tutte le direzioni
Come passeri spaventati
Dal tiro del cacciatore.
Io e te soli
In una piccola stanza
Fra quattro pareti bianche
Dove io con modestia
E semplicità ti dia
Quanto di più profondo
Mi vibra nel petto.
Io e te stretti,
In armonia
Nel silenzio sonoro
In cui geme la poesia
Che il vento commenta
Piangendo
In un profondo pentagramma
Senza chiave.
Io e te soli in una piccola stanza
Fra quattro pareti bianche

Monday, November 27, 2006

Aprite i tetti, spalancate le porte

Chi si nasconde
Chi singhiozza
Nel fondo della valle?
Aprite i tetti
Spalancate le porte
E lasciatela entrare
Quella ragazza
Quella ragazza
Perchè possa scaldarsi.

Per i monti e per le valli
Va cercando
Le gambe di marmo
Abbandonate nell’aria
Quella notte il suo petto
E le spalle
Erano rosse di sangue.

Chi si nasconde
Chi singhiozza
Nel fondo della valle?
Il rumore del fiume
Si spegne
Al rumore di guerra
Svegliati brezza
Svegliati luna
E raccogli sotto il tuo manto
I gemiti di una ragazza
Quella ragazza
Quella ragazza
Che va cercando
Le gambe di marmo
Abbandonate nell’aria

Thursday, November 23, 2006

Ho visto il suo corpo fuggire

Una ragazza dal viso dolce
Sta raccogliendo fiori,
Nella pianura.
Il vento molto galante
La prende per la vita
E vuole portarla lontano,
Ma la ragazza non sente.
Quattro cavalieri passano
Con abiti azzurri e verdi
E la invitano con voci allegre
A fuggire con loro
Ma la ragazza non sente.
E quando viene la sera
Passa una dama verde
Con mirti di luna e viole
“Vieni con me” le dice
E la ragazza la segue.
Ed io che le stavo vicino
Ho visto il suo corpo
Fuggire
Come dissolto
Mentre portava un tesoro
Alla morte.

Saturday, November 18, 2006

Ho sete

Le stelle si sono spente
La notte del diluvio
Stampandomi nella carne
L’eco di quelle grida,
Lasciandomi in dono
Solo
Intricate spire
Di inutile lussuria,
Mummificata,
Vuota di profezia,
Stanca di poesia.
Ma mi è rimasta la sete
Sete di aromi e di risa
Sete di nuove poesie
Sete del canto luminoso
Tranquillo
Verginale
Sognante.
Sete di capire
L’anima del vento
L’allegria delle valli
Di prima del diluvio.
Che posso fare per
Riavere la mia perduta
Innocenza?
Che posso fare per risentire
Il calore di sguardi ridenti,
Per riportare la luce alle fonti,
Rivedere la luna
Di prima del diluvio
Giocare a nascondino
Con le stelle infantili
E le nubi?

Thursday, November 16, 2006

preparate bare e sacchi di plastica

“Israele deve essere cancellato dalla faccia della terra. È una nazione di bestie senza alcun valore umano, è una disgrazia per il mondo moderno".
"Combatteremo contro il cosiddetto Israele. Lanceremo i nostri razzi e i nostri martiri sacrificheranno la loro vita molto all'interno delle nostre terre occupate: colpiranno a Giaffa, a Haifa e dentro Ashdod. La battaglia continuerà. Non abbasseremo il fucile. Tutti noi siamo martiri potenziali. Presto arriverà la nostra vendetta: preparate bare e sacchi di plastica".

“Ebrei, razza maledetta.
Preparate bare e
Sacchi di plastica”
Urlano gli scorpioni
E il figlio dell’uomo tace.
Sotto gli olivi il Giordano
Recita il suo canto
E le ragazze innamorate
Ricamano
Sentieri di seta
Che portano al cimitero.
La morte sparge
Nell’aria d’autunno
La sua eterna canzone
Piena di orbite vuote.
“Preparate bare presto sarete sepolti
Sotto i rami di gelso.
Le tombe vi guaderanno
Aprendo occhi di marmo”.
”Ebrei, nazione di bestie,
Preparate sacchi di plastica”
Sibilano i serpenti
E il figlio dell’uomo tace
Nascondendo un grottesco sorriso
Sul volto impietrito.
Escono i bimbi allegri
Dalle case
Spargendo nell’aria d’autunno
Le loro canzoni
E l’anima mia fugge
Senza soluzione
In un universo di alfabeti
Di libri e di parole
“Preparate bare esacchi di plastica”
Ripetono in coro i malvagi
E il figlio dell’uomo tace.
“Vi colpiremo con pugni chiusi
Ragazze innamorate
Bambini allegri
La tomba vi guarda
Con occhi molto aperti
“Preparate bare e sacchi di plastica”
Ripete il ritornello
E il figlio dell’uomo tace

Sigal

Tuesday, September 26, 2006

Istrice solitario

Sullo sfondo
Di vecchi olivi
Avevi gli occhi aperti
Affondati nell'ombra
E la luce
Si spegneva
Pian piano
Nei tuoi occhi
Di gazzella atterrita.
Istrice solitario
Tu mi ricordi Israele
Come Israele
Hai un cuore antico
Con valli e ruscelli
Un cuore che ride
E canta alla vita
Sullo sfondo
Di vecchi olivi.
Istrice solitario
D-o non ti lascia solo
È solo stanco delle tue grida
E si è addormentato.

Saturday, September 23, 2006

Seicentotredici cavalieri

Seicentotredici cavalieri
Coperti di luce verde
Corrono sulla collina
Decorando con risa
L’aria mansueta
D’autunno.
Ed io, che stavo
Dormendo
Il loro passo seguii
Per sentire l’odore d’incenso
E trasformare in parole
L’acqua della tristezza,
Per condensare con lettere
Piccole gocce di pianto.
Seicentotredici cavalieri
Coperti di luce verde
Corrono sulla collina
Trascinando con sé
Sotto bianchi mantelli
La pace
Pensosa
Umile
Mansueta
Serena
Seicentotredici cavalieri
Coperti di luce verde
Mi hanno portato stamane
Verso infiniti
Impossibili
Di pace fatta canto
Di miele di stelle.
D-o onnipotente
Perchè hai nascosto la pace?
Non vedi che sto morendo
Morendo
Morendo
D’amore per lei?

Monday, September 18, 2006

Oriana e' salita sui monti
In una citta' protetta
Dal profumo
Indicibile di d-o
Oriana, Oriana
Amara profetessa
Inascoltata e derisa
Oracolo avvilito
Ed umiliato
Dal sonno del silenzio
Dall’odore
Nauseabondo
Del male.
La prima cosa che vedesti
Quando sei nata
Furono piazze e ponti
Statue e giardini
Della tua Firenze
Ma col passare del tempo
Vedendo la libertא
Scricchiolare e gemere
Ferita
Nella fogna cittadina
Sei fuggita lontano
Superando la barriera
In cui abitava il dolore
L’angoscia le cicatrici
Gli artigli miserabili
Del male.
Poi hai voluto tornare
Per rivivere i profumi
Di allora
Per risentire gli accenti
Dei primi sorrisi d’amore.
Firenze ora attende
Che tu passi, Oriana
Con la tua voce forte
Amara profetessa
Inascoltata e derisa
Oriana e' salita sui monti
In una citta' protetta
Dal profumo
Indicibile di d-o

Sunday, September 17, 2006

Voglio dimenticare

Voglio dimenticare
Questo piccolo
Strano mondicello
Di teorie
Manifesti
Progetti
Bandiere bruciate
Forze dell’Unifil
Falsi profeti
Gole tagliate
E mani sporche
E guardarti, Gerusalemme,
Respirare il tuo splendore
Antico
Mia eletta
Città d’oro
E di rame
Dalle tue colline
D’argento
E verde scuro
Vedere come lenta
Sale la nebbia
Sugli olivi
Per le tue strade
Voglio vedere
Come trema il hamsin
Distribuendo incenso.
Gerusalemme,
Mia predestinata
Amante antica
Rotondo universo
Assoluto,
Integrazione
Sublime di d-o
Splendore lirico
Trasparente
Della materia
E della mia vita
Voglio dimenticare
Questo piccolo
Strano mondicello
Di teorie
Manifesti
Progetti
Bandiere bruciate
Forze dell’Unifil
Falsi profeti
Gole tagliate
E mani sporche
E guardarti, Gerusalemme!

Thursday, September 14, 2006

Yerushalaim

Yerushalaim
Yerushalaim
Aprimi le tue porte
Yerushalaim
Non temere gli uomini
Che hanno serpenti
In bocca
Veleno nelle parole.
Ci sono io
Amore mio solenne.
Amore mio stupendo.
Negli angoli più bui
Del mondo
Ho conosciuto
L’orrore
Di starti lontana,
Ora sono qui
E vorrei morire
Pronunciando
Il tuo nome.
Io non domando
Io voglio
Voglio
Respirare la tua aria
Dissolta nel miele
Addormentarmi
Ogni notte
Ai suoni
Delle tue arpe
Ebraiche
Col vento fresco
Sui tetti dorati
E col tuo viso
Sulla mia bocca.
Che lo sappia la luna
Che lo sappia il sole
Che io ti amo
Mia eterna
Città della Pace
Yir hashalom
Yerushalaim
Yerushalaim
Non piangere nel buio
Hai un avvenire di diamanti
Rive di amore ti attendono
Yerushalaim
Yerushalaim

Tuesday, September 12, 2006

Se solo potessi piangere

Se solo potessi piangere
La poesia uscirebbe urlando.
Stanotte sono riuscita
Ad accumulare l’oblio
E sulla riva del fiume
Li ho visti passare tutti:
Ventiquattromila
Ragazzi
Infradiciati nel buio,
Con le vene trafitte
E bocche di dolce miele
Se solo potessi piangere
La poesia uscirebbe urlando
La luce d’agosto
Distesa sull’acqua
Ha soffocato la vita
Sulle labbra di miele
Atteggiate a sorriso
Interrotto
Sommerso
Metafisico
Di ventiquattromila ragazzi.
Se solo potessi piangere
La poesia uscirebbe urlando
L’estate sta morendo
Non c’è più nessuno nei carri
Vuote sono le navi
E i campi di battaglia
Sono rimasti immersi
In sospiri ed in lacrime
La gente malinconica
E femminile
Si pone tante domande
Perchè?
Vogliono sapere
Perchè perchè.
Cellule di disperazione
Crepitano come foglie
Nelle profondità del petto
Se solo potessi piangere
La poesia uscirebbe urlando

Oh bianche gabbiane sul mare
Voglio affidarvi un compito:
Mutate il colore dell’acqua
Cambiate il sapore dei baci
Portate la simmetria
Ma soprattutto
Cacciate l’uomo
Dal mondo
Spartitevi fra di voi
Il mare e la terra
I fiumi ed i monti
Se solo potessi piangere
La poesia uscirebbe urlando

Saturday, September 02, 2006

La violenza sorda

La violenza sorda
Nella penombra
Non conosce sonno,
Non ci dà tregua
E noi, come
Passeri
Agonizzanti
Schiacciati dal silenzio
Del mondo
Continuiamo ad amare
La vita
E la giustizia!
Anime strane
Con vacillanti
Espressioni
Di agnelli
Al mattatoio
Cantiamo ancora
L’azzurro addormentato
Della poesia.
Sotto l’ellisse della luna
Cantiamo
L’amara freschezza
Del nostro millenario
Sangue.
Non importa se la rugiada
Del mattino fugge sconfitta
E la morte nascosta
Si affaccia alle nostre case
Per raggelarci
Noi ancora
Andiamo cercando
Il volto
Femminile di d-o
La shekhinnah.
La violenza sorda
Nella penombra
Non conosce sonno,
Non ci dà tregua

