Tuesday, June 14, 2005

Una gabbiana lasciva

Una gabbiana lasciva
Bagna le ali spezzate
Nell’avorio luminoso e puro
Del mar Mediterraneo.
La gabbiana canta,
Sola,
In quest’angolo
Perduto del mondo,
Canta la sua terra infelice,
Strana e non voluta dall’uomo.
Per non sentirsi sola,
Per aver compagnia
Moltiplica la propria immagine
Spezzandola in tanti riflessi.
Dietro il primo riflesso
Vede una gabbiana che vola,
Dietro il secondo
La vede giocare
Con una piccola luna.
Nel terzo riflesso, invece,
La vede aprire gli occhi
Verso infiniti orizzonti.
L’ultima, la più vera,
Preferisce morire
Piuttosto che rinunziare
Al bacio delle sue labbra.
Indossa un abito a fiori
E copre pudica il capo,
Mentre asciuga le lacrime
Sospirando il suo sogno romantico.
Le stelle tutte attorno
L’avvolgono intera
Mentre l’acqua del mare
Dorme giocando, romantica,
Con eros e con le stelle
Forse ancor non ho detto
Che la gabbiana
E’ una creatura ideale
Che ogni notte raggiunge
I margini della pena
E raccoglie le lacrime
Per offrirle a d-o.
E quando giunge il crepuscolo
La gabbiana ideale,
La gabbiana lasciva
Sogna il cavaliere stanco
Che la ferisce ogni notte
Con mille spade di fuoco.
In quest’angolo eterno
In quest’angolo immenso
Una gabbiana lasciva
Bagna le ali spezzate
Nell’avorio luminoso e puro
Del mar Mediterraneo.
Dove si nascondono inermi
Gli amati agnelli di d-o

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