Tuesday, August 19, 2008

Forse e' arrivato il messia e nessuno lo sa

Come si impara a vivere in una simile terra?

Al suono della sirena entrarono tutti nella stanza blindata. Il padre di Karmit l’aiutò ad indossare la maschera.
Poi ci fu un boom. Sembrava molto vicino. “Moriremo?” chiese Karmit.
“Non moriremo, non ci sarà nessun guaio per gli ebrei, ne sono sicuro” rispose.
“Come puoi esserlo?”, insistette Karmit.
“Forse è arrivato il messia e nessuno lo sa”.


La sirena mugge
E il vento dal mare
Rastrella rabbioso
I bordi delle finestre
Corriamo in fretta
Nella stanza blindata.
E’ primavera sulla collina.
Mio padre mi guarda.
Ha un aspetto insolito
Il suo viso è avvolto
Da un pallore sedentario,
Mia madre,
Incapace di liberarsi
Dei suoi ricordi.
Lo guarda
“Tanta bontà e tanta bruttura
Tutte e due nella medesima terra”
Mormora smarrita.
Nella stanza blindata
La radio annuncia:
“Siamo sotto attacco
Di missili dall’irak”.
Io stretta a mia madre
La guardo
Spaventata
E toccando timidamente
Il braccio a mio padre
Gli chiedo:
“Che cos’è questa? È la guerra?”
“No, bambina, forse è arrivato
Il messia e nessuno lo sa”

Sunday, August 17, 2008

non ci sono sentieri per il volo delle gabbiane

“Come è possibile che tu non sappia che i miracoli sono possibili?” disse lei. Si abbracciarono. Lei si sentì infiammare dalla timida carezza della sua mano sul suo seno e dalle sue labbra sul viso. In lontananza i richiami delle gabbiane. “Non ci sono sentieri per il volo delle gabbiane” disse soffocata dall’emozione.
Lei parlò di angeli e di nomi sacri, lui di alligatori e di serpenti In lontananza suoni acuti di guerra. “Quanto è fragile il mondo”, disse lui, “Non servono le bombe per mandarlo a pezzi, sta andando a pezzi da solo”.

Saturday, August 16, 2008

Budrio

E’ venerdì Karmit sola nella sua cameretta dell’ospedale di Budrio attende il crepuscolo per accogliere il sabato ebraico. Si siede in poltrona e comincia a leggere. Poi volge lo sguardo verso il paesaggio emiliano che intravedeva attraverso la finestra. Era un paesaggio familiare, le dolci colline le ricordavano la sua terra. Una terra pagana le stava insegnando la bellezza del mondo di d-o.
In quell’ora del tramonto sola e lontana era come se le si rivelassero tutti i misteri della torà. Aveva portato con se un piccolo candelabro portatile. Accese le candele e l’infermiera che entrò nella stanza con la cena. la osservò stupita. Improvvisamente le parve di scorgere un uomo col cappello ed una barba fluente che gli scendeva al petto, sembrava una cascata di acqua fresca che attirava le morbide luci delle candele Fra le mani stringeva la torà e il suo corpo ondeggiava lentamente avanti e indietro.
Ma suo padre era lontano. Karmit piena di nostalgia si disse: “Presto tornerò a Gerusalemme”. Aveva nostalgia di Gerusalemme . Si pentiva di essersi allontanata proprio in momenti così difficili. Laggiù c’era la guerra e nell’aria la minaccia di un nuovo olocausto. I continui attacchi dei palestinesi erano un incubo senza fine, il terrore di giorno di notte. Per quanto tempo un paese poteva sopportare questi continui massacri? Allora penso a Tal che credeva nella pace e organizzava incontri con ragazzi arabi di buona volontà.

Tuesday, August 12, 2008

addio, infanzia

Dopo il Diluvio Universale, Karmit stava per ore distesa sul letto e rifiutava il cibo. Non riusciva a udire a causa del fischio che aveva nelle orecchie, ma li vedeva tutti attorno a lei: compagni di un tempo passato, amici nuovi, vicini..Un giorno le parve di udire un sospiro familiare e apri gli occhi. Era suo padreAllora disse: “Papà, riