Wednesday, December 07, 2005

Due gabbiani innamorati

Due gabbiani innamorati
Lui bruno e lei rossa,
Si baciano al crepuscolo.
Contemplano l'orizzonte
Ubriachi di luce e di stelle.
Sognano l'amore
Sotto il cielo di Zion
E sentono nostalgia
Degli eterni giardini dell'eden.
Come era bello il sorriso
Che avevano sulle labbra!
Due gabbiani innamorati
Lui bruno e lei rossa,
Si baciano al crepuscolo
Come era triste il dolore
Che avevano nel cuore!
Due gabbiani innamorati
Lui bruno e lei rossa,
Si immergono alti nel cielo
Ricamando coi loro sospiri
Pini solitari e gelsi fioriti
Sigal

Saturday, November 26, 2005

Ma tu sei rimasta morta

Vestita con un abito a fiori
Pensavi che il mondo
Fosse bello
Sotto il cielo limpido e puro
Pensavi che i sospiri d’amore
Fossero eterni,
Ma sei’ rimasta morta,
Quella sera tu sei rimasta morta.
Sembravi un manichino nudo
Caduto dalla vetrina di fronte,
Avevi i capelli gelati,
Un pugnale di ferro nel cuore.
E un sorriso incredulo
Sulle tue labbra di fragola.
Cercai di affacciarmi
Ai tuoi occhi
Aperti per lo stupore
Del colore del miele
Ma tu sei rimasta morta
Con tante schegge nel petto.
Cercai di coprire
Il tuo pudore inerme
Con mani delicate
Ma tu sei rimasta morta
Lasciando nell’aria
Odore di sangue
E tanti coltelli nel cielo.
Vestita con un abito a fiori
Pensavi che il mondo
Fosse bello
Sotto il cielo limpido e puro
Pensavi che i sospiri d’amore
Fossero eterni.

Friday, November 25, 2005

Il vento nudo geme

Il vento nudo geme
Fuggendo dalle onde
Come se fosse uscito
Da un naufragio di sangue.
Spezza la schiena
Delle gabbiane bianche
Che singhiozzano in sogno.
E quando giunge l’aurora,
Vacillando,
Sulla riva del mare,
Le strade sembrano corde
Di un immenso violino
I negozi non respirano ancora
E i manichini nelle vetrine
Aprono gli occhi
Svegliati dallo spavento.
Stendono nella penombra
Mani di gelo
Mentre le viole e le rose
Fuggono dai balconi
Il vento nudo geme
Il vento nudo geme

Wednesday, November 16, 2005

Se il mio petto avesse vetrate di cristallo

Se il mio petto avesse
Vetrate di cristallo
Vedreste la mia terra
Ricoperta di gelsi,
Bagnata di acute passioni,
Vedreste cavalieri grigi,
Nobili e modesti
Consumarmi le labbra,
Vedreste gabbiane bianche
Che si risvegliano all’alba
Credendosi rose,
Credendosi alberi e fiumi.
E le vedreste
Baciare il vento
Nelle notti d’incenso.
Oggi l’anima mia
Si veste di tremore
Si adorna di pianto
E i sogni della notte
Già prigionieri in gola
Si aprono a passi lenti un varco
Fuggendo come fantasmi.
Cosa farei se non avessi il giorno
Se non avessi questa luce
Armoniosa
Che mi sento dentro
La notte e fuggita
Attorcigliandosi ai miei capelli
Baciando le mie cosce bianche
Sotto un lenzuolo azzurro
Ma prima di sparire
Ha voluto colpirmi alle spalle
E io ho tanta paura
Di morire qui sola.
Se il mio petto avesse
Vetrate di cristallo
Vedreste la mia terra
Ricoperta di gelsi,
Bagnata di acute passioni,
Vedreste cavalieri grigi,
Nobili e modesti
Consumarmi le labbra,
Vedreste gabbiane bianche
Che si risvegliano all’alba
Credendosi rose,
Credendosi alberi e fiumi.
E le vedreste
Baciare il vento
Nelle notti d’incenso

Wednesday, November 02, 2005

la speranza cercatela

La speranza cercatela
Nella mia fronte,
Cercatela nel mio petto
Cercatela nel mio cuore,
Nel sangue sparso
Fra i rami spezzati,
Negli uliveti mossi dal vento
Negli infiniti toni grigi verdi
E azzurri della terra,
Nelle domande senza risposta.
Da questa tragica frontiera
Io percepisco il mondo
E nascondo la speranza
Nel mio giardino irreale
Di fantastica ampiezza
Un giardino immenso
Che contiene alberi e fiori
Gabbiane fatate e corvi
Esseri mai visti
Che attendono curiosi
Di assistere alla catastrofe
La speranza cercatela
Nella mia fronte
Cercatela nel mio petto
Cercatela nel mio cuore
Nella melodia di un canto
Nel ritmo monotono
Verde grigio di paesaggi
Avvolti nella nebbia.
La speranza cercatela nell’inarmonia
Nell’ossessionante ripetersi
Della stessa nota,
Nelle modulazioni tristi,
Avvolte nel mistero
Nell’enigma sempre vivo della vita
Nell’amore e nella morte
La speranza cercatela
Nella mia fronte
Cercatela nel mio petto
Cercatela nel mio cuore
Nella melodia di un canto.

Saturday, October 29, 2005

e noi ci arrendiamo alla vita

La nebbia sta salendo dall’acqua
E ingrandisce il paesaggio.
I gelsi già svegli,
Muovono languidi i rami
Riempendo l’atmosfera d’incenso.
Le tre ragazze
La bionda, la rossa e la bruna
Sembrano voler dirci qualcosa.
A Tel Aviv è già alba
E il loro sorriso sgomento
Si spegne lento
Nel tunnel assurdo
Di Hamman e Ahmadinejad
Di Saddam e di Hitler.
Quest’elegia
Questo giardino
Il mio giardino
Il mio mare
La mia bianca gabbiana
E noi tre
La bionda, la rossa e la bruna
Come piccoli
Direttori d’orchestra
Alterniamo le battute
Con calma
Con rassegnazione malinconica.
Questa vita
Questo dramma
Si apre il cammino
Con indomabile forza
Con chiarezza
Senza titubanze
E noi ci arrendiamo alla vita
Alla forza immediata e semplice
Dell’evidenza.
Nulla di più normale,
Di più esemplare,
Di più sano
Che questo nostro modo di essere
Questo nostro accettare
La seduzione irresistibile
Che ci riconcilia alla morte,
Alla distruzione
Di Hamman e Ahmadinejad
Di Saddam e di Hitler
La nebbia sta salendo dall’acqua
E ingrandisce il paesaggio
I gelsi già svegli
Muovono languidi i rami
Riempendo l’atmosfera d’incenso
Le tre ragazze
La bionda, la rossa e la bruna
Sembrano voler dirci qualcosa

Tuesday, October 25, 2005

Ebbra di miele

Oggi sono ebbra di miele
Piena di tanti echi
Che cospirano vacillando
Sotto il mio abito a fiori
Scambiandosi
Lunghi interminabili baci.
Oggi mi sento viva,
Paradossalmente allegra
Non attendo la morte,
Parte pura degli abissi,
Non attendo la pace
In un deserto di sangue,
Ma guardo estasiata
Il sole
L’acqua e le viole
La vastità dei gelsi
L’ubriachezza del cielo.
E ascolto
Con delirante speranza
La voce misteriosa della terra.
Corro scalza sulla riva del mare
E guardo con passione il vento,
Le mie erranti gabbiane
Sottili
Assenti
E silenziose.
Oggi sono ebbra di miele
Paradossalmente viva,
Non attendo la morte,
Parte pura degli abissi,
Non attendo la pace
In un deserto di sangue.

La mia terra si veste da guerriera

La mia terra solitaria
Si veste da guerriera
E con fucile in mano
Marcia orgogliosa
Per realizzare un sogno
E nella lunga attesa
Legge
Canzoni di lutto,
Lamenti per i morti.
A passo lento
Estrae dagli abissi del mare
Raggi di pace
Irresistibile,
D’indomita purezza.
A ranghi serrati
I generali,
Con mani implacabili
Emettono voci di comando
Ma ecco che per vie segrete
Fra l’odore del cielo
E il volo delle gabbiane
Arriva la pace
Con un paniere pieno
Di melograni,
Di mille primavere.
La mia terra solitaria
Si veste da guerriera
E con fucile in mano
Marcia orgogliosa
Per realizzare un sogno
E nella lunga attesa
Legge
Canzoni di lutto
Lamenti per i morti.

Sunday, October 23, 2005

Sotto le luci verdi di Zola Predosa

Il 4 gennaio
Sua madre
Impeccabile
E profonda,
Ti inviò
Un telegramma
Azzurro.
E nel saperla uccisa
Ruscelli di sudore
Coprirono la tua schiena,
Mentre sugli archi
E sui ponti
Di Zola Predosa
Risuonarono urla
Di duro accento maschile.
Non volevi accettare
Non volevi vedere
Il sangue lento e tranquillo
Di un piccolo fiore reciso.
Sotto le luci verdi
Di Zola Predosa
Seicentotredici gridi
Risuonarono cupi
E ruppero il silenzio
Spezzando in piccoli pezzi
Le figure opache,
Bibbliche
E mitologiche
Dipinte nel seicento
Da Colonna e Mitelli

Monday, October 17, 2005

E' arrivata la pioggia, yoreh si chiama

I miei occhi si sono aperti
Oggi 14 di tishrei
Al rumore della pioggia
Intrisa di limone.
La città sembra come cambiata
Io la guardo
Inquietamente
Dalla finestra
Poi indosso i miei sandali bibblici
Per sprofondare nella sabbia del mare.
Come è bella la pioggia
Quando sei viva
Quando la chiami per nome.
Quando gli alberi di eucalipto
Non spargono lacrime tempestose.
Ma quando sopraggiunge la morte
La pioggia ti inonda il viso.
Quando al tremor della sera
Ella ti appare
Con il suo volto acceso
Trascina fra le braccia
Ragazze bionde, rosse e brune
Che lanciano nell’aria
Fiori d’arancio
In un sussurro di gambe spezzate,
Di colli recisi.
Sembrano animali nuovi
Nati dal diluvio
Biondi, rossi e bruni
Avvolti in un sudario
Ricamato dalla solitudine
Immensa
Dell’uomo
I miei occhi si sono aperti
Oggi 14 di tishrei
Al rumore della pioggia
Intrisa di limone.

Saturday, October 15, 2005

Il mio Giordano antico

Il mio Giordano antico
Sommerso nella penombra
Corre lento
E con mano trasparente
Trasforma
I gigli del Sharon
In tulipani rosa.
Il mio Giordano antico
Ha avuto come un fremito
Quella sera fatale
E le gabbiane sul mare
Hanno tracciato tremanti
Spirali di sospiri,
Agitando nel buio
Le loro grandi ali.
Il mio Giordano scende
lento
Verso il Mare del Sale
Incatenato ai ritmi
Di danza ellittica e circolare
Di mille ragazze cieche
Frementi sotto le gonne.
Il mio Giordano antico
Sommerso nella penombra
Corre lento
E con mano trasparente
Trasforma
I gigli del Sharon
In tulipani rosa.

Wednesday, October 12, 2005

Nel cuore della notte mi assilla una domanda

Io cerco la mia patria infelice
la mia terra che brucia
E mi chiama per nome
Invitandomi a soffrire.
Non mi vergogno di amarla
La mia piccola patria sottile
Fatta di pietre
Di litorali e di sabbia,
Di stagioni,
Di pianto e di fiori.
Cancella la minaccia, oh mio d-o
Riportami il profumo e i fucili,
L’umidità del Giordano
E il vento.
Riportami i tuoi doni solenni
Gli alberi scuri e i miei sogni
Deliziosi come il miele.
Riportami la mia gabbiana bianca
Che mi svegliava ogni giorno
Per farmi rivedere
Il volto del deserto,
Il martirio e la pace
Che ne sarà di Israele?
Che ne sarà di Israele?
Che ne sarà della mia povera
Non voluta terra,
Delle mia patria sottile,
Fatta di pietre,
Di litorali e di sabbia,
Di stagioni,
Di pianto e di fiori
Allontana la minaccia, oh mio d-o
E sui dolci pendii
Fa sgretolare il rancore.

Friday, September 30, 2005

io non potrei vivere senza ricordarti

In questa lunga ,
Desolata estate
Il sole gronda fuoco
Ed io ad ogni istante
Sento la tua presenza.
E’ una presenza obliqua,
Strana e misteriosa,
Come se tu volessi
Impormi l’obbligo del ricordo.
Oh, Ronit , io non potrei vivere
Senza ricordarti.
Porto il tuo sorriso nel sangue
Ma non riesco a scordare
Quella sera strana
Quando ti sei ritirata
Umiliata e piangente
Nella terra riarsa,
Dove rimani in ozio
Nella tua tomba eterna.
A volte qui ritorni
Brusca
Nella notte
Come se tu volessi
Impormi l’obbligo del ricordo.
E mi riempi l’anima
Di lamenti notturni
Ricordo tutto di quella sera strana
Le finestre spaventate,
Pianoforti in delirio
I manichini sparsi,
Senza gambe e senza braccia,
E le scale gementi
E fu in quel momento
Che annegò il mio mondo.
Oh Ronit io non potrei vivere
Senza ricordarti .
In questa lunga, desolata estate
Sei arrivata spesso
Con i tuoi sandali biblici
Gridando tutta la notte,
Senza pudore.
E solo nel mattino
Sotto il sole cocente
Pian piano ti spegnevi.
Ricordo tutto di quella sera strana
Grida che silenziose uscivano
Da bocche spalancate
Canti spezzati in gola
Poi sei precipitata
Nella tua solitudine.
Ricordo tutto di quella sera strana
Le spade micidiali
Miriadi di esseri odiosi
Che t’hanno spezzato il collo,
Ciechi dispensatori del male
Che gustano la morte
Come un piatto prelibato.
L’aria quella sera
Sembrava attraversata
Da mille gabbiane di fuoco
Che si posavano altere
Nei tuoi capelli biondi
Oh Ronit io non potrei vivere
Senza ricordarti .

Thursday, September 29, 2005

Biglietto di andata e ritorno

Ho voluto tornare ed ho visto
L’aria del mare
Soffiare lenta,
Avvolta nel mistero.
Sembrava un mare nuovo
E più vero,
Ma era il mio stesso mare,
Antico,
Affogato nella sua sabbia bianca.
Ho voluto tornare ai miei fiori,
Al sangue che geme cantando
La muta canzone
Di mille cavalieri morti.
Ho voluto tornare
Alle mie arpe vive
Ai coralli nelle tenebre,
Ai violini senza corde
Ai pianoforti muti,
Al mio Giordano che avvolge
In interminabili spire sessuali
Le sponde del Mare del Sale,
Per poi cadere svenuto
Sulle ali ferite delle gabbiane.
Ho voluto tornare
Ed ho visto
Che qui è successo
Quel che succede sempre:
Sono morti quindici agnelli
E quindici gattine rosse
Sono state giustiziate.
Ho voluto tornare
Agli animali e ai torrenti
Ai miei compagni morti
In quella notte lontana,
Folle di gelsi
E di caldi rumori.
E ti canto Israele
Perchè ti sento fino al midollo
E non vorrei traslocare
Neppure sulle stelle.
Dentro di te non mi importa
Morire
Come non mi ha importato
Nascere.
Ascolto la natura
Sgranando gli occhi.
Ho voluto tornare,
Israele,
Curva dei miei sospiri,
In una carrozza di latte e di miele
Mentre le palme attorno
E gli olivi
Son diventati cicogne
E hanno iniziato a volare

Saturday, September 10, 2005

non voglio vederla cadere

La luna appare lenta
E la sua luce azzurra
Avvolge la mia terra,
La terra che d-o mi ha dato
L’unica terra che ho.
Ventiquattromila violini
Già rompono il silenzio.
Trecentosedici ragazze
Aprono il loro manto
Come gabbiane bianche.
Poi s’ode un grido,
Un altro grido ancora.
Correte, gabbiane, correte
Correte sulla spiaggia muta,
Correte sul Giordano
Correte sul mare verde.
Non lasciate passare la luna.
La luna ha tanti coltelli
E ventiquattromila fucili
Io non la voglio vedere
Non voglio vederla salire
Su per gli archi e per i muri
Su per le scale bianche.
Non voglio vederla cadere
Frustata dall’arido vento
Non voglio vederla inciampare
Sferzata dal chamsin

Friday, September 09, 2005

Chi porterà pace nel mondo?

Da dove arriverà il messia?
Chi dice arriverà dal mare
Chi dice arriverà dai monti.
Seicentotredici cavalieri
Vanno invocando il messia
E le loro ombre si allungano
Proiettandosi verso il cielo.
Ma la luna piangendo dice
Tarderà a venire.
Tarderà a venire.
Seicentotredici cavalieri
Stanno cercando il messia
Dalle loro bocche rotonde
Escono bianchi singhiozzi,
Ma la luna piangendo dice
Tarderà a venire
Tarderà a venire.
Seicentotredici cavalieri
Stanno cercando il messia
Sperano in un mondo migliore
Senza più guerre
Ma la luna piangendo dice
Tarderà a venire
Tarderà a venire.
Seicentotredici cavalieri
Aspettano che l’unto di d-o
Spazzi via per sempre dal mondo
Il disordine e la follia.
Ma la luna piangendo dice
Tarderà a venire.
Tarderà a venire.

Wednesday, September 07, 2005

Io veglierò sulle rose

Sul mio balcone fiorito
Vidi due gabbiane ferite
Posarsi sulle mie rose,
Vidi petali incendiati
Cadere come svenuti
Dopo un bacio d’amore.
Le due gabbiane impudenti
Volevano rubare il profumo
Ai miei fiori rotondi.
Sul mio balcone fiorito
Vidi due gabbiane ferite
Una vestita di azzurro
L’altra di color arancione
Ah come sono belle
Le due gabbiane impudenti!
Sembrano due cherubini
Carichi di luce ed ombra
Una si chiama Amarezza
La seconda si chiama Pena.
Dalle due ali ferite
Scendono ininterrotti
Sottili fili di sangue
E non c’è nessuno,
Nessuno nel mondo
Che porti cotone e bende.
Dove vanno le due gabbiane
A quest’ora della notte?
Quali cavalieri le attendono?
Quali mani ruberanno i profumi
Alle rose del mio balcone?

Thursday, September 01, 2005

E angeli neri volavano

Un cavaliere grigio
Montato sulla sua vespa
S’avvicina chiudendo gli occhi
E spalanca con mano verde
Sette piaghe d’amore.
E mentre lui la guarda
Il cuore trattiene il respiro
Gonfio di lingue azzurre,
Denso di desiderio.
“Com’è strano il tuo nome!
Sigal è un colore triste,
Un singhiozzo senza dolore,
Ma sotto il cielo di agosto
Fa nascere le viole”,
Sussurra il cavaliere.
Il cavaliere corre,
Corre,
Corre
Ha fretta di portarla
Nella sua casa bianca
Per offrirle
Un bicchiere di latte
E tanto dolce miele.
E mentre lei racconta,
La sua avventura strana,
Il sangue scorre lento,
Lento e denso sul selciato,
E geme una muta canzone.
“Sono morte quattro gabbiane
E cinque rondini azzurre
E angeli neri volavano
Con grandi cuori di marmo.
Guardate la ferita che scorre
Dalle ali fino al petto.
Sono morte quattro gabbiane
E cinque rondini azzurre”.

La notte fa piangere i sogni

Sulla spalliera del letto
Un angelo immenso mi guarda
E con bocca piena d’amore
Cerca la mia fronte bianca
Per depositarvi un bacio,
Per spegnere i singhiozzi.
E d-o che ci sta osservando
Raccoglie sotto il mantello
Le spirali di pianto
La nostra illusione di baci
Regalandoci in cambio
Rumori di luce e aurore
Fonti di desiderio.

Tuesday, August 30, 2005

non abbiate paura

Ho visto le nubi
Calpestare
Il mio abito a fiori.
Ma non abbiate paura
Esistono i colori
Cammineremo assieme
Sulle onde,
Sui rami,
Per le strade,
Senza paura.

Ho visto ammazzare
Ventimila colombe
Per far godere i malvagi
Ma non abbiate paura:
Esistono le parole
Cammineremo assieme
Sulle onde,
Sui rami,
Per le strade,
Senza paura

Ho visto scannare
Ventimila agnelli
Per saziare Amalek
Ma non abbiate paura:
Esistono i suoni
Cammineremo assieme
Sulle onde,
Sui rami,
Per le strade,
Senza paura

Monday, August 29, 2005

La mia città ha un piccolo fiume

La mia città è densa
Di risonanze lontane
Di ritmi e di echi
La mia città ha un piccolo fiume
Che arriva fino al mare,
Quattromila gelsi
E cinquanta fontane.
Per le sue strade
Cammina insicura
Una ragazza cieca,
Non certo di nascita,
Che sa ritrovare al buio
Le stagioni dell’anno,
Sa riconoscere il volo
Dei corvi e delle gabbiane
E li riconosce
Quando li sente cantare.
La ragazza cieca
Canta con loro,
Con la sua voce intrisa
Di palpiti d’amore,
Di quell’amore
Che quanto diventa poesia
E' l’unico amore
Che ha diritto a cantare.

Sunday, August 28, 2005

battiti del mio cuore impaurito

Voglio imparare a contare le stelle,
Scoprire come nascono i monti,
Capire perchè è chiara la notte
Sopra le tegole dei tetti.
Voglio vedere ogni giorno
L'aurora danzare nuda
Sopra i fiori del cardo,
Indagare perchè stanotte
Una ragazza azzurra
Si è immersa
nelle acque del fiume.
Voglio imparare a capire
Come si creano i fiumi
Come nascono le stelle
Come si aprono i fiori.
Sentire nel silenzio profondo
Il rumore delle ali di un passero

Saturday, August 27, 2005

Tu pensa solo a volare

Un sabato mattina,
Erano forse le undici e dieci,
Proprio all’ora in cui il sole
Lascia gli alberi
Senza le ombre,
Arrivò una bambina.
Io le dissi:
“Rugiada della mia vita,
Se tu lo vuoi
Potremo stare insieme
Fino alla fine dei tempi.
Oh, piccolo amore,
Acqua tiepida fra le mie braccia,
La casa che ti regalo,
Ha un giardino con sette palme
Due gelsi e una fonte,
Che attende per essere allegra
Che tu ti appoggi sul bordo.
Ma prima ascolta questa mia storia,
È una storia interminabile
E l’unico mio scopo
E’ spiegarti che
Hai scelto di vivere
In tempi duri e malvagi
Tempi di guerra, di massacri,
Di uccisioni di bimbi innocenti.
Sappi, piccola rugiada
Che a te è destinato
Un minuscolo paese
Dove sentirai ogni giorno
Minuscole voci
Di gente che litiga,
Che urla tremendamente.
Da lontano sembra che ridano
Ma se ti avvicini
Vedrai lacrime di sangue.
Non disperare,
Gli uomini che incontrerai
Saranno solo un po’ tristi
E spesso stanchi
E avranno tutti
Tanta voglia di volare
Come fa il corvo
Come fa la gabbiana.
Quale sarà il tuo destino
Non ci è dato sapere.
Forse sarai costretta
A rifugiarti in altri mondi
In altre piccole storie
In posti segreti,
Ma tu pensa solo a volare,
Non intrometterti
Tu pensa solo a volare
A contemplare il gelso
E ad appoggiare il tuo esile corpo
Sul bordo della mia fonte.

Poi la chiamai e rimasi senza risposta

Un pomeriggio del mese di agosto
All’entrata al supermercato
Mi imbattei in una ragazza
Si chiamava Ronit.
Era come assente
E i suoi occhi
Erano volati via.
“Sei pallida” le dissi
“Dove stai andando?
Assomigli alla mia anima
Alla parola tristezza.
Perchè sei taciturna?
Mi sembri dolorosa
Come se tu fossi morta”.
Aveva occhi di luce
E il sorriso dell’acqua
Ed era dolce come
Le viole, gli ulivi
E i sicomori.
L’abbracciai
E le sorrisi.
Poi camminando per la strada
Scoppiai a piangere
Perchè mi resi conto
Che la ragazza
Era solo un fantasma.
Più tardi continuai a piangere
E lei mi ascoltava
Tremante.
Poi iniziai a parlare
Nella calura estiva.
Era una discussione tecnica
Sui metodi di sopravvivenza
Sui nomi magici
Sul legame
Fra i vari fonemi ebraici.
“Sapevi che matzpun,
Cioè coscienza ,
Ha la stessa radice di matzpen
Cioè bussola?”
Mi chiese.
“Sapevi che ebreo,
cioè ivrì
Ha le stessa radice di arabo,
Cioè aravì?”
Fino al calar della sera
Discutemmo di testi del talmud
Di inni
E di preghiere.
Poi ci sedemmo
In un locale affollato,
Fragrante di odori
Che mi ricordavano
I tempi dell’infanzia.
“Io sono convinta,
Che tu debba parlarne”
Le dissi infine
“Non è giusto che la tua morte
Sia stata vana”.
La sera era calata,
La strada affollata
E noi ci avviammo
Fianco a fianco
Mano nella mano
Verso casa.
Volevamo esplorare
L’angelo che produce vita
E non il demone
Apportatore di morte.
“Vieni, accendiamo la radio”
Mi disse entrando a casa,
“Forse ci siamo perse
Qualche innocente massacro.
Io ora devo andare,
Ma tu attenta, stai attenta, Sigal
Non lasciarti sedurre.
La morte sta girando
Con ardenti mani sudate
Per le strade.
Devi starne lontana.
Non lasciarti assediare dalle sue nere radici
A forma di unghie e di artigli”.

Poi la chiamai e rimasi senza risposta.

Wednesday, August 24, 2005

Ho tentato di custodirti

Siamo accerchiati
Da sciacalli e da jene,
Da unghie ed artigli,
Da schiuma rabbiosa
E da odio.
Avvolta in una camicia arancione
Sono giunta di notte
Per fermare
Il pauroso vessillo
Della morte,
Per zittire
La voce degli invasori
Urlanti
Lungo il fiume
In cui sguazza la pace.
Il loro grido di allah akhbar
Sembra un coro
Di pipistrelli ciechi
Caduti dallo spazio
Venuti per portarti
Nell’immota solitudine,
Per sigillarti nella morte.
Il pericolo viene
Dal mare
Viene dai monti,
Dilaga per strade
Divorate dal fuoco
E durerà fino alla fine dei tempi.
Immota ragazza
Ho tentato di custodirti
Sul mio gelso
Popolato di canti
Ho cercato di fermare il mare
Di mettere una barriera
Ai monti.
Ma il cielo ti ha percosso
E la tua testa altera,
Il tuo volto
Ora riposa con ferite
Che adornano
La tua fronte immota.
Non ti ho protetto
E ti ho lasciato cadere
Nel sonno del silenzio,
Piccola madreperla.
E tu per vendicarti
Mi hai lasciato
Solo spoglie stritolate
Cicatrici e ferite
Mutilate nell’aria
In un mondo che palpita e trema
E cerca disperato
Un fiume in cui
La pace rema serena
Verso il mare del sale.

Tuesday, August 23, 2005

Aprite le finestre alla vita

Non sopporto l’orrore
Di quei tetti smembrati
Non sopporto il silenzio
Del dopo.
Tacciono ormai
Le voci dell’assedio.
Vorrei fuggire ma
La speranza di pace
Mi perseguita,
Mi morde alla nuca
Come un passero moribondo.
Domani verranno
I nuovi padroni .
Io stessa ho consentito
Che quella gente
Le usurpasse la casa,
La diseredasse della sua tomba,
Dopo averla uccisa
Con buchi profondi,
Offrendo al cielo solo
Il mio dolore arancione.
Quando l’hanno sotterrata,
Mi sentite?
Quando l’hanno sotterrata,
Sentii come se
Mi calpestassero il cuore.
Ma i morti sono morti
Èd è inutile
Sospirare per qualcosa
Che non merita
I nostri sospiri.
Sono tre anni che è morta
E io non voglio più piangere.
Il dolore va guardato in faccia
E a noi non resta altro
Che aprire le finestre alla vita.
Ma oggi, almeno oggi, vi prego
State in silenzio.
Non avete sentito?
Silenzio,
Vi ho detto, silenzio!

Lasciate dormire l’aurora

Lasciate dormire l’aurora
Sotto le sue ciglia di seta,
Rubate i profumi ai fiori
Per portarglieli in dono.
Il sole si affaccia
Un po’ schivo
Con luce soave e tenue
E sui rami del gelso
Cantano gli usignoli.
Le gabbiane sul mare
Svengono per l’emozione
E schiere di bianchi cammelli
Corrono pazzi di gioia.
Il cuore mi corre nel petto
Come un passero perseguitato
E chiude ermeticamente
Le porte del ricordo:
I morti non meritano
I nostri sospiri d’amore.
Silenzio, vi prego, silenzio
Tenete lontana la tempesta
Legatela con mille catene,
Fate impallidire le ombre.
In questo giorno di festa
Siete tutti invitati
Con lo stesso sorriso di allora
Con la stessa fronte bianca.
Io canto e la mia voce sale
Come un ruscello
Impregnato di pioggia.
Lasciate dormire l’aurora
Sotto le sue ciglia di seta,
Rubate i profumi ai fiori
Per portarglieli in dono.
I morti non meritano
I nostri sospiri d’amore.

Saturday, August 20, 2005

Chiamate i corvi, chiamate i rossi leoni

La luna stanotte
Non riesce a trattenersi
E un raggio di luce violetta
Fugge dai suoi crateri,
Proiettando nel cielo
L’istante della circoncisione,
Del patto fra il bimbo e d-o.
Raccoglie stille di sangue
In un calice d’oro
E gli angeli nel cielo
Gli danno il benvenuto.
Un sarto specialista
Cuce per il bambino
Un abito bellissimo
Ricamato di stelle e di fiori
Mentre un cammello bianco
Piange di commozione.
La luna stanotte
Non riesce a trattenersi
E, spogliatasi dei suoi raggi,
Si mette nuda nel cielo
Cedendo il suo abito d’oro
Per coprire di luce bianca
Il bimbo circonciso.
Dai vicoli di Gaza
Escono gli scorpioni
Non imprecano come al solito
E dicono tutti in coro:
“ Lasciatelo dormire
Allontanatevi dalla sua casa
È il bimbo più bello
Che mai sia venuto al mondo”.

Vieni, ti voglio vedere
Il pericolo è passato
Io ti voglio vedere
Nel tuo biancore di luna.
Avvisate le rose
Avvisate i monti
Avvisate il Giordano
Avvisate la valle
Di Yizreael
Che ha visto me bambina
Correre coi piedi avvolti
Nei miei sandali biblici
Avvisate la città della pace
Chiamate le gabbiane
Chiamate i corvi
Chiamate i rossi leoni
Sono tutti invitati.


Fu in quel momento preciso
Che io capii di essere stata salvata
Anche se solo in sogno

Tuesday, August 02, 2005

Ho letto negli sguardi

Lungamente sono rimasta
A guardare,
Con curiosità insistente
La bontà infinita dell’islam,
Quello moderato, si sà,
Profondamente ancorato nel bene,
Affondato nella giustizia
Di gole tagliate
E colli recisi.
Ho visto strane cose in TV,
Oscure ed arcane,
Ho letto negli sguardi
Pensieri di morte
Diffusi nell’etere.
Lungamente sono rimasta
A guardare
Con curiosità insistente
La bontà infinita dell’islam.
Li sento ancora adesso
Gridare sui tetti,
Inneggiare alla morte
Di creature innocenti,
Sembravano esseri strani
Mostruosamente
Vestiti da umani.
Rivedo ancora oggi
Le loro labbra in TV
Assetate di odio
Un odio sostanziale,
Ricco di contenuto,
Mentre l’occidente
Percorre ipocrita
Il mondo
Senza ricordare
Di possedere un cuore
Di avere una mente.
E insiste a voler mettere il bene
In isolamento totale,
Non resiste alla tentazione
Di togliergli lo spazio vitale.
Uomini strani ho visto in TV,
Fasci di muscoli
Che l’unica cosa che soffrono
È sicuramente il solletico.
Prodotti duri
Con scarpe e giacca
E spesso anche cravatta.
Apro le braccia
E grido nel silenzio
Vorrei nascere sulle rive
Di un mondo diverso
E indossare un vestito
A fiori di purezza
Per distruggere il male,
Portarlo all’esaurimento.
Attorno a me
In ogni vicolo e strada
Scricchiola e geme la pace
La pace dell’islam buono
Quello moderato, si sà
Che gradualmente invade
Le città occidentali
Spalancate come prostitute
Che s’offrono per due barili
Al miglior offerente.

Saturday, July 30, 2005

Le acque del Giordano
Scorrono abbracciate al sole.
Tremano gli eucalipti
Sospirano gli aranci in fiore
E i corvi sui rami di gelso
Mi guardano con occhi rotondi.

Chiamo mia madre
E lei non risponde.

"Gettate gli aranci al vento
Gettate i candelieri in mare
"Dicono i ragazzi morti
E le gabbiane sul mare
Bevono i loro singhiozzi .

Chiamo mia madre
E lei non risponde

La luce esce ed entra
Nella stanza di ospedale
E fugge inorridita
Dall'odor di narcotico
Dalla vista del sangue.
"Gettate gli aranci al vento
Gettate i candelieri in mare"
Ripetono in coro gli amanti

Chiamo mia madre
E lei non risponde

Ora la morte nasconde
Nelle mie chiome rosse
Ventiquattromila usignoli
Che strozzano il canto in gola


Chiamo mia madre
E lei non risponde

Una gabbiana incandescente
Becca tremante il mio seno
e guardandomi con occhi tristi
Mi appoggia un bacio sul viso.

Chiamo mia madre
E lei non risponde

Non temere di venire al mondo

Vorrei morire tanto sei dolce
Avvolto nella tua acqua buona
Non temere di venire al mondo,
Gli assassini non ti toccheranno
Senti come scendono
Precipitosi le scale?
Ad attenderti ci sono io
Con alberi e nidi,
Con acque dorate
Rampicanti antichi
E piccole gabbiane
Verdi e azzurre che
Metteranno nidi
Nei tuoi capelli rossi.
Per te costruirò città d’oro
E i tuoi occhi vedranno
Respirare il Giordano
Fremere i boschi
Sorridere i cieli .
Vorrei morire tanto sei dolce
Avvolto nella tua acqua buona
Non temere di venire al mondo
Gli assassini non ti toccheranno
Senti come scendono
Precipitosi le scale?
Metterò corone di stelle
E tante lune
Sul tuo capo puro
E intesserò nei tuoi capelli
Fili con verdi riflessi
Non temere di venire
Al mondo
E soprattutto
Non dimenticare
Di portare con te
Le gambe, gli occhi,
Le unghie
E il cuore
Vedi l’arcobaleno in cielo?
Vedi l’albero del mio gelso?
Vorrei morire tanto sei dolce
Avvolto nella tua acqua buona

Tuesday, July 26, 2005

uomo ebreo solo

Morte ignorata
Morte pronta
Ad essere servita
Come un piatto prelibato
Per domani.
Morte frenetica
Preparata nei dettagli
Nelle cattedrali di cenere.
Morte che fluisce
Dalle gole
Dei santi padri a Roma,
Come pioggia di odio.
Solitudine impazzita
Di Israele,
Trionfo
Del regno
Gelato del male.
Gabbiane
Atterrite,
Oppresse,
Gettate come inutile mercanzia
In campi di fango scuro.
Verità nascoste
E taciute.
Dorme la giustizia
Dormono le colombe
Solo miele gelato
Si riversa dalla bocca
Dei santi padri silenziosi
Che vogliono ignorare
Le piccole morti di ebrei
E oggi come ieri
Nascondono sotto terra
I prati di sangue.
Uomo ebreo solo
Nella sua piccola morte
Di ieri e di domani.

Wednesday, June 29, 2005

Dobbiamo fare qualcosa

Che estate interminabile
Si sparge sulle rive del mare!
Che mortale inquietudine!
Quanta amarezza!
Basta sognare chimere.
Dobbiamo fare qualcosa.
Dobbiamo salvarla subito,
Con le unghie e coi denti.
Non dobbiamo permettere
Che Israele sotterri e calpesti
Il suo cuore antico.
Dobbiamo salvarla subito,
Per creare un mondo
In cui la gente beva
Con allegria il latte
Tenero, e il dolce miele,
Per creare un mondo, in cui
Su orizzonti eterni
Di suoni e di colori
Echeggino nell’aria
Risa bianche azzurre
Come grandi bandiere.
Dobbiamo creare un mondo
In cui Israele vibri
Come una grande farfalla
Con ali multicolori.
Imprigioniamo il dolore in gola:
La morte, ve lo assicuro,
Sarà gentile con noi
Anche se non potremo
Sicuramente evitarla.
Anche se non potremo
Impedirle di entrare
Accetta il mio amore semplice,
Israele,
Ma non affacciarti al mio cuore
Perchè lo vedresti piangere
Piccole gocce di sangue.
E sappi che nessuno
Ti amerà tanto
Come ti amo io.
Cos’è l’uomo senza di te, Israele?
Cos’è l’uomo senza la sua libertà,
Mia terra?
Senza quella luce armoniosa
Che ti senti dentro?
Io non potrei amarti
Senza essere libera.
Come ti potrei donare
Il mio cuore se non fosse mio?
Se appartenesse al male?
Dobbiamo salvarla subito
Con le unghie e con i denti
Non dobbiamo permettere
Che Israele sotterri
E calpesti il suo cuore antico.
Dobbiamo salvarla subito
Per creare un mondo
In cui la gente beva
Con allegria il latte
Tenero, e il dolce miele

Monday, June 20, 2005

la mia gabbiana giace morta

La mia gabbiana
La tua gabbiana,
Giace morta
Sull’arena
Con le ali spezzate
E nel suo becco un fiore,
Un fiore di limone.
Io la guardo e le dico:
“Gabbiana della mia vita,
Ho sete di te,
Sete delle tue ali
Di sogni,
Di libertà
Di amori.
Dove vai, gabbiana ideale?
Dove stai andando?”
“Vado a fare il mio nido
Eterno sulle scogliere
In cima alle rocce.
Vado a riempire
Il silenzio
Di risa.
Ho perso la mia vita
E voglio ritrovarla.
Corro a spezzare la luce
In mille piccoli pezzi,
Per moltiplicarla
Fino alla fine dei tempi.
Preferisco dormire sul mare
Non voglio cadere nel pozzo
In cui cadranno tutti “.
Io la guardo e le cado sul petto
Come si cade nelle braccia
Di d-o
La mia gabbiana,
La tua gabbiana,
Giace morta
Sull’arena
Con le ali spezzate
E nel suo becco un fiore,
Un fiore di limone.

Sunday, June 19, 2005

D-o di salvi, re d’Israele

D-o ti salvi,
Piccolo domatore
Di corvi e di gabbiane
Di tigri e di leoni.
Per te ogni mattina
Suoneranno
Arpe e violini,
Te lo prometto.
Avrai occhi di luce
E berrai ogni giorno
Latte tiepido e miele,
Cantando un po’ sorpreso
E stupito
Sul seno di tua madre.
D-o di salvi, re d’Israele
Padre di eterne dinastie
Per te ricameremo
Centinaia di fiori
E il mondo nel vederti
Si accenderà d’amore.
Non cercare rive lontane
Non cercare le lune
Non rincorrere le stelle
Ti basti solo appoggiare
La tua bocca di rosa
Sul seno di tua madre.
Non dimenticare
Neppure un momento
Che sei discendente
Di Davide,
Sei di stirpe reale.
Il mio viso si accende
Di gioia e di stupore
Solo ad immaginarti.
Ti regalerò una terra
Piena di luce e d’aurora
Ti regalerò un mondo lucente.
Nessuno scorpione
Scalfirà la tua pelle
E sulle piccole spalle
Trascinerai solo stelle.
D-o di salvi, re d’Israele

Friday, June 17, 2005

Quanti incanti ha il tuo capo

Quanti incanti ha il tuo capo
Quanta ampiezza il tuo sguardo!
Io ho commesso l’errore
Di penetrare imprudente
Nei sogni della gabbiana
E l’ho capita e vista
Esattamente com’è.
Ho scoperto la sua passione
Insaziabile,
Il ritmo delle sue ali,
Il suo desiderio di dormire
Fra le braccia di una luce
Circolare e perfetta.
Fortunati coloro
Che dubitano dell’amore!
Fortunati i forti
Che non si sciolgono al sole!
Fortunati coloro,
Che scuotendo pensosi la testa
Dicono che
L’amore è impossibile!
Tu, mio gabbiano,
Sei fuggito lontano
E mai ti sarà dato sapere
Come ti avrei amato
Se tu non avessi lasciato
Cader morto
Un fiore appena sbocciato.
Sei un albero spento
Che solo produce
I frutti di silenzio
Sei il gran sacerdote
Del vuoto assoluto
Di parole e di voci.
E la pioggia scura del tuo silenzio
Mi lascia spaventata e confusa.

Thursday, June 16, 2005

Le stelle sono astratte

Le stelle sono astratte
Le gabbiane sono ideali
Tu invece sei concreto
Ed ogni notte accarezzi
Le mie bianche mani
Sulla spalliera del letto.
Il cavaliere azzurro è un sogno
Nella realtà non esiste.
Tu invece tremi e piangi
Come fanno gli uomini veri.
Il mio Giordano mi scorre accanto
Ed io lo posso toccare
Ed immergervi le mie dita.
Il mio gelso ogni mattina
Respira dalla mia bocca.
Il cavaliere azzurro invece è muto
Ed il suo manto è di ghiaccio
Tu, mio cavaliere stanco,
Respiri sempre al mio fianco
E, bruno ed ardente,
Arrivi sulla mia carne
Portandomi piccoli semi
Di sguardi prigionieri.
Tu non mi dici mai
Che le cose che se ne vanno
Non ritornano più
E ritorni ogni giorno
Un po’ sudato e stanco.
Per questo io ti amo
Per questo non voglio fuggire
Dl mio piccolo mondo
E voglio sempre restare
Incatenata al tuo collo.
Pensieri disperati
Si agitano
A volte nel mio cervello
E suoni di enormi flauti
Rendono sonora l’aria.
Ma voglio dimenticare
Le stelle astratte del cielo,
Le gabbiane ideali,
L’oceano cosi lontano.
Sei tu, cavaliere grigio,
Che trovo nella mia stanza.
Sei tu cavaliere stanco,
Che mi sorride buono.
Sei tu che in ospedale
Avvolgi le mie ferite
Con baci e cloroformio.

Tuesday, June 14, 2005

Una gabbiana lasciva

Una gabbiana lasciva
Bagna le ali spezzate
Nell’avorio luminoso e puro
Del mar Mediterraneo.
La gabbiana canta,
Sola,
In quest’angolo
Perduto del mondo,
Canta la sua terra infelice,
Strana e non voluta dall’uomo.
Per non sentirsi sola,
Per aver compagnia
Moltiplica la propria immagine
Spezzandola in tanti riflessi.
Dietro il primo riflesso
Vede una gabbiana che vola,
Dietro il secondo
La vede giocare
Con una piccola luna.
Nel terzo riflesso, invece,
La vede aprire gli occhi
Verso infiniti orizzonti.
L’ultima, la più vera,
Preferisce morire
Piuttosto che rinunziare
Al bacio delle sue labbra.
Indossa un abito a fiori
E copre pudica il capo,
Mentre asciuga le lacrime
Sospirando il suo sogno romantico.
Le stelle tutte attorno
L’avvolgono intera
Mentre l’acqua del mare
Dorme giocando, romantica,
Con eros e con le stelle
Forse ancor non ho detto
Che la gabbiana
E’ una creatura ideale
Che ogni notte raggiunge
I margini della pena
E raccoglie le lacrime
Per offrirle a d-o.
E quando giunge il crepuscolo
La gabbiana ideale,
La gabbiana lasciva
Sogna il cavaliere stanco
Che la ferisce ogni notte
Con mille spade di fuoco.
In quest’angolo eterno
In quest’angolo immenso
Una gabbiana lasciva
Bagna le ali spezzate
Nell’avorio luminoso e puro
Del mar Mediterraneo.
Dove si nascondono inermi
Gli amati agnelli di d-o

Monday, June 13, 2005

Non portarmi le stelle

Mi hai promesso l’amore
Ed io ho sentito nel cuore
Un tremore di luna,
un fremere di stelle
E ho troncato le ali
al dolore della mia tristezza.
Ho immaginato calici
Pieni di baci
e scene
Di abbracci d’amore.
Mi hai promesso parole
E nella mia pianura
Sono fioriti i cedri,
Si sono aperte le rose.
In cambio a tutto questo
Tu mi hai donato
Il tuo sepolcrale silenzio.
Non sono una gabbiana perversa,
Non sono una mendicante
Che implora alla tua porta
I tuoi inutili baci.
Sono una gabbiana pacifica
Che recita ogni mattina
il suo canto
Sulle onde del mare,
Che ammira ogni giorno
La quiete
Magnificente di d-o,
Dimenticando le pene
E internandomi con riverenza
In boschi di cedri e limoni.
Pensavo che d-o avesse
Pietà di una viola recisa
Ma ora altro non resta
Che allontanarmi e tacere.
Non voglio giudicarti:
Hai voluto vedere le stelle
Salendo su un albero alto
E me le volevi portare
Lucenti sopra la testa
Ora io riposo sul mare,
Sull’erba bassa del prato,
Sul ramo del mio gelso
E la mia legge è il silenzio.
Non voglio volare con te
Non portarmi le stelle
Se poi stordita mi lasci
Se poi, confusa e tremante,
Mi lanci nel vuoto dell’aria.

Non disperare!

Sei nato pianista ed un giorno
Ti svegli e scopri
Di aver dimenticato le mani?
Non disperare!
Sei nato pittore ed un giorno
Ti svegli e scopri
Di aver dimenticato gli occhi?
Non ti lamentare!
Sei nato gabbiano ed un giorno
Ti svegli e scopri
Di aver dimenticato le ali?
Non piangere!
E’ la vita che hai dentro
Che non si dimentica mai,
Una vita fatta di suoni
Di colori
E di libertà.
E se la vita ti pulsa dentro,
Non ci saranno catene
Che possono tenerti in silenzio.
Non è triste la vita
Se le mani, gli occhi e le ali
Ti frecciano nel cervello
E se nel cuore senti
Accordi
Perfetti.
Di aurora.
Non preferire i lamenti,
Non preferire il pianto
E l’ombra
Puoi ancora volare,
Unire la tua bocca alla sua
E sentirne il sapore di miele.
Non protestare!
Non vedi come è bello il mondo?
E allora, gabbiana cattiva
Le rivuoi le tue ali
Oppure preferisci
Il mondo nuovo
Che hai finalmente scoperto?
Dimentica le tue ferite, gabbiana!
Eleva la tua voce
Lenta
In questo immenso oceano
Di risa, di parole
Di rugiada e di suoni.

Saturday, June 11, 2005

L’eden che immagino io

L’eden che immagino io
E’ un eden
Pieno di fonti
E di sorrisi
Che riempiono il cielo.
Un eden fatto di mare
E di saggi silenzi,
Di luce e di arena
E arditi leoni
Di cavalieri azzurri
E bei vestiti a fiori.
Un eden che non conosce
Strazianti addii
Ma solo piccole impronte
Addormentate e lievi
Di dolci carezze.
Le rose in quel mondo
Non fuggono prese dal panico
E l’innocenza non è mai
Macchiata dal male.
Nessuno colpisce le piccole ebree
E il male dorme svenuto
Sotto le stelle.
Il sangue sotto la pelle
Scorre vivo e sereno
E l’amore rotola ridendo
In campi di fiori.
Nessuno brucia
La clorofilla di vita
E le farfalle non precipitano
Terrorizzate
Sui vetri delle finestre.
Nessuno fugge
In quel mondo di sogno
E nessuno si chiude
In stanze sigillate
Per timore che
Le orme del male
Entrino dalle fessure.
I petali dei fiori
Compongono sulle nubi
Accordi circolari e perfetti
E il sole scivola
Dolcemente nei boschi.
In questo mondo di sogno
Nessuno è minacciato
Da pantaloni e giacche
Privi di testa
E le gabbiane
Non impallidiscono
In braccio alla morte.

L'angelo che conosco io

L’angelo che conosco io
E’ del duemilaetre
E con Gabriele non c’entra
Non c’entra con la nazarena.
Non tocca le ragazze
Coi teneri polpastrelli,
Ma sono loro che,
Col seno scoperto
Trapassato da chiodi
Lo invocano
Con gemiti d’amore,
Chiedendo caparbiamente
Il tocco leggero
Delle fresche sue mani.
L’angelo che conosco io
E’ del duemilaetre
E puoi trovarlo dove
Il sogno con la realtà si scontra.
L’angelo che conosco io
Corre sulla sua vespa
Per lenire un cupo dolore di buchi
Di tante creature nude.
L’angelo che conosco io
Ogni giorno raccoglie
Piccole gocce di sangue
Che schizzano senza gloria
Sulle macchine ferme.
L’angelo che conosco io
Vede ogni giorno
Ragazze divorate dal panico
Che presentendo la morte
Vogliono volare in cielo
Strette da braccia forti.
E mentre lui trascina
Il loro collo spezzato
Aprono bocche di rosa
In un ultimo bacio.
L’angelo che conosco io
Non tenta le ragazze
Non osa neppure toccarle.
Sono le ragazze agonizzanti
Con volti bianchi di morte
Assassinate alla luce del giorno
Che li circuiscono
Invocando baci d’amore
Per non morire senza
Per portarne
Il ricordo, solo il ricordo.
Non vogliono lasciare la vita
Senza aver provato prima
Almeno una volta
I fremiti dell’amore.
L’angelo che conosco io
E’ un angelo grigio e stanco
Sporco di polvere
E madido di sudore.
L’angelo che conosco io
E’ del duemilaetre
È un angelo senza ali,
Che con due ruote veloci
Corre per le strade
A raccogliere i pezzi
Sporchi di polvere
E di sangue vivo
Sparsi sulla strada,
Scaraventati
Sul volante di un autobus.
Pezzi precipitati dall’urto
Sotto il sedile o
Sulla tavola apparecchiata
Della casa di fronte.
Pezzi di un abito nuovo
Comprato per il compleanno.
Pezzi di un quadro dipinto
In tempi molto lontani
Da ignoti artisti italiani.
L’angelo che conosco io
E’ del duemilaetre
E stringe le ragazze morenti
In un ultimo
Spudorato
Abbraccio.

Thursday, June 09, 2005

La morte ha paura degli angeli

La morte
Inevitabile
Fluttua,
Lentamente,
Maetosamente
Fluttua
In cerca di vittime.
La morte medita,
Non sa chi scegliere
E la sua voce
E' grave e profonda.
La morte che ho visto io
E' un mostro verde
Con occhi gialli,
Bocca gelatinosa
E chiodi.
Si è nascosta
Dietro la mia porta
Per spaventarmi
Fingendo di portarmi via.
Allora io canto
Canto,
Invoco e chiedo
Ad angeli silenziosi
Di tornare sulla terra
E riattaccare
Le ali recise
Delle gabbiane gentili
E dei timidi corvi.
Dovete sapere
Che la morte
Ha paura degli angeli
E se volete che lei si allontani
Chiamate gli angeli
Come ho fatto io.

Stupida ragazza ebrea

Quando ti hanno lasciato
Morta,
Morta sulla strada,
Io ho sentito in fondo
Una grande allegria.
Non ero io
Non ero io
Ad essere morta.
Quando ti hanno sepolto
Ho sentito
Come dei colpi al cuore,
Colpi di gioia repressa.
Non ero io
Non ero io
Ad essere sepolta.
Quando sono venuta
A metterti sulla tomba
(ed erano passati ormai mesi)
Un sassolino,
Solo allora ho sentito
Come se qualcuno
Mi strappasse il cuore
E i polmoni dal petto.
Non dobbiamo piangere i morti
Basta chiudere la porta
Perchè la morte non merita
I nostri tristi sospiri
Tu, stupida ragazza ebrea,
Sei solo una ferita aperta
Da cui escono ogni giorno
Piccole gocce di sangue.
A volte pensando a te
Ricordo il tuo sorriso.
Si, è lo stesso sorriso
La stessa fronte bianca
Fatta di terso cristallo.
Ragazza stupida,
Anima ebraica innocente
Tu non avevi capito,
Non avevi capito
Che la tua morte
E’ stata solo
Una commedia inutile
E che il dramma vero
La vera tragedia
Si annida dietro la porta.

Tuesday, June 07, 2005

Come adamo

Un brivido sale lento
Dalle gambe
Su, su lungo la schiena.
Un piccolo calice di seta
Scivola lento
Nell’acqua di cristallo puro.
Non fermare il tuo viaggio
Verso la vita
Ti prego,
La tua presenza
Mi colma.
Forse tu dormi
In questo momento
E il tuo sussurro
Muove le corde
Del ventre.
Presto vivrai nella vita
E aprirai la tua bocca al vento.
Il sole, le gabbiane
E i corvi
I fiumi gli alberi e le colline
Ti accoglieranno
In estasi
Per baciarti la fronte,
E la musica
Si fonderà in te
Nella sua trasparenza.
Dolcezza delicata,
Piccola mandorla nuda,
Angeli e regine
Nasceranno con te
Con te giungerà il messia,
Con te nascerà la vita
E la pace nel mondo.
Nessuna bufera si schianterà
Contro il tuo petto di luce,
Te lo prometto.
Non saprai solitudine
Non saprai dolore
E come adamo
Saprai solo la vita

Monday, June 06, 2005

D-o ti ha lasciata sola

Sulle colline dorate
La luce suona accordi
Di monotonia.
Laggiù nella valle
Dove sei nata
Rivive il tuo spirito
Inquieto
E campi solitari cantano.
Il cielo blu
Apre il suo manto
In lontananze tremanti
Di luce e di penombra.
Suonano gli orizzonti,
Il fiume passa e bagna
Gli alberi di freschezza
E il vento inizia
A cantare la sua melodia
Senti come suona la luce?
Senti i magnifici accordi
Di monotonia?
Senti come rivive
Il tuo spirito inquieto
Ragazza solitaria?
Questo è solo l'inizio
D-o ti ha lasciata sola
Forse ha dovuto farlo.
Il tuo sangue non ti appartiene
Ragazza triste
D-o ti ha lasciata sola
D-o ti ha lasciata sola

Sunday, June 05, 2005

Corri, ragazza, corri

Corri, ragazza, corri
Perché la morte non possa
Mettere il suo coltello
Fra i tuoi polmoni e il cuore.
Corri, ragazza, corri,
Lo sai che a nulla serve
Mettere grandi sbarre
A tutte le tue finestre.
La morte è trasparente
E passa attraverso i muri.

Ti prego, taci, ti prego
Qui io voglio restare
Voglio creare coi sogni
Tante gabbiane in volo
Avere le mie orecchie
Per sentire
Il rumore del fiume
E i miei occhi
Per vedere
Lo sfrontato volo del corvo.
Voglio sentire il vento
Che raccoglie sotto la gonna
I gemiti delle ragazze morte
E li porta lontano.

Corri, ragazza, corri
Corri, corri
Perché la morte non possa
Mettere il suo coltello
Fra i tuoi polmoni e il cuore.

Erigerò un muro
Fra la mia vita e la morte
Perché vita mi brucia
Perché la vita mi tiene
Incatenata al collo

Saturday, June 04, 2005

Non ero io, non ero io

Quando ti han sotterrato
Nel fondo del mio cuore
Ho sentito allegria
Non ero io, non ero io
Ad essere avvolta
In quel bianco sudario.
L’indomani mi sono svegliata
E ritrovando il mio cuore,
Il mio viso e le mie braccia
Ho pianto sospirando di gioia
Mentre dalle mie ferite
Uscivano fili sottili
Di dolore lancinante.
Eppure volevo cantare
E cantavo,
Gabbiana,
Cantavo
Invocando l’amore.
E’ questo che vorrei spiegarti.
Rispetta la mia allegria,
Gabbiana,
Se vuoi ti regalo i miei occhi
Perchè tu possa vedere
La tenera rugiada
Che fugge ogni giorno dal sole
Perchè tu possa sentire
La carezza dell’aria
Che piange sui fiori recisi
E i venti abbracciati
Che dormono
Sulla nostra collina.
A te lascio i gemiti,
Gabbiana,
Dei fiori tagliati
Dall’odio
Dal furore
E dalla rabbia
Io sono viva
E la mia vita è vita
Io non voglio più piangere
Rispetta la mia allegria,
Ho già pianto abbastanza

il cavaliere azzurro passa

In questo lussurioso
Mese di giugno
Il cavaliere azzurro cavalca
Soavemente muto e silenzioso.
Il cavaliere azzurro passa
Tremando di passione.
Lei presentendo la morte vicina
Si apre come un fiore.
Timidi i casti sono i colori
Dell’abito che indossa
Vaghi e sensuali i suoi occhi
Grida di gioia e colori
Precipitano
E si fondono
In un accordo azzurro d’amore
Suonano i colori
Canta la luce
E in questa notte magica
Sempre lo stesso accordo.
Il cavaliere
L’accarezza
Voluttuosamente
Con sensualità abissale
Come l’onda del mare
Accarezza la riva
Il cavaliere azzurro passa
Come un fantasma
Al ritmo lento
Dell’antica tristezza
Poi finalmente
Precipita nel suo
Calice aperto

Fra i rami del mio gelso

Fra i rami del mio gelso
Si è insinuata la morte.
Orribilmente tranquilla
Muta e senza gesti
La morte è fredda
E nemica del mistero
E taglia il collo
Alle gabbiane
E ai corvi
E quando parla
Ha un ritmo furioso
E geometrico
Dice parole
Brillanti e spente
Violente e persuasive
Intime e private.
Io l’ho guardata negli occhi.
Invece di risponderle.
Mi sono allontanata
E mentre cosi facevo
Ho sentito pronunciare
Il mio nome
Mi son guardata attorno
E non ho visto nessuno.
Eppure il mio nome,
Io l’avevo sentito
Erano i rami del mio gelso
Che movendosi al vento
Producevano quel suono?
Sembrava come un lamento:
Si-gal si-gal
Si-gal si-gal
Era il mio nome
E quello che avrebbe
Rallegrato molti
A me produsse
Una tristezza profonda
E’ come se la morte
Mi avesse chiamato
Per nome

Friday, June 03, 2005

uan giorno un fatidico giorno

Un giorno,
Un fatidico giorno
La gattina rossa di pelo
Prese a contorcersi
Dal dolore.
Non vorrei spaventarvi
Dicendovi
Quello che le successe
Vi metterei di cattivo umore.
Nessuno dei suoi amici
Si sarebbe immaginato
Un giorno cosi fatidico,
Proprio a lei
Che si accontentava
Di poco
E del mondo
Non gliene importava:
Non leggeva neppure i giornali.
La gattina,
Quel giorno fatidico
Fu aggredita
Da mille Scorpioni
Che uscirono
Gialli gialli
Dagli oscuri nascondigli
Mentre lei, ignara di tutto,
Mollemente
Adagiata sul prato,
Cantava le lodi di d-o.
Da quel giorno
La rossa gattina
Fu presa dalla paura
Che la soffocava.
Piangeva
Dalla sera alla mattina
Ma siccome
Non era stupida
Poi si disse che
Era possibile
Trovare direzioni
Forse più belle
Di quelle di prima.
Fu così che fece amicizia
Con una gabbiana
Che ogni notte
La portava in volo
Nell'azzurro infinito
del cielo

No, non ti ho chiamata

Sono due anni
Che ti sto aspettando
Per chiederti perdono
Di una morte
Che non ho meritato
Ma tu dove sei andata?
“Canto la morte
Che ho meritato
Per averti seguito”
Mi hai detto
“Canto il mio dolore inutile
Con pianto di lacrime scure”.
Non ho nessuna colpa
Se tu ora sei nuda
Svenuta sulla collina
Trentasei gridi di musica
Ti cercano stanotte
Lascia che io ti parli
Ascolta
Guarda
Aspetta, ti prego
Aspetta.
La notte vola sui sogni
Senti come canta la notte
Sui rami del mio gelso
“No, non ti ho chiamata”
Mi hai detto.
Ed io sono due anni
Che ti sto aspettando
Per chiederti perdono
Di una morte
Che non ho meritato
Ma tu dove sei andata?

La gabbiana

Gabbiana
Bellezza circolare sul mare
Alba splendente di vita
Non fuggire da me
Non annegare i miei baci,
I morsi e le mie carezze
Vorrei entrarti nel petto
Nel tuo petto di piume
E volare.
Lasciami entrare,
Gabbiana
Nel tuo petto vibrante,
Fammi sentire
Il rumore del mare
Che spegne le grida
Del cuore,
Raccogli i miei gemiti,
Gabbiana
Per sotterrarli nel mare.
Non permettere alla morte
Di spezzare il mio collo ferito
Queste mie braccia le vedi, gabbiana?
Le vedi le mie cosce d’avorio?
Sorella, amica e madre
Lascia che io mi stenda
Dentro di te
Mia gabbiana
Non mettere
Un muro di pietra
Fra le tue ali
Ti voglio seguire nell’aria
Come la brezza sul mare
Non lasciarmi sola,
Difendimi tu dalla morte
Proteggimi tu dai miei sogni.
Ti guardo, gabbiana
E la tua bellezza mi brucia
Con te, con te voglio stare
E quando gli amori
Saranno sepolti
Dormire fra le tue ali

Wednesday, June 01, 2005

Oh grande maestro

Oh grande maestro
Mio incurabile poeta,
Fonte palpitante
Della mia poesia,
Ti ho scritto
E non hai risposto.
Ancora non hai capito
E non sai
Che la poesia
È solo una variante
Della passione
Fatta di ondulazioni
Sonore
Di toni minori
Non contenuti
Nel pentagramma rigido
Delle convenzioni.
La poesia
E' la pietra preziosa
Che scaturisce
Dai singhiozzi.
La poesia è un fiore
Ermetico
Come il canto
Delle gabbiane
Come la musica
Dei boschi.
Oh grande maestro
Fonte palpitante
Della mia poesia
Mio incurabile poeta
Ti ho scritto
E non hai risposto

Monday, May 30, 2005

Vieni con me nel mio eden

Se vuoi respirare d-o
Vieni con me
Nel mio eden,
Te lo voglio narrare
Se mi dai la tua mano.
Troverai fiumi pieni
Di latte e miele
Alberi che danno ombra
A bianchi sepolcri vuoti,
Toni minori,
Sinfonie lontane,
Accordi magnifici
Monotoni e azzurri
Come archi di
Violoncelli.
Calma silenziosa
Ed esitante
Assenza totale del male.
Colonne ingenue
E cavalieri buoni
Che danno alle ragazze
Rosse bionde e brune
Quello che hanno perduto,
Porte chiuse,
Piene d’ombra
Dove si consuma l’amore
Inzuppato di appassionata lussuria,
Odore d’incenso e di mirra
Torri d’argento che elevano
Voci solitarie
Cosi angustianti
Da riempire il cuore di
Dolce amarezza
Colline dorate
E fiumi d’argento
E gabbiane che volano
Sotto la luna.

Saturday, May 28, 2005

Non voglio che tu mi senta

(Non voglio che tu mi senta.
Non è a te che lo dico).
Sullo spessore del tempo
Affondata nei suoi capelli
Canta la notte
Abbracciata ai sogni.
Canta su corde lunghissime
Il canto fremente e profondo
Di tutti gli amanti,
Dei cavalieri azzurri,
Dei cavalieri grigi
Che fremono
Ed hanno premura
Di entrare come coltelli
In corpi puliti di seta.
Lei vibra come un giunco
Sotto le nubi nere
Addormentate in cielo
(non voglio che tu mi senta
Non è a te che lo dico)
Non vedi che sta piangendo?
Hai preso l’ascia coperta
Di piccole gocce di sangue
E l’hai trasformata in ombra.
Perchè le hai tagliato le gambe?
Oggi al suo risveglio
Taglierà i fiori
Del suo giardino
Taglierà le ali ai corvi
E non guarderà le gabbiane
Che volano lente sul mare.
Perchè le hai spezzato le ali?
Non vedi che sta piangendo?
Non vedi che tutto il suo sangue
Si è accumulato nel cuore
Ed ha abbandonato i bordi ?
(non voglio che tu mi senta
Non è a te che lo dico.
E poi è solo un gioco
Non l’hai indovinato?)

Friday, May 27, 2005

Il giardino dell'eden

La gabbiana volando
Si è posata stanotte
Sulla valle dell’eden,
Accarezzata
Dal sorriso di d-o.
Ha spalancato gli occhi
E visto giardini aperti
Torri d’oro e di rame
Baciate dalla luna,
Nebbia che sale
Lentamente
Nel blu selvaggio
Del cielo,
Trentasei cavalieri azzurri
E trentasei ragazze con ali
Foderate di sogni d’amore,
Alberi svegli
Che muovono
Languidi i rami
E laghi a forma di violino
Dai suoni vaghi e ridenti.
In quella valle di sogno
Il vento spira dolce
E il bosco canta melodie
Così soavi che i fiori
Aprono appassionati
I petali all’amore,
I corvi fermano il volo
E i melograni
Lasciano cadere
I frutti della lussuria
Con grandi bocche
Di porpora.
In questa valle di sogno
Fluttua
Lo spirito eccelso
Puro ed esatto
Di d-o
Circolare e perfetto
E la gabbiana felice
Canta melodie rotonde
Che si perdono
Dove
L’anima umana
Non potrà
Mai sbarcare.

Thursday, May 26, 2005

ho conosciuto una ragazza rossa

Ho conosciuto
Una ragazza rossa
Inzuppata d’amore
Che guardava dalla finestra
E bagnava la strada
Con l’acqua della tristezza.
Ho conosciuto
Una ragazza bruna
Che aveva dimenticato
Le gambe
Nel negozio di fronte
Ma acquistava felice
Ogni giorno
Sofisticate scarpe italiane
E poi le disponeva
In base ai colori
Una vicina all’altra.
Ho conosciuto
Una ragazza bionda
Che credeva che il mondo
Fosse popolato
Solo dal bene
E si narrava
Ogni giorno
Interminabili storie d’amore
Nel loro piccolo mondo
Non c’erano scorpioni
E neppure serpenti
Ma indisturbati correvano
Cammelli un po’ infuriati,
Gattine rosse con ali,
Pacifici leoni.
Le tre ragazze avevano
Voglia di libertà,.
Volevano volare
Come fa il corvo
Sull'albero di gelso
E la gabbiana in riva al mare.
Nel mondo che sognavano
Non c’erano draghi
E neppure prodigi
Non c’erano creature cattive
Ma solo fiumi
Di latte e di miele.
La ragazza bionda
Apriva gli occhi ogni giorno
Per vedere i colori
La ragazza rossa
Tendeva le orecchie
Per ascoltare i suoni
E la ragazza bruna
Viveva solitaria
Sotto il tetto di un ospedale

Wednesday, May 25, 2005

La gattina sul prato verde
Sognava di arrivare un giorno
In un posto con tante luci,
Profumi di cedro
E un po’ di poesia.
Non voleva il migliore dei mondi
Si accontentava di poco.
Quello che veramente voleva
Era sospirare
Dentro i suoi sogni,A
vere le ali,
Un po d’aria fresca
E tanto dolcissimo miele.
Voleva un mondo
Con tanti suoni
Ellittici e circolari
A questo non rinunziava.
La gattina rossa di pelo
Non poteva più correre,
Poverina,
Ma non le importava poi tanto
Visto che d-o le aveva dato
Due grandi bellissime ali,
Le aveva dato i pensieri
Le aveva dato i fremiti d’amore
Che la percorrevano tutta
E soprattutto le aveva insegnato
A non far male a nessuno.
Ogni mattina sapeva elevare
La sua preghiera bianca
E sospirando diceva:
“Grazie, o mio d-o,
Di avermi dato
I pensieri ,
I fremiti d’amore,
Di avermi dato le ali
Grazie di avermi insegnato
A non far male a nessuno.
Grazie di avermi aiutato
A capire
L’armonia dei suoni,
Grazie degli occhi
E delle mani
Ma soprattuto grazie delle
Bellissime ali”.
Se vi capita un giorno o l’altro
Di passare per il mio prato
Potrete vedere una gattina,
Rossa di pelo
Che ogni giorno
Guarda d-o
E d-o la guarda
Tremendamente,
Ma lei non lo teme
Perchè sa
Di non aver mai fatto
Male a nessuno

Tuesday, May 24, 2005

La porta trema
Spari e colpi di mortaio
E scoppi.
L’ombra del male
Si rovescia sui tetti
E lacera furente
Bandiere bianche e blu.
Il Male
Invade il mondo
Che vacilla,
Guidato da una mano
Infame.
Io riconosco il suono
Che fende l’aria
Come un ululo di iena
Mentre la notte ringhia
E digrigna i denti
Con gli sciacalli.
Il giorno scivola lento
Verso la vita che cresce
Negli abissi del mio ventre.
E' il canto del Bambino
Che riempie l’universo
E’ il Bambino che domanda
E D-o che non risponde.
Oh bontà ignorata dei corvi
Arroganza dei leoni,
Velluto enigmatico
Di gattine orgogliose
Condannate a morte
Dal comitato solenne
Di cinquecento iene
Gabbiane immaginate
Appese al muro
Volano senza volare
Con inutile insistenza
In un silenzio senza ali
Trentasei gabbiane,
Nate,
Vissute e morte
Che da quando
Esiste il mondo
Sanno tutto della vita
E che nessuno ascolta.

Non voglio respirare i tuoi segreti


Non voglio respirare
I tuoi segreti
Voglio musica quando dormo
E musica quanto mi desto.
Non voglio veder fiumi
Dove sguazzano invadenti
Personaggi strani
Affetti da indomabili usanze
Uomini sigillati dalla morte
Nelle putride stanze
Dove si consuma
La loro solitudine.
Bocche inumidite
Da baci indegni
Mentre lenti scivolano
Verso camere mortuarie
Nella terra del silenzio
Contratti stipulati,
Voli aerei in prima classe
Posizioni invidiabili
Sperma inutile
Sillabe sussurrate
Senza tregua
“Amami senza amore”
Stritola le mie spoglie
Entra nel mio cratere spento”.
Taci ti prego,
Non voglio respirare
I tuoi segreti
Voglio musica quando dormo

E musica quanto mi desto

Monday, May 23, 2005

E' maggio

E' maggio
E le colline sono brune.
Rivedo le fiamme
Che lambiscono la strada
E il fumo nero
Che oscura il cielo.
Una Femmina si alza
Nuda,
La vedo nel mio specchio,
Tragico,
Di cristallo.
Una Femmina si alza,
Nuda,
E ricade sul selciato.
Poi protende verso il cielo
Le sue braccia illese
E prega:
Ascolta Israele,
Signore nostro d-o
Il signore è uno
Ma la Femminasenza il Maschio
Non è una
E' solo la metà del corpo.
Ascolta Israele,
Signore nostro d-o
Il signore è uno.
Non addormentare
La speranza dell'uomo
Oh mio d-o
Ascolta il frastuono lirico
Della nostre preghiere

Federico

Federico, Federico
Parlami delle gabbiane!
Un giorno tu mi hai detto,
Ed era primavera,
Mi hai detto:
"Oh, fiore della Giudea
I gigli non valgono nulla"
Poi dalla tua bocca andalusa
E' uscito come un sussurro:
"Ma valgono le braccia
Che nella notte ti stringono".
Sulla mia fronte bianca
Hai disegnato
Un circuito magico
Incatenandomi per sempre
Alle tue parole di miele.
Come piangevi,
Federico,
Montato sul tuo cavallo
Di fuoco
Spargendomi nell'anima
I tuoi larghi ritmi,
Il tuo canto circolare,
Perfetto
E profumato d'aranci,
Di cedri e di limoni.
Federico, Federico,
Poeta del mio primo amore
Perchè mi ripetevi nell'ombra
"I fiori non valgono nulla"?
Ma dimmi, Federico.
Se non valgono i fiori
Credi che sia possibile
Che valgano le gabbiane?

Sunday, May 22, 2005

La notte si sgretola

La notte si sgretola
Scostumata
E non vuole dialogare con la morte.
La notte si scioglie
Sull’acqua
Sorvegliata dalle stelle,
Protetta dal silenzio
Popolato di canti,
Di angeli senza gola
E di gabbiane
Incatenate ai sogni.
La notte appoggia
I suoi brividi d’amore
Sulle bocche
Degli uomini
Prigionieri della vita
E respira tremando
Di dolore inutile.
Ebbra di miele
Intrisa di latte furioso
La notte si sgretola
Scostumata
E non vuole dialogare con la morte.
Confusa e senza risposta
La notte fugge,
Denudata,
Dopo aver dialogato
Coi i miei sogni

Saturday, May 21, 2005

Come e' possibile che tu non sappia

Non sotterrarmi oggi,
Voglio vedere la luce
Fra i giunchi dell’acqua,
Voglio vedere
Il vento che sospira
E le nubi che si alzano.
Non legarmi le mani
Non sotterrarmi oggi
Voglio vedere l’alba
Voglio vedere il mio fiume.
Come è possibile
Che tu non creda ai miracoli?
Come è possibile
Che tu non sappia
Che non voglio
Essere lasciata
Morta sulla riva.
Non ferirmi
Lasciami ricamare fiori
Sulla bandiera della libertà
Della vita e dell’amore
Non sotterrarmi oggi ,
Lascia che mi svegli
Soavemente
Credendo di essere
Una sorgente,
Sognando di essere amata
E se devo morire
Voglio morire all’alba.
Come è possibile
Che tu non sappia
Che i miracoli sono possibili
E i sogni sono realtà?

Thursday, May 19, 2005

Il cielo manda ombre

Il cielo manda ombre
Sfumate, ingenue e pure
E un velo scuro
Copre la terra.
La gabbiana bianca
Traccia con le sue ali
Un solco nell’acqua
Che subito svanisce.
La gabbiana canta
Sogni di speranza
E una voce strana
Le risponde
E così dice:
“Mi è giunto il tuo lamento,
Gabbiana dei miei sogni
E mi ha ferito il cuore.
Vieni, gabbianella,
Perchè per te
Io palpito
d’amore.
Ho sete di te
Fonte della mia vita.
Vieni con me
A scoprire
Gli abissi del nulla.
Per te ho preparato un trono
Fatto di coralli
D'oro e di cristalli".
E la gabbiana incerta
Socchiudendo gli occhi
Volle seguirlo ignara
Non sapendo
che era la morte.
E quando giunse l’alba
Lungo le rive inquiete
La gente vide sull’acqua
Le sue piume bianche,
Errare
Abbandonate al vento

Wednesday, May 18, 2005

un sogno migliore

Nessuno avrebbe potuto
Prevedere quel che successe
Alla gabbiana bianca,
Che amava l’aria fresca
E respirava sicura
Fra le onde del mare.
Ogni mattina ringraziava d-o
Che gli aveva dato la sorte
Di abitare nell’eden.
Non leggeva i giornali
E non sapeva nulla del mondo
Un giorno aveva persino
Composto una poesia.
Non era la migliore,
Ma le gabbiane bianche
Si accontentano di poco
Perche' sono intelligenti.
Sospirava la notte
Ma solo dentro i suoi sogni
E i sogni come sapete
Non vanno presi sul serio.
Non vorrei spaventarvi
Raccontandovi tutto
Scrivo per divertirvi
E non certo per mettervi
di cattivo umore.
Che peccato, perchè
Tutto avrebbe potuto
Andare diversamente.
Ma adesso è troppo tardi.
Quale fu il destino
Della gabbiana bianca?
Nessuno deve saperlo,
Posso solo dirvi
Che la gabbiana triste
Si trovò un posto segreto
E decise di rifugiarsi
In un’altra storia,
In un sogno migliore,
Dove gli amori
Non si nascondono
E non sono bravissimi
A fuggire dalle gabbiane buone.

Le ali le fremono in testa

La gabbiana volando
Guarda la gattina nel prato,
La guarda alquanto stupita.
La gattina si sente onorata
E scuote felice la coda.
E ogni tanto si nasconde nell’erba
Un po ’intimidita
Da tanta presenza.
La gabbiana scuotendo le piume
Si tuffa nell’acqua
Poi per consolarla le dice:
“Per volare non ci vuole talento
Ma cosa pensi che sia?
In fondo io sono stanca
Di volare a destra e a sinistra
Da onda in onda sul mare.
Cara la mia gattina,
Rimani al tuo posto”.
La gattina l’ascolta
Poi dice testarda:
“Domani voglio provarci
Forse mi riesce”.
La gabbiana un po’ preoccupata
Pensa che la gattina
Si trovi in un guaio grosso.
“Non farne una mania,
Lo dico per il tuo bene”.
Ma la gattina,
E’ come impazzita
Le ali le fremono in testa
Cerca di inseguirla in volo
E cade stremata al suolo

Tuesday, May 17, 2005

Io credo in un tempo di pace

Nel cimitero
Dove sei sepolta
Ho letto il tuo nome
E la data della tua morte.
Ventisei i tuoi anni
E ventisei i cherubini
Che suonano per te
Con toni minori
Strumenti a fiato
E corde,
Accompagnati
Dal mio desiderio
Che l'anima tua si raduni
Nel raduno della vita.
Un segno col nome,
Il tuo nome,
Il nome di tuo padre
E la data della tua morte.
Ventisei i tuoi anni
E ventisei i cherubini
Che suonano per te
Musica gioiosa.
Io credo in un tempo di pace
Dove non ci saranno più guerre
E le ragazze buone
Non avranno sulla tomba
Un albero tagliato corto
Ma una brocca d'acqua sorgiva
E un candelabro a sei bracci,
Come sta scritto nell'esodo,
Due mani incrociate
E la pace che vince.
Allora sapremo,
Solo allora sapremo
Che è giunto il messia.
Ventisei i tuoi anni
E ventisei i cherubini
Che suonano per te
Fantasie cromatiche
Su ventisei violini

Se imparassi a volare

E’ piccola l’eroina della mia storia
E’ una gattina solitaria
Un po’ triste e spesso stanca
Che racconta della sua vita.
Ha tanta voglia di libertà
E a volte di compagnia
Tutto sommato è
Molto simpatica.
Prova tu se ci riesci
A trovare
Una gattina così,
Ma sappi che ci sono.
Prova a pensare cosa passa
Per la testa di una gattina
Che ha perso in un incidente
Una zampina e che sebbene
Sappia benissimo
Arrampicarsi sugli alberi
Come se ne avesse quattro,
È diventata strana.
Dovete sapere che dal giorno
Dell’incidente
La gattina è molto cambiata
Si è stufata
Di sentire sempre
I soliti discorsi,
I sermoni di suo padre
E così via
E tutto il giorno
Era intenta
A stirarsi sul letto
Ma, cosa strana,
Si sentiva esausta
Piuttosto sconsolata.
E’ cosi’ che un giorno decise
Di ribellarsi
“Se una gattina ha tre zampine”
Si disse
“Invece di quattro
Non è poi tanto tragico.
Se imparassi a volare
Il problema sarebbe risolto.
Se volano le gabbiane
Che abitano qui di fronte
Che oltre a tutto sono
Più stupide di me,
Perchè non potrei volare anch’io?”
Non ridete della gattina!
Una storia del genere
Potrebbe capitare a voi
In fondo è stato meglio per lei
Che sia andata cosi,
Altrimenti non avrebbe
Voluto mai
Imparare a volare

Monday, May 16, 2005

Il corpo e' pieno di buchi

Il corpo
È pieno di buchi
Bocca
Naso
E orecchie
Cuore ed intestino,
Che sono le parti molli
Che si aprono all’urto,
Per lasciare uscire
Tutta l’acqua dal corpo.
Quella sera
Nella piazza
Nuda e violenta
I buchi si sono aperti
E da essi scorse
Tutta l’acqua
Che contenevo,
Senza che potessi
Ringraziarti, oh mio d-o,
Per avermi creata
Tutta piena di buchi.
Il corpo non vale nulla
Non valgono i suoni
Non valgono gli aromi
Neppure i fiori valgono
E non valgono le tue braccia,
Altrimenti quella sera
Non si sarebbero aperti
I buchi del mio corpo
Senza che io potessi
Ringraziarti, oh mio d-o
Per avermi creata
Tutta piena di buchi.

