Tuesday, September 09, 2008

non sono io, non sono io ad essere morta.

Karmit si era fatta dare vecchi giornali. Seppe così che c’erano stati 39 morti fra cui molti lavoratori illegali e oltre 100 feriti, di cui 9 versavano in gravi condizioni. Gli altri avevano riportato ferite di media o lieve gravità. L’esercito aveva diffuso alla radio una notizia in varie lingue in cui invitava i feriti lievi a recarsi in ospedale per farsi curare e aggiunse che una volta curati non sarebbero stati cacciati dal paese.
Karmit sapeva che Tal era stata ferita ma nessuno le aveva spiegato esattamente in che condizioni versava.
Aveva chiesto più volte di andarla a vedere “Non possiamo muoverti”, le era stato detto. Un giorno entrò l’infermiera e le comunicò che il pomeriggio sul tardi l’avrebbero portata da lei. Karmit alla notizia fu presa dal panico. Tenebra grevi le opprimevano il petto.. “Ti senti bene, bambina?” le chiese suo padre. “Sono stanca”, rispose Karmit.
Il pomeriggio puntuale arrivò un infermiere. che la portò in ascensore al quarto piano. Attraversarono un lungo corridoio. L’infermiere parlava in continuazione, ma Karmit non l’ascoltava. Poi sostarono in una saletta. Le fu offerto un thè con delle brioches. Karmit mangiò lentamente con gesti delicati come se si trovasse ad una cena ufficiale. “Non temere”, disse l’infermiere, lasciandosi sfuggire un’occhiata alla porta. Poi aggiunse con tono professionale “Ti faccio un’iniezione”.. Entrarono nella stanza. Tal era sdraiata assolutamente immobile. La luce del tramonto danzava sul suo volto. Karmit la scrutò e per la prima volta in quegli anni che aveva condiviso con lei sentì un moto profondo di compassione. “E’ morta?” chiese tremando. “No, non è morta, ma non sta bene”. Karmit distolse lo sguardo da lei. No, non voleva vederla. Non voleva saper nulla di lei. Lanciò uno sguardo alla grande finestra che si apriva sul giardino e soffocò un grido. Senti come se qualcuno le strappasse il cuore e i polmoni dal petto. ”Portami via da qui”, chiese implorando.

1 comment:

Anonymous said...

Questo eterno ritorno, il film rivisto centinaia di volte senza audio, in bianco e nero... l'impossibilità quasi fisica, di accettare la sua assenza.
Nel titolo del post c'è forse un barlume di luce, e la dolorosa e auto-punitiva "sindrome del sopravissuto", a poco a poco sembra dissolversi, come nebbia.