Friday, August 18, 2006

L’aurora sale e scende

L’aurora sale e scende
Per le scale
Del palazzo di vetro
Che nella nostra lingua
Si chiama
Collina senza speranza
Tel belò tikvà
L’aurora sale e scende
Ma nessuno l’accoglie
Perchè non c’è domani
Nè speranza possibile.
La tregua ha divorato
Abbandonato Israele
Che ormai ha già capito
Che non ci sarà paradiso
Ma amori senza frutti
E libertà di fango
Israele ha già capito
Di essere sprofondata
In una grande melma
Di deliberazioni e leggi
Lasciandosi alle spalle
Sangue stagnante nei campi
Luce di speranza sepolta
Con catene e rumori
In un impudico sfida
Di deliberazioni e leggi
In un naufragio di sangue
Ora giungono scorpioni
E rospi
Che cantano stonati
Alzando grandi vessilli
In segno di vittoria.
Il bimbo piange e guarda
Con la voce sgozzata
Con tanti buchi profondi
Nella sua fronte bianca
Mentre la terra esala
Solo rumori di morte
L’aurora sale e scende
Ma qui nessuno l’accoglie
Perchè non c’è domani
Nè speranza possibile.

Thursday, August 17, 2006

La morte passeggia sul fiume

La morte
Passeggia sul fiume
Con un assurdo seguito
Di illusioni già spente.
La morte festeggia ora
Con la stessa cadenza
Di ieri
E guarda passare d-o
Avvolto in una nube.
Il campo si lamenta
Con tanti occhi aperti
Che guardano la solitudine
Dei loro cuori di giglio.
Gli scorpioni del campo
Si sono mangiati la vita
Mentre la morte tesse
Con rapide mani
Le tele del mistero,
Per coprire i ragazzi
Dormenti
E poi riempire di muffa
I loro sogni infantili.
Ragazzi chiudete gli occhi
È ora di andarsene
Lasciate il vostro sentiero!
Troverete, ve lo assicuro,
Un luogo con tanta luce
In cui vedrete le stelle.
Ma tu mio d-o
Onnipotente
Sei sordo?
O grande mio d-o
Assonnato
Sei cieco?

Monday, August 14, 2006

Il mondo si e' rassegnato

In questo putrido giorno
Il mondo ha firmato una tregua
Abbandonando nel campo
Tanti soldati morti
Caduti lenti al suolo
Come foglie d’autunno.
Grandi uccelli neri
Guardano dall’alto
Immobili
Increduli
Un mondo rassegnato
Assediato dalla paura.
Contro tutta la vita
Il mondo si è rassegnato
Ed ha firmato una tregua

Saturday, August 12, 2006

Oggi è il 12 agosto

Oggi è il 12 agosto
Domani sarai seppellito.
Ricordi quella sera
Mentre camminavamo
Ridendo
Braccio sotto braccio?
Fu allora che tu mi mostrasti
Le stelle dell’orsa
Costellazione errante
Di sette piccole luci.
Fu allora che tu mi portasti
Nel tuo sogno di stelle
E mi conducesti verso
Primavere segrete.
Oggi è il 12 agosto
Ma l’odio
Miserabile
Vile
Non si è voluto fermare
Trascinandoti giù
Nel profondo infinito
Della miseria dell’uomo.
Ora la vita è fuggita
Dai calici del tuo petto
E corre ansiosamente
Verso mari puliti
Pieni di piccole lune
Che accarezzano il vento.
Verso praterie ridenti
Dove tremano i sogni
Dove c’è solo vita
Che arde scostumata,
Dove il pericolo cupo
Non scivola dai tetti
E la pace dilaga
Come un petalo
Nauseabondo
Oggi è il 12 agosto
Domani sarai seppellito.
Sei fuggito solo
Verso colline e fiumi
In un posto segreto
Dove i fiori
Non rovesciano lenti
Profumi di morte
Oggi è il 12 agosto
Domani sarai seppellito.

Thursday, August 10, 2006

Dolce ragazza schiva

Dolce ragazza schiva
Creazione viva,
Parola senz’eco
E senza risposta,
Nella mia vita tu vivi
Come il vento sul mare
Che incurva le ali
Delle gabbiane erranti.
Da quando tu sei andata
Gemono le foglie degli alberi
E il vento lieve avvolge
In spirali lentissime
I frutti del gelso antico.
D-o che creò le onde del mare
Le acque del Kinneret
Il monte del Gilboa
Creò la tua bocca di fragola
Che sorrideva allegra
Come un’ultima rosa.
Il mio cuore ti cerca
Cerca
Con nostalgia
La tua voce lieve.
Dolce ragazza schiva,
Definitiva come le viole,
Come il Giordano lento
E come il mare verde
Nel mio deserto tu vivi
Come l’ultimo fiore
Decapitato sull’acqua.
Dolce ragazza schiva
Insegnami la strada
Sull’arco della speranza

Wednesday, August 09, 2006

Da Teheran risuona

Da Teheran
Risuona
Il passo degli invasori .
Risuona, risuona
Attraversando fiumi
Sotto il vessillo pauroso
Del metafisico male.
Il passo dei mostri risuona
Da Teheran risuona
Risuona
Risuona nei fiumi
Ed al passaggio calpesta
Le viole,
La rugiada,
Le palme
Ed i cedri.
Non sarà amore il mio amore,
Non sarà sogno il mio sogno
Non sarà aria l’aria
Non sarà mare il mio mare
Finchè non sarà fermato
Il mostro di Teheran.
Colpo su colpo
Strato su strato
Le foglie della paura
Ricopriranno la terra
Siamo assediati da giorni,
Da mesi,
Da anni
Da mostri che io conosco
E gli ospedali
Le case
Le scuole
E gli uffici postali
Hanno finestre corrose dal pianto
A che servono i versi
Se spade amare ti esplorano
Da Teheran ti esplorano
E un rapace
Giunge ogni notte
A mordere i letti?
A che servono i versi se
I passi del mostro
Risuonano
Nelle valli
Nei fiumi
E nelle montagne?

Tuesday, August 01, 2006

Che motivo avrei di disprezzare la guerra?

Con la stessa tranquillita'
Con cui il polline dei fiori
Si affida al vento
Oggi mi affido alla guerra.
Che motivo avrei di disprezzarla
Che motivo avrei di disprezzare
Una guerra che mi permettera'
Domani
Di bere tranquilla
Le gocce di rugiada?
Se tu sapessi
Come mi sento infelice
Vedendo coi miei occhi
Le strane ferite dei
Bambini raccolti
Come inutile mercanzia
Sotto cumuli di calcinacci!
Ma la morte accerchia la mia casa
E a nulla vale chiedersi
Cos’e' la guerra.
Domani la guerra, non temere,
Si perdera' nella dimenticanza
Della pace
E se la vinceremo
Troveremo un filo
Che portera' ad un bosco
Dove si vede la vita.
Per me oggi la guerra
e' la speranza di un bacio
Nella tranquillita' del mio nido,
Che motivo avrei, amico,
Di disprezzare la guerra?

Saturday, July 22, 2006

Non voglio vedere

Non voglio vedere
Il tuo sangue
Non voglio vederlo
Sparso
Con un lamento
Di agnello.
Stanotte, amor mio,
Ti ho sognato,
Ti ho sognato,
Mio bene
E nel mio sogno gemevo
Senz’acqua
E senza gabbiane.
Il tuo sangue
Bussava
Cantando
Ai vetri della finestra,
Il tuo sangue
Tingeva la strada
E il negozio di fronte,
Il tuo sangue
Scendeva dal monte
Lento
Lento
Lento
E due cherubini
Specialisti nei morti
Tingevano
Di bianco e di azzurro
Le tue labbra e i tuoi occhi.
Stanotte ti ho sognato
Ti ho visto vomitare
In una grande
Pozzanghera
Di secca agonia
E la luna lavava con acqua
Il tuo corpo bruciato.
Ma era solo un sogno
E i sogni non sono reali.
Ora vieni, mio bene
Io voglio lavarti
La polvere e il sudore
Voglio toccare con dita lievi
Le tue labbra vive.

Tuesday, July 18, 2006

in questa nuova aurora

Vento d’oriente
Caldo ed ardente
Imbevuto
Di fiori d’arancio
Portami semi
Di sguardi lontani
Tremanti
Di desiderio
E di muschio
Di baci prigionieri,
Che singhiozzano
Umili e teneri
Nella terra dei cedri.
E’ il 19 luglio
Ventitreesimo giorno
Del mese di tammuz
E una nuova aurora
Disegna con ali leggere
Carezze agli amanti.
Non vale lamentarsi
Meglio guardare la fonte
Che recita canti sull’erba
Dimenticando le pene
E come i rami di gelso
Alzare le braccia
Mendicando la luce
Invocando
Le aurore
E i crepuscoli
I baci e carezze
Dei teneri amanti.
Babele si sveglia
In questa nuova aurora
Del 19 luglio
Ventitreesimo giorno
Del mese di tammuz
Ma le viole rimangono viole
Le rose rose
L’amore amore
E la luce di d-o
Illuminerà
In eterno
Le vie della terra

Dalla terra dei cedri

Luce di oggi e di ieri
E luce di domani.
Prati mortali di luna,
Gelsi e sicomori,
Pura pazzia d’estate,
Splendore innocente
Di brezza
Di foglie
E di rugiada
E sangue sotto terra.
In questa calda estate
Del mese di tammuz
Dalla terra dei cedri
Arcieri incappucciati
Lanciano sfide alla morte.
Le lacrime sgorgano lente
Lente lente lente
Come un balsamo azzurro
E l’erba geme,
Geme geme geme
Nel prato del mio giardino

Thursday, July 13, 2006

ho dimenticato di dirti

Sopra le acque verdi
Passa una barca bianca
Come un fantasma
Passa
Al ritmo lento dei remi.
E’ la morte che avanza
Voluttuosamente
Avanza
In spaventosi contrasti
Trascinando con sè
Misticismo e lussuria
E labbra lontane
Fuggi, ragazzo, fuggi!
E’ la morte che avanza
Come un fantasma avanza
Al ritmo lento dei remi
Misticismo e lussuria
E labbra lontane
E io che non voglio
Non voglio
Non voglio seppellirti domani

Saturday, July 08, 2006

Erigero' un muro

Terra allegrissima,
Imperturbabile
Dove si bruciano
Le creature innocenti.
Prati amore
Luce e sabbia
E il Giordano ai miei piedi
Che scorre grave ed eterno.
Forma pura di bellezza
Luce obliqua
Senza sogni
E senza nostalgia.
Sicurezza finta
Immaginata
E singhiozzi d’argento
Che cercano d-o volando.
Un coro di ulivi
Chiede eternità al vento.
Dalla spiaggia di Eilath
Fino agli scogli del Libano
Erigerò un muro perpetuo
Fatto di acqua alta
E sotto il cielo infinito
Dimenticherò la vita.
Prati amore
Luce e sabbia
E il Giordano ai miei piedi
Che scorre grave ed eterno.

Friday, May 12, 2006

sul mare del sale

Nella luce obliqua del mattino
Nelle acque del mare del sale
Si bagna la ragazza
E un cherubino scende
Sulla superficie dell’acqua.
L’aria del mattino
Da' tremore alle spalle e ai fianchi
E Il desiderio sale sale
Fino alla radice del collo.
La ragazza si toglie il velo
E come un giunco si china
Come un fiore si apre.
Ma il maschio,
Che sempre comanda
Non vuole toccarla
Per non vederla svenire
Fra le viole del mare
Per non ferire
I suoi petali
Con i suoi baci d’amore.
Nella luce obliqua del mattino
Nelle acque del mare del sale
Si bagna la ragazza,
Come un giunco si china
Come un fiore si apre
E un cherubino scende
Sulla superficie dell’acqua

Saturday, April 22, 2006

Il dogma della pace

Quando la mia gabbiana
Fu assassinata la gente
Mise sigilli ai balconi
Per non turbare il dogma,
Il dogma della pace
Tanto lo sanno tutti
Che le gabbiane
Hanno il collo facile
Che si presta al bisturi
E a poco vale elevare proteste.
Il capo degli ebrei
Alle sette di sera
Attraversò la strada
Per soffocare i gridi
Per spegnere i sussulti.
Fu irremovibile
“Non ci sarà risposta” disse
“Dovete rispettare
Il dogma della pace”.
L’orchestra lontana
Drammaticamente lottava
Coi violini e le arpe
E sulla costa del mare
Gli assassini elevarono
Milioni di dita
In segno di vittoria.
La mattina seguente
Trovarono sulla spiaggia
Due piume bianche macchiate
Di sangue con la scritta:
“Seppellite metà del mio corpo
Nei boschi della Galilea
E l’altra metà
Sui pendii del Gilboa”

(Oh come sei bella! Come sei bella!)

Venite, venite a vederla
La mia Gerusalemme d’oro!
(Oh come sei bella! Come sei bella!)
Venite, venite a vederla
La sua tristezza immensa!
Oh città dolorosa e materna
Le tue spalle si stanno curvando
E il tuo cuore è senza speranza.
Venite, venite a vederla
La mia Gerusalemme d’oro!
(Oh come sei bella! Come sei bella!)
Venite, venite a vederla
La sua tristezza immensa!
La nebbia sale e scende dai monti
Malinconica e vaga
Gli eucalipti sono già svegli
E gli abeti muovono
Languidamente i rami
Alzandoli verso il cielo come
Verdi braccia elevate
In una vana preghiera
Venite, venite a vederla
La mia Gerusalemme d’oro!
(Oh come sei bella! Come sei bella!)
Venite, venite a vederla
La sua tristezza immensa!
Il vento converte in arpe
Le strade e i sentieri
E la città si sveglia
Ai suoni appassionati e vaghi
Di grandi cembali azzurri.
Venite, venite a vederla
La mia Gerusalemme d’oro!
(Oh come sei bella! Come sei bella!)
Venite, venite a vederla
La sua tristezza immensa!
La sua melodia è così grave
Che le viole nei campi
Tremano nervosamente
E le gabbiane sul mare antico
Seminano cascate di lacrime
Oh nuova tristezza del mattino
Tristezza acuta!
Venite, venite a vederla
La mia Gerusalemme d’oro
(Oh come sei bella! Come sei bella!)
Venite, venite a vederla
La sua tristezza immensa!

Wednesday, April 19, 2006

Il sei gennaio

Il sei gennaio si è chiuso,
Chiuso, si è chiuso per sempre
Il giglio del Sharon
E la brezza è fuggita
Tremando di paura.
La ragazza stupita
Ha chiesto protezione
alla luna alla luna
Cercando di difendersi
Dallo sguardo del cielo.
Le finestre si sono aperte
Per chiedere al vento al vento
Per chiedere all’aria e al mare
Il perchè del suo pianto.
Il sei gennaio ha perso
Perso, ha perso per sempre
Il suo vestito a fiori
Ha perso, perso, perso
Le sue scarpe italiane
Aiutatela a ritrovarli.
Ne ha ancora bisogno
Per ritrovare equilibrio.
“Quando morirò” mi ha detto
“Voglio che tutti lo sappiano.
Manda telegrammi azzurri
In Italia, Francia e Spagna
E uno a Zola Predosa
E nel telegramma scrivi
I miei trentasei gridi
I miei trentasei sussulti “.
Il sei gennaio si è chiuso,
Chiuso, si è chiuso per sempre
Il giglio del Sharon

Sunday, April 16, 2006

La principessa del nulla

Ricordo quando impaziente
Facevi a pezzi i libri di storia
E mi invitavi a correre
Ai piedi del monte Gilboa.
Volevi vivere in prima persona
Storie di principesse
Che si bagnavano il viso
Nell’acqua del ruscello
Sotto i raggi di luna.
Io ti seguivo curiosa
Indossando i miei sandali biblici
Avevo fretta di assistere
Alla lotta accanita
Di cavalieri con spade e piumaggio
Che facevano la ronda
Sulle colline brulle,
Sfidandosi collerici
Per conquistare il tuo cuore.
Tu quando li vedevi
Ti avvolgevi di brividi azzurri
Pensavi al groviglio di baci
Pensavi alla bocca di miele
Che si sarebbe unita
Dolcemente alla tua.
Alzavi scostumata la gonna
Per mostrare le cosce frementi
Al cavaliere stupito
Tremante di desiderio.
Nella valle solitaria
Ai piedi del monte Gilboa
Vivevi la tua fiaba reale,
Oh principessa scostumata,
E scoprivi il tuo seno bianco.
Alzavi senza pudore la gonna
Per mostrare al cavaliere azzurro
Le tue cosce di marmo.
O principessa del nulla
Ora la terra tocca
Il tuo pudore stupito
Di dolce ragazza ebrea
Con teneri polpastrelli

Saturday, April 15, 2006

Fermate il pianto

La morte la guarda gelida
Nascondendo nel pugno
Una piccola lama.
E vuole testardamente
Fermare
Alla radice del collo
Il grido della ragazza.
Mentre nel giardino dell’eden
Si perpetra il delitto,
La sera si affaccia timida
Sulla strada affollata
E non osa toccarla
Per non bruciarsi il cuore.
I venti abbracciati
Dormono
Ignari
Sulla montagna
E il fiume cade svenuto
Nelle braccia del mare.
La ragazza congiunge nell’aria
Le sue piccole mani
In una vana preghiera
E chiede di riavere
Il suo mondo perduto,
Di sentire ancora una volta
Il rumore dei giunchi
Di vedere con occhi vivi
Come si aprono i fiori

Fermate il pianto, vi prego.
Ho una buona notizia:
Al suo funerale giunsero
Decine di bianche gabbiane
Che le portarono in dono
Tanti chili di ali
Per insegnarle a volare.

Thursday, April 13, 2006

un giorno vedremo brillare solo stelle e comete

Le iene aspettavano
Pazienti
La morte della gabbiana
Sognando di tenere in bocca
Pezzi rosa delle sue ali.
La gabbiana mite
Piangeva a voce alta,
Tanto alta
Da spezzare il cuore.
Le iene le urlavano
Attorno
Nomi oscuri e parole
Mentre la loro saliva
Si riempiva di fiele.
In quella impari
Lotta
La gabbiana agitava
Nel vomito
Delicatamente il petto
Chiedendo pietà alla luna
Graffiando disperata
Il seno di sua madre.
Quando le infilarono
In cuore
L’ultimo chiodo di ferro
La gabbiana li guardò
Serena
Con il suo sguardo nudo
Perchè sapeva benissimo
Che nel mondo
Non esiste iena
Che possa
trasformarla in gelo
Un giorno succederà
Che le jene vivranno sole
Sguazzeranno per trentasei volte
Nella melma buia
E giaceranno inutili
nelle caverne oscure,
Noi vedremo brillare
Solo stelle e comete
E lunghi baci d’amore
Legheranno le nostre bocche
In un intreccio di luce

Tuesday, March 28, 2006

oggi andiamo alle urne

La principessa è prigioniera
Ha cinque catene alle braccia
E sta contemplando sognante
Il gruppo di cavalieri
Che custodiscono il muro.
Ora la vogliono uccidere
E la stan trascinando
Per i sentieri
E i campi di olivi.

Neppure l’erba dovrebbe
Accorgersi della sua solitudine.

La principessa è prigioniera,
Ha cinque catene alle braccia
Ora la stan portando
Sulle colline dorate
Mentre nell’aria risuonano
Accordi meravigliosi
Di monotonia rosa.

Neppure l’erba dovrebbe
Accorgersi della sua solitudine.

La principessa è prigioniera
In questa terra di latte e di miele
Coronata di nidi
Mentre il vento commenta
La melodia del suo cuore
E accoglie a braccia aperte
L’alba di un sogno di pace

Saturday, March 25, 2006

Quindici viole

Quindici viole
E quindici ali,
Quindici grani d’arena,
Quindici grilli vivi
Nella mia mano.
Quindici onde,
E quindici in ghematria
Le lettere
del tuo nome.
Quindici giunchi nell’acqua
Quindici pesci nel mare
Quindici gelsi
E quindici bianche gabbiane
E quindici in ghematria
Le lettere
del tuo nome.
Non sotterrarmi, oh mio d-o
Aspetta qualche minuto.
Io mi accontento di poco.
Lascia che prima io sfogli
Soavemente le viole
Che conti lentamente
I granelli d’arena,
Che dispieghi le ali
Sotto il mio cielo
Lascia che io senta
Per qualche minuto
Il canto del grillo
E veda le onde del mare.
Lascia ch’io veda il sole.
Non sotterrarmi, oh mio d-o
Io mi accontento di poco:
Di quindici raggi di sole
Di quindici gocce di pioggia
Non sotterrarmi, oh mio d-o
Mio è questo corpo
Mio questo sangue
Miei sono i sogni
E mie le gambe di marmo.
Lascia ch’io veda
Per qualche minuto
Il cavaliere azzurro.
Non sotterrarmi, oh mio d-o
Voglio vedere la luce,
Le nubi verdi e il vento
Le valli viola e i fiumi
I girasoli di fuoco
E il mio cavallo bianco.

Thursday, March 23, 2006

Mille ragazze danzano

Nella chiara pianura
Grandi nuvole verdi
Accarezzano il vento
E sotto il cielo terso
Scorre lentissimo il fiume.
Mille ragazze danzano
Nella città che freme
Nessuno riesce a fermarle
E gli arcieri del male
Non osano avvicinarsi.
I cavalieri azzurri
Stanno arrivando dal mare
Per portarle nell’eden
Dove tremano i canti
Dove le arpe e i cembali
Risuonano allegri nell’aria,
Dove i sogni non piangono
E i singhiozzi restano
Prigionieri in gola.
Mille ragazze danzano
E il loro cuore si apre
Come un immenso giglio.
Nella chiara pianura
Grandi nuvole verdi
Accarezzano il vento
E sotto il cielo terso
Scorre lentissimo il fiume

Il sangue cade dai monti

Il sangue cade dai monti
E gli angeli lo inseguono
Mentre la morte
Tinge
Di verde e di azzurro
Le bocche piene di luna
Delle ragazze morte.

Oh gabbianella delle mie vene
Tu ti sei persa per sempre
Quella sera
In una strada
Invasa
Da raggi di luce
Violenta,
Inseguita da mille
Scorpioni
Sporchi
Di giallo veleno.
Ti hanno rubato per sempre
La grazia dei movimenti
La tua spavalda allegria
Il tuo appetito di baci.
Oh gabbianella delle mie vene
Tu ti sei persa per sempre
Quella sera
Fra gli alberi di eucalipto
E ora la terra si sveglia
Versando fiumi di lacrime.
L’estate si avvicina
Con i ricordi
Con le pesche
Con l’uva
In un diluvio di viole
Di cannella
E di rosmarino
Ma da quando sei morta
Qui nessuno riesce a cantare

Il sangue cade dai monti
E gli angeli lo inseguono
Mentre la morte
Tinge
Di verde e di azzurro
Le bocche piene di luna
Delle ragazze morte.

Tuesday, March 07, 2006

Ho visto l'uomo e voglio cambiare pianeta

Venne un giorno dal mare
Una gabbiana bianca
Che seminava all’alba
Fresca esistenza
Sul dorso delle onde.
Cercando la vita
Volava verso i raggi
Di luce convertiti in fiori
Ma quando vide l’uomo
Volle dire addio
Ai fiori d’arancio e di mandorlo
Ai mirti ed alle viole,
Alle colline e ai fiumi.
“Ho visto l’uomo” mi disse
Bagnando le rive
Di lacrime tempestose
“E voglio cambiare pianeta”.
La gabbiana bianca,
Palpitante d’amore
Volle volare lontano
In cerca dell’eterno
Sorriso dei limoni.
Non voleva vedere
Sulle acque infuocate
Del tenero Giordano
Ragazze rosse e brune,
Fabbricate nel cielo
E ora trascinate
Sulla sabbia
Senza la vita dentro.
Una gabbiana bianca
Esasperata dal male,
Mi disse:
“Ho visto l’uomo
E voglio cambiare pianeta”.

Saturday, March 04, 2006

il sangue scorre lento

Il sangue scorre lento
Dissolvendo la vita
Nel totale silenzio
Del mondo

Siamo rimasti soli
Sotto l’attacco violento
Di scorpioni gelati
E nuvole di sangue
Graffiano
Le porte azzurre del cielo.
La primavera semina
Sulla cima dei tetti
Rumori di cicatrici,
Fremiti di cosce spezzate
Seppellite nei pozzi.
Lo scorpione trascina veleno
Sull’arena gialla
E l’acqua del Giordano
Fa germogliare brividi.
Dalle terrazze e dai muri
Feroci arcieri
Tagliano
Con grandi forbici
Le corde dell’arpa,
Spezzano i suoni acuti
Di violini e di cembali
E tentano
Con pugni chiusi
Di cancellare
L’infinita bellezza
Della vita che freme.
Rabbrividite e angosciate
Ragazze rosse e brune
Svengono per la paura
Con i bambini nel ventre
E cercano fessure
Per fuggire lontano.

Il sangue scorre lento
Dissolvendo la vita
Nel totale silenzio
Del mondo.

Thursday, March 02, 2006

Presto torneranno gli alberi

Lo scorpione è in agguato
E lo scorpione, sapete,
È’ nemico del sole
Nemico dei pianoforti,
Attente, ragazze, attente!
Lo scorpione e’ distratto
E senza impallidire
Strappa le cosce di marmo
Dalla radice del corpo.
Ogni giorno trascina la morte
Sotto le finestre di casa
Fra archi e negozi
E liberamente corre
Al bar più vicino
Per farsi servire un bicchiere
Di lacrime in cerca di luce.
Ma presto, ne sono sicura,
Presto torneranno gli alberi,
Le gabbiane sul mare
Ritroveranno la luce
E timidamente il Giordano
Scorrerà fra gli ulivi
Sotto il cielo nitido e puro.

Wednesday, March 01, 2006

Le presi il bambino

Stanotte l’ho vista.
Nel suo abito a fiori,
E sui capelli biondi
Una pallida corona
Di aculei di luce purissima.
Fra le sue braccia
Stringeva un bambino.
“Dove vai?” le chiesi sconcertata.
“In un giardino”, mi disse “un giardino”.
Il vento scuoteva i rami
Del nostro gelso antico
Come fosse una mano.
“Un giardino?” le chiesi turbata.
Non riuscivo ad afferrare il senso.
Io, lì, sola con lei.
Con espressione vuota, stordita
Sollevò al petto il bambino
Che singhiozzava
E se lo strinse contro.
Io mi asciugai le lacrime
Per scacciare il ricordo.
Al di sopra dei tetti
Un fumo chiaro, diluito dal sole
Svaniva nei cunei del cielo.
Le presi il bambino
E lo chetai sussurrando
Parole d’amore.
“Vieni” gli dissi “ti porterò io
Negli eterni giardini dell’eden”

Friday, February 17, 2006

La sirena mugge

La sirena mugge
E il vento dal mare
Rastrella rabbioso
I bordi delle finestre
Corriamo in fretta
Nella stanza blindata.
E’ primavera sulla collina.
Mio padre mi guarda.
Ha un aspetto insolito
Il suo viso è avvolto
Da un pallore sedentario,
E un sorriso troppo ampio
Che non gli conoscevo.
Mia madre
Nel suo vestito chiaro
Lo guarda con occhi
Pieni di stupore.
Nella stanza blindata
La radio annuncia:
“Siamo sotto attacco
Di missili dall’Irak”.
Ventinove missili in tutto.
Io stretta a mia madre
La guardo
Con occhi spaventati
E toccando timidamente
Il braccio a mio padre
Gli chiedo:
“Che cos’è questa? È la guerra?”
“No, bambina, è un gioco,
Mettiti la maschera”

Sulla riva del fiume ballavamo la hora

Volevo guardarla,
Con avidità,
Perchè non si sciogliesse il ricordo,
Ma non potevo vederla:
L’avevano coperta
Con un bianco lenzuolo
Per non turbare
L’eterno suo isolamento,
La sua intimità col creatore.
Cercai di immaginarla viva
In una giornata di sole,
Quando il mare verde danzava
Ebbro sulla nostra spiaggia,
O in quelle sere di sogno
Quando sulla riva del fiume
Ballavamo la hora
E i suoi lunghi ricci biondi
Si dondolavano lenti
Sotto i rami d’ulivo.
Al suo funerale
Vidi alti cavalieri
Che seminavano lacrime
E profumi di mirto
Volevo guardarla,
Con avidità,
Perchè non si sciogliesse il ricordo.
La pioggia fuori della finestra
Sigillava con raffiche brevi
I bordi della mia finestra
E l’ultima luce del giorno
Si sfaceva nel crepuscolo.
Il suo viso sotto il lenzuolo
Sembrava tremare
Come se fosse sotto il mare
E macchie confuse indistinte
Turbinavano nel buio.
Cercai di immaginarla viva
In una giornata di sole
Quando il mare verde danzava
Ebbro sulla nostra spiaggia,
O in quelle sere di sogno
Quando sulla riva del fiume
Ballavamo la hora
E i suoi lunghi ricci biondi
Si dondolavano lenti
Sotto i rami d’ulivo
Volevo guardarla,
Con avidità,
Perchè non si sciogliesse il ricordo