La gabbiana canta nuda

La gabbiana canta nuda
Innamorata di un suono
China la testa
Sul petto di cristallo
Poi apre le sue ali
In cerca di uno spazio
In cui inginocchiarsi
Invocando il tuo nome.
Ora la gabbiana tragica
Sta morendo d’amore.
Per questo vuole forzare
Le porte della morte.
Non chiederle nulla,
Lei vuole solo un suono,
Lei vuole solo uno spazio
Lo vuole per capire.
Non cercarle nel corpo
L’impronta dei tuoi baci
I baci non glieli hai dati.
Perciò non chiederle nulla
Lei vuole solo un suono
Lei vuole solo uno spazio
Per scoprire il tuo enigma.

Portami il tuo calice vuoto

Nel mio cuore oggi
Un sogno strano canta
Canta la passione occulta
Di tenere mani
Sul viso
Depositate come raggi di luce
In questo vuoto silenzio.
Cosa sarebbe la vita
Senza il tuo aroma perenne?
Un abisso muto
Di vite spente
Di anime senza ali.
Benedetto sia tu,
Amore mio solenne,
Tu sei il kodesh ha kodashim
Dell’eterno desiderio
In cui vita e morte
Si guardano
E si abbracciano amiche,
Dove regna grandioso
Il tuo amore snervante.
Portami il tuo calice vuoto
Amore mio stupendo,
Perchè io possa versarvi
La mia ansia arrogante

Sunday, May 15, 2005

Lascia che io sorrida serena

In questa acuta passione
Di orizzonti e silenzi
Israele sotterra
La più bella ragazza
Del mondo.
Ho cercato di salvarla
Con le braccia
Col cuore
E coi denti
E avrei voluto
Che il suolo
Per lei si riempisse
Di fiori,
Di libertà profumata.
Grandi nubi si elevano
Lente
Sopra la terra
E il vento muove
Tranquillo
Le onde del mare.
Tu sei rimasta morta
Sulla strada
Sanguinando da sette ferite,
Ragazza coraggiosa,
Mentre noi
Sopra i cedri e gli ulivi
Ti piangevamo.
Ora è tempo
Di pensare a chimere,
Di dimenticarti
E' giunta l'ora
Di aprire il cuore
Alle belle realtà vicine,
In cui la gente sorride
Serena
Mentre abbraccia gli amori,
Apre i balconi al sole
E li riempie di fiori.
Ho ricamato per te
Con le mie mani
La nostra bandiera
Bianco-azzurra
E trentasei ragazzi
Forti
La innalzeranno
Sulla tua tomba.
Non piangere,
Gabbiana bianca,
Non temere
L'aria e la pioggia,
Un angelo di diamanti
Fingerà
Sotto il cielo scuro
Di essere il sole.
Ma ora lascia
Che io sorrida
Serena,
Sognando l'amore

Saturday, May 14, 2005

Oh, se tu fossi con me!

Oh, se tu fossi con me,
Mia triste amica!
Ho dimenticato di dirti
Che i giovani del vicinato
Ti attendono ancora
Pieni di risa bianche.
Per te ogni shabbat
Indossano
Camicie color di pesca
E pantaloni di seta
Ricamati d’argento.
Se solo aveste visto
Con che grazia
Muoveva le gambe!
Sembrava una regina
Con ali rosso fuoco.
La piazza quella sera
Vibrò forte e violenta
E fra l’odore del sangue
Si mescolava
L’odore della cannella,
L'odore di fiori spezzati.
Oh, mia triste amica
Se tu fossi con me!
Quante frecce lancerei
Per fermare il tuo volo
Per chiuderti le ali
E tenerti per sempre
Prigioniera nella mia gola.
E’ troppo, amici.
E’ troppo.
Lei se n’è andata,
Come un fantasma è fuggita
Ma ogni sera ritorna
Per rivedere il posto
In cui zampilla ancora
Il suo sangue
Caldo di morte.
Oh gabbiana della mia vita
Io stessa mi meraviglio
Di amarti ancora tanto.

Un giorno voleremo io e te

Un giorno voleremo io e te
Verso mondi impossibili
E tu sarai al mio fianco;
Insieme cercheremo
Quello che non ci e' dato
Avere
Nel nostro mondo possibile.
Tu mi chiederai:
“Ma dimmi, Gabbiana bianca,
Cosa fai in questo
Leggendario luogo?”
“Le porte si apriranno”
Ti dirò
“E in queste strade
noi saremo intenti
Solo a guardarci.
Gli alberi taceranno
Taceranno i fiori
Taceranno anche i fiumi
Taceranno i mari
Solo allora saprò
Di aver trovato
L’ombra
In cui respirare
Benedetto sia il mio corpo
E le braccia che ti stringono”

Friday, May 13, 2005

Seagull

Io sono molto stupida,
Forse l’avete capito,
Non ho imparato ancora
Come mio padre a dire
“Andrà tutto bene, vedrai”.
Tanti pensieri
Mi girano per la testa
E i pensieri
Sono una cosa strana
Dovreste ormai saperlo.
Ora guardo la mia gabbiana
La guardo
Nei suoi occhi strani
E gli occhi strani
Mi guardano.
Occhi marroni
E occhi strani
I miei occhi e i suoi.
La gabbiana
Ha le ali impigliate
Sulla spalliera del letto
Sembra morta, poverina.
Tendo le mie mani
Verso di lei
E cerco di liberarla
E mentre cosi faccio
La gabbiana,
Che sembrava morta,
Comincia a respirare
Muove la testa
Verso la finestra chiusa
Per dirmi cosa vuole.
Io la apro e lei
Dispiega le sue grandi ali.
Eccola sugli alberi
Eccola nel cielo
In volo vero il mare.
Ma prima di sparire
La gabbiana
Rivolge verso di me
Ancora una volta
I suoi occhi
E mi guarda.
Io vado pazza per le gabbiane,
Perchè loro sono speciali,
Loro sanno volare
Mentre il mio destino è quello
Di scappare a perdifiato
Dai pensieri
E i pensieri sono una cosa strana,
Dovreste ormai saperlo.
Il mio destino è quello
Di essere poeta del nulla.
Meglio dormire
Fra le conchiglie del mare
Come fanno le gabbiane
Fuggire sopra gli alberi
In volo verso il mare.

e' facile camminare sull'erba

Oggi ho finalmente
Appreso i sentieri
Della tristezza.
Sono i cedri
Che me l’hanno svelato,
Ma i miei sogni
Li ho conosciuti
Per bocca
Delle gabbiane bianche.
Con loro ho cantato
Canzoni serene
E monocordi
Tessendo sui rami
Delle querce
Leggende
Scomparse dal mondo.
Dal loro canto
Ho appreso
L’occulto sentiero
Della vita.
E’ facile guardare il cielo
Nella muta tristezza
Della sera.
E’ facile ascoltare
Il canto
Cromatico
Delle gabbiane
Che movendo
Pensierose il capo
Ti dicono che
La morte non esiste

e il leone non volle rispondere

La gattina, (chiamiamola cosi
Anche se ha un nome)
Era stanca di stare sola
Sapeva che la cosa
Che conta di più al mondo
E’ l’amicizia
E si sentiva triste.
Che fece?
Decise di rivolgersi
Agli animali suoi simili,
Ma a quelli più affidabili
(Quelli irascibili e cattivi
Proprio non li voleva).
Una leone della foresta
Udì il suo richiamo:
Sembrava un grido d’aiuto.
In fondo il leone
Non era affatto contrario
Ad un po’ di compagnia
E la gattina gli piaceva molto.
Non aveva nulla in contrario
A starsene un po’ con lei
Anche se non sapeva
Minimamente chi fosse.
“Magari morde,
Forse anche graffia”
Si disse preoccupato.
Finalmente
Pensandoci sopra
Decise che l’impresa
Era pericolosa
Per non dire rischiosa.
Senza contare che la gattina
Era sicuramente
Una gattina semplice
Un po’ volgare,
Altrimenti
Se la sarebbe cavata
Senza chiedere aiuto.
Chi è così stupido
Da voler scegliere
Come amica
Una gattina
Che oltre ad altri difetti
Neppure sapeva volare?
E poi quella gattina
Era troppo dolce
E il leone di dolcezza
Ne aveva fin troppa.
Le grida della gattina
Si fecero sempre più alte
Ma il leone
Non volle rispondere
“Ognuno ha i suoi problemi
Ed io non sono costretto
A risolvere tutti i guai del mondo”
Si disse il leone
E corse via.

Thursday, May 12, 2005

I fiori non valgono nulla

Due gabbiane camminano
Nell’aria della sera
Sotto la luce obliqua
Di spade
Di rumori
Di libertà
E di sicurezza finta.
Una è la principessa del nulla.
La luce di gelsomino
Le illumina il viso
Mentre lei dice:
“I fiori non valgono nulla”.
L’altra è la morte,
Bianca di luna.
Con voce senza gola
Le fa eco e risponde:
“Non valgono nulla i fiori”.
Cinquecento cherubini
Travestiti da ombre
Giocano sulla riva del mare,
Guardano incuriositi
Le due gabbiane tranquille
E dicono con voci di cristallo
“I fiori non valgono nulla,
Ma valgono le sue braccia
Che nella notte ti stringono”.

La luce ti avvolge oggi, Israele

La luce ti avvolge
Oggi, Israele,
Nel giorno della tua festa.
E la tua bocca sorride
Col sorriso del mare
Israele, Israele,
Pura erede
Della mia terra promessa
La mia terra di sempre
La terra che d-o mi ha dato.
Le tue grandi radici
Penetrano nella mia anima
Mentre io pallida e azzurra
Mi nutro di te,
Creazione viva,
Colma di tristezza,
Vestita di abeti
Di eucalipti e di pini.
In te cantano i fiumi
Mormorano le montagne
In te l’anima mia si perde
Ed è nelle tue braccia
Di cristallo puro
Che i miei baci si perdono.
Bianca terra
Ebbra di latte e di miele
Sulle cui spiagge
L’acqua cammina
Con sandali biblici.
Mi piaci cosi, Israele
E la tua voce mi tocca
Assomigli all’anima mia
E i tuoi sospiri d’amore
Sono i miei sospiri stessi .
Tu giochi coi fiumi
Giochi con i ruscelli
E il mio cuore ti cerca,
Terra mia dolce e definitiva
Definitiva come le viole,
Come i gabbiani e le rondini,
Come le valli
E il sole
E l’acqua
Mi piaci cosi, Israele
E la tua voce mi tocca.
Assomigli all’anima mia
E i tuoi palpiti
Sono i miei palpiti stessi

Monday, May 09, 2005

In quella notte chiara

Mi sono persa
Per quelle montagne.
Mi sono persa
Nelle acque del fiume
E sopra l’anima mia
Sete di vita,
Sete di risa,
Di canzoni
E di baci.
Mi sono persa
Per quelle pianure
Piene di rose
E di gelsomini.
Mi sono persa
Portando in cuore
La passione affamata
Di baci di fuoco.
Mi sono persa
Portando in bocca
La purezza morta
Della malinconia.
Mi sono persa
Tenendo in mano
La matassa bianca
Delle mie illusioni.
Mi sono persa
Per sempre
In quella notte chiara
Portandomi nelle orecchie
L’eco di quelle grida
Che risuonavano
Disperate
Con armonia di morte.