Monday, February 13, 2006

Domani si sveglieranno in un mondo migliore

Conosco
Una ragazza bruna,
Una ragazza bionda
E una ragazza rossa.
Sono ragazze miti
Che sognano turbate
Incendi e desideri
Eccitazioni e baci.
Per loro hanno dipinto
Tre stanze di ospedale:
Un ospedale pieno di gridi
Di garza inzuppata di liquido
E gambe di marmo bianco
Servite in un vassoio.
Ragazze senza nome
Che guardano
Inquietamente
La strada
E lasciano cadere
Inutili piccole lacrime,
Pregne di nostalgie
E di angoscia.
In questo piccolo spazio
Al primo e al secondo piano
Le tre ragazze vivono
E guardano passare
Attraverso la grande finestra
La gente indaffarata.
Guardano la strada,
I negozi.
Le macchine,
I grattacieli di vetro
E si stringono una all'altra
Disorientate e sole.
Presto sarà tutto finito.
Domani si sveglieranno
In un mondo migliore.

Quando arriverà il maschiach?

Quando arriverà il maschiach?
Quando finiranno guerre,
Le sofferenze e le distruzioni?
Ci provarono gli Ittiti
Gli Assiri e i Filistei
Ci provarono gli Egiziani
E Mosé, arrabiatissimo,
Decise di portarci tutti
In una terra chiamata Canaan
Quarant’anni ci mise
Per superare pochi chilometri!
In quarant’anni avrebbe potuto
Approdare sui lidi d’Italia
Io l’avrei preferito.
Poi venne Roma e Tito,
Suo ineffabile figliolo
Che ci vestì da romani
Facendoci correre come pazzi
Sull’arena del Colosseo.
Ma la sfortuna più grande
Fu l’arrivo di quel rabbino
Che andava dicendo
A destra ed a sinistra
Di essere figlio di d-o
E trovò chi gli credeva.
Poi giunsero le crociate
Che dovevano liberare
I luoghi santi dagli arabi
Ma prima che riuscissimo
A pronunziare verbo
Iniziarono a giocare football
Con le nostre teste mozzate.
Poi l’ineffabile Torquemada,
Uomo molto brillante
Che si servì di noi Per illuminare
Le strade di Spagna.
Poi ci chiusero in quei posti
Che si chiamano ghetti
Ma anche qui
Quando nulla di meglio
Avevano da fare
Entravano per scannarci.
Poi gli zar che
Inventarono la parola pogrom
E con tipica fantasia slava
"I protocolli dei savi di Sion",
Infine, non tanto tempo fa’,
Nacque in Germania
Un imbianchino
Che sei milioni del popolo eletto
Fece passare per stretti camini.
Ora finalmente abbiamo una patria
E sono gli arabi che ci danno la caccia,
Assassinii, sequestri, accuse, attentati,
Bombe e tante altre specialità .
Ebbene, d-o onnipotente,
La mia pazienza è finita.
Non è ingratitudine la mia
Ma non ne posso più.
Mi avevi promesso il messia
L uomo che dovevi scegliere
Per redimere Israele
Per portare la pace.
Quando arriverà il maschiach?
Quando finiranno guerre
Le sofferenze e le distruzioni?

Sunday, January 22, 2006

Quella sera

Quella sera
Nel tuo abito a fiori
Mi parlavi del ragazzo italiano.
Ridevi
Fremente,
Ubriaca d'amore
Battevi il ritmo con la testa
Sognando di danzare con lui.
Poi ci fu
Un fremito
Un grido nell'aria
Tremò il negozio di fronte
Tremò la luce del lampione.
E da infinite finestre
I cuori degli ebrei
AssistetteroIncapaci
Alla tua perdizione.
Non feci in tempo a gridare,
Credevo di averti smarrita
E ti cercai
Fra i libri bruciati
Fra i brandelli di carne
Fra i pezzi di violino spezzato.
Ora voglio cercarti nelle foglie
Voglio cercarti nei fiori
Voglio cercarti
Fra le acque tranquille e lente
Del Giordano che tu amavi tanto

Storie di aerei veloci

"Il mio compagno di banco Alberto Limentani mi faceva morire d'invidia nel 1948 (terza elementare di fronte alla cupola del Panteon) quando mi dava a bere che di notte lui correva in aereo a combattere in Israele e tornava la mattina con lo stesso aereo"


Quando veniva il mattino
Il suo giovane amico
Gli raccontava storie.
Nelle sue storie
Non c'erano draghi
Non c'erano fantasmi
Non c’erano lupi cattivi
E neppure orchi malvagi.
C’erano solo bambini
Che rischiavano la vita
Ogni notte
Per salvare Israele.
E lui, nel sentirle,
Morendo quasi d’invidia,
Sgranava gli occhi
Per lo stupore.
Erano storie di aerei veloci
Che atterravano in grande segreto
Nella valle di Armegheddon.
In quelle notti d'argento,
Il bene era portato in volo
da grandi angeliche ali
Per rinchiudere il male
In oscure caverne.
E lui, ansiosamente,
Attendeva l’alba
Per riascoltare in estasi
La storia delle notti di fuoco
Del suo eroico piccolo amico
Che si avventurava ogni notte
In imprese rischiose
Per salvare i bambini buoni.