Saturday, May 07, 2005

e il mare ha suoni vaghi

Quando io sembro
Così triste e sognante
È perchè il vento
Ha trasformato in violino
La mia città
Servendosi delle strade
Come di grandi corde
E il mare
Ha suoni vaghi
E sembra avvolto
In un soave sortilegio
Di luce scura.
È perchè le case attorno
Mi narrano
Qualcosa di terribile
Che hanno visto.
E il fiume geme
Nel suo percorso assurdo
Che lo porta ad unirsi
Al suo amato mare.
È perchè il mio spirito
Fluttua
Sulle torri di rame
E e d'oro
E il vento piange
Lacrime di castità
È perche penso
A qualcuno
Che se ne è andato
Per sempre,
Mentre l nebbia
Sale dalle acque
E gli alberi già svegli
Muovono languidi
I rami.
È perchè vedo
Le oscillazioni
Di luce dorata
E l’aria intona
Arpeggi
Di vibrazioni elettriche
Appassionate e tragiche
È perchè i peschi
Del mio giardino
Hanno lasciato cadere
I loro frutti di seta
E gli alberi del mio bosco
Si sono fermati.
È perchè tu te ne sei andata
Riempendo l’atmosfera
Di incenso.

Friday, May 06, 2005

ritmi sognanti di tristezza

Che misteriosi pensieri
Commuovono le gabbiane?
Che ritmi sognanti di tristezza
Agitano le rondini in cielo?
Che mormorii di aurora
Compongono i miei versi?
Prigioniera della mia solitudine
Con voce bruciata
E ricordi vuoti
Io guardo il mio cuore nudo
Cuore con abeti e pini
Con viole e fiumi sacri
Che protesta sordamente
Contro chi ha voluto
Spezzare
L’armonia del mondo.
Gabbiana muta
Seduta in solitudine
Sulla montagna scura
Eppure mi avevi promesso,
Mio d-o onnipotente,
Fiumi di gioia e di luce.
L’orologio batte stanotte
Con la stessa cadenza
Di sempre
E le notti hanno ancora
Le stesse stelle di allora.
Eppure quella notte
Tu mi hai lasciato sola
E se non fosse stato
Per il nudo di mia madre
Io ora sarei morta.
Eppure, mio d-o eterno
Tu mi avevi promesso
Fiumi di latte
E miele

La leggenda della gattina (continuing)

Le iene aspettavano
Pazienti
La morte della gattina,
Sognando di tenere in bocca
Pezzi rosa del suo cuore.
La gattina mite
Piangeva a voce alta,
Tanto alta
Da spezzare il cuore
Dei corvi e dei leoni.
Le iene le urlavano
Attorno
Nomi oscuri e parole
Mentre la loro saliva
Si riempiva di fiele.
In quella impari
Lotta
La gattina agitava
Nel vomito
Delicatamente il petto
Chiedendo pietà alla luna
Graffiando con le sue mani
Il seno di sua madre.
Quando le infilarono
In cuore
L’ultimo chiodo di ferro
La gattina li guardò
Serena
Con il suo sguardo nudo
Perchè sapeva benissimo
Che nel mondo
Non esiste iena
Che possa
trasformarla in gelo
Un giorno succederà
Che le jene vivranno sole
In caverne oscure,
Noi vedremo brillare
Solo stelle e comete
E lunghi baci d’amore
Legheranno le nostre bocche
In un intreccio di luce

Thursday, May 05, 2005

Vorrei destarmi in te

Sinagoga frantumata
In mille pezzi
Dalla castità
E dalla purezza ,
Frazionata in triangoli
Di cristallo,
In arpe di luce
Sussurrata
E protetta
Da leoni
Che solo io conosco
Energia che scivola
E si trasforma
In morte
Come quel la putrida sera
Quando la pace
Sguazzò per trenta volte
Nella melma
E io volli tornare
Nell’utero
Di mia madre,
Lontana
Da un mondo
Orfano di rugiada
Che si trasforma
In cenere
Vorrei destarmi
In te, amore antico,
E nella tua essenza,
Folle di vita
Scivolare.

Wednesday, May 04, 2005

Fiumi di speranza

Tristezza immensa
Che fluttua dolcemente
Nel triste funerale
Dei fratelli,
Fatti ricordo,
Trasformati in memoria.
Il mio corpo
Andrà alla tomba
Ma la mia tristezza
Salirà fino alle stelle.
Voglio solo ascoltare
Gli accenti dell’aria
Che rendono sonori
I boschi nel verde
Del loro ritmo lieve.
La vita andrà alla tomba
Ma l’amore
Se ne andrà alle stelle.
In un geniale riassunto
Di malinconia
L’anima e la materia
Oggi si sono unite
In perfetto equilibrio
Dando alla luce
Fiumi di speranza
Epopee d ’amore
Molto al di là
Del nettare
Molto al di là
Del miele.
Armonia del mondo
Fatta dolcezza
Trasformata in amore.
Il mio corpo
Andrà alla tomba
Ma la mia tristezza
Salirà fino alle stelle.

Una ragazza può essere bruna

Una ragazza può essere bruna
Una ragazza può essere rossa
Ma mai deve essere morta.
La brezza ondulata è svenuta
Scontrandosi con la montagna
Quando tu sei morta.
Ora tu guardi la valle
Con gocce di rugiada
Negli occhi
Baciati dalla luna
E bocca di malinconia.
Quella sera
I lampioni tremarono
E tremò anche la strada
E mentre tu morivi
Gli eucalipti
Agitarono
Nervosamente
I rami.
Avvolta nella luce scura
Te ne sei andata
Per le strade d’argento
Di bronzo
E di rame
In un silenzio
Di castità
E di fiori,
Nell’ultimo tuo tramonto
Una ragazza può essere bruna
Una ragazza può essere rossa
Ma mai deve essere morta.

Tuesday, May 03, 2005

la morte a volte si traveste da amore

La tragedia che vorrei raccontarvi
E’ umile ma inquietante.
È la storia di una gabbiana
Timorata di d-o
Che un giorno si svegliò
E iniziò a graffiare
Prati e i monti.
Osò persino graffiare d-o
E si trovò alla fine
A graffiarsi il cuore.
Nella sua breve vita
Passò un giorno,
Con rumore e urla di gioia
Un amore
che per raggiungerla
Attraversava ogni giorno
Cieli nascosti
Eterni fiumi
E mari a forma
Di grandi violini.
La povera gabbiana
un tempo viveva
In un mondo
sereno e pacifico
Era felice
e si preoccupava solo
Di bere la rugiada
Nel sacro timore di d-o.
Amava senza preoccupazioni,
Quasi per abitudine.
In quel mondo scomparso
L’amore si trasmetteva
Da gabbiana a gabbiana
Come un antico gioiello
Ricevuto dalla prima gabbiana
Direttamente dalle mani di d-o
Con la stessa tranquillità
Con cui i fiori si offrono al vento
Con cui gli alberi guardano il cielo
E il sacro fiume si affida al suo mare.
La gabbiana viveva d’amore
Ma un giorno quell’infelice,
Eretica e ribelle,
Volle molto più dell’amore
E si innamorò di un miraggio.
Rincorse una visione
Che si trovava
Molto al di là della vita.
Lesse un libro in cui si narrava
La storia di un gabbiano
Che sussurrava parole d’amore
E si avvelenò .
Vi supplico non leggete
I libri di versi
Se non volete finire
Come quella gabbiana
Che morì proprio
Perchè non sapeva
Che la morte a volte
Si traveste da amore

Sunday, May 01, 2005

la leggenda della gattina (continuing)

La gattina pacifica
Rossa di pelo
Che già conoscete
Contempla muta il cielo
E nel vedere
Il paesaggio sereno
Dimentica le sue pene
Ed inizia a cantare.
Due rispettabili iene
Che da quelle parti
Giravano
La sentono per caso.
“Questa canzone è troppo
Ardita” mormorano
Inorridite
“Anzi diremmo che
È scandalosa.
Noi non cantiamo mai”.
La gattina
Un po’ spaventata
Vuole gridare
Ma non riesce.
“Che strano essere sei?”
Dicono rabbiose
“Hai baffi e pelo rosso
Imbevuto di miele.
Sicuramente sei una straniera”.
“No” dice la gattina“
Io vengo da casa mia
E voglio tornarci presto
Col vostro permesso,
Mie nobili signore.
Ho tanta nostalgia
Della mia mamma”
“Ma tu” chiede la iena più anziana
Perchè canti?
Credi nella vita eterna?”
“Si, ci credo.
So che mi attende l’eden
In una terra fiorita,
Piena di fresche sorgenti”
“Sei un eretica,
La verità la conosciamo noi
E l’eden non esiste
”Dissero le iene
Guardandola come sfingi.
“Devi morire”.
“Perchè la trattate male”
Chiede timidamente
Una tartarughina
Ma cosa ha fatto, ditemi
Per meritare la morte?”
“La gattina afferma
Di credere nell’eden
E nei momenti liberi
Osa cantare
Guardando le stelle.
Le stelle non esistono
E non esiste l’eden
Noi lo sappiamo
E non l’abbiamo mai visto
E’ un eretica e deve morire”
E su di lei si gettano
Inferocite.
La gattina sospira
Con la mente annebbiata
Poi guarda verso il cielo
E canta.

Saturday, April 30, 2005

non ho censurato il mio canto

Mille gabbiane mi guardano
Con occhi di dolore antico
Hanno grandi pupille
E i loro canti rompono
L’armonia del mondo
Io le guardo e vedo
Tante piccole vite in sordina
Vite sotto il mio cielo sacro.
Vite di una terra ferita
Che si espandono lente
Negli infiniti sentieri del cielo,
Mentre gocce di secoli
Le guardano impietosite.
Pensavo che d-o sentisse
I canti delle gabbiane miti
Che avesse pietà
E le lasciasse vivere
In questa terra fiorita.
Mia madre mi diceva
Che quando moriremo
La nostra anima inquieta
Andrà a posarsi
Sulle ali spezzate
Delle gabbiane miti.
Mi ha assicurato che
Nelle pianure del cielo
Tante gabbiane volano
In cerca di stelle
Ed io quasi stordita,
Inquieta e un po’ confusa
Ascolto il loro canto e dico:
“Dimenticate le stelle,
E’ meglio non pensarci
Tenetevi il vostro cuore,
Tenetevi il cielo azzurro,
Tenetevi i ruscelli,
E tenetevi i pini
E tenetevi anche
La vostra lussuria
Fatta ogni sera mistero.
Aprite gli occhi, gabbiane,
Riempite coi vostri sogni
I sentieri del cielo
E accontentatevi
Solo
Di un centimetro
Della più piccola stella

Thursday, April 28, 2005

preghiera

D-o onnipotente
Prendi l’anima
del piccolo ebreo dormente,
Negli abissi di sua madre
Del Bimbo dai riccioli
color rame
E trasformala in luce.
Posa sulle sue piccole ali
Gocce di rugiada
Macchiate di lirica
E di poesia.
Fa che non pianga mai
Per strade
Grottesche
E senza soluzioni
Elimina ogni tristezza
Dai suoi occhi
Color del miele
E colmalo di infiniti
Possibili e impossibili.
E ti prego, d-o onnipotente
Di non dimenticare di
Offrigli anche
Tanti chili di pace,
Quintali di carezze,
Giardini,
E gatti
Gabbiani,
Rondini
E leoni
Fa che il mio bambino
Apra gli occhi
Su giardini fioriti
Su nebbie azzurre
Fa che gridi solo di gioia
Che la sua bocca
Sia fatta solo per
Sprigionare
Profumo di rose,
Per ammirare la luna
Sul Giordano,
Per vivere
Negli eterni giardini dell’eden

I corvi non hanno padroni

La morte sale e scende
Lungo i rami di gelso
Due corvi un po’ sinistri
Pietrificati fissano
I vetri della mia finestra
Con occhi di cedri antichi.
Sembrano sognare
Nella luce fissa,
Uno pieno di sole,
L’altro inzuppato di luna.
Sembrano sospirare
In cerca di pezzi di cielo,
Indossano un abito nero
E cantano con voci
Di fragili cristalli rotti.
Negli alti corridoi del cielo
Le loro voci si perdono
Mentre disegnano grafici,
Ellissi ed ampi cerchi
Nell’aria di primavera.
Inseguono frecce nell’aria,
Riposano sopra i rami
E vogliono odorare
i rossi fiori di gelso.
I corvi non hanno padroni,
Vanno sempre in cerca
Di eterni pali elettrici
E quando moriranno
Li voglio seppellire
Sotto l’albero
Del mio gelso.

Tuesday, April 26, 2005

Il cigno bianco vi dice addio

Nella curva del fiume immortale
La luce di ieri si è spenta
E i castelli di cenere cadono
Trascinando con sé
Piccoli morti e uomini soli.
Il cigno bianco sorpreso
E vuoto di una presenza
Vuol salutarvi e dice
“Dimenticate le follie,
Dimenticate il cuore di nulla
Dimenticate i fiori mortali,
Non ascoltate i lamenti
Accompagnati dai timpani.
Non ascoltate l’arpa e gli urli
Prigionieri di corde metalliche
Lasciate che il cigno bianco
Canti
Ancora una volta
La sua voglia di eterno.
Mentre pietosamente
Avvolge con bende bianche
La luce ferita e repressa
Nella curva del fiume immortale
Il cigno bianco vi dice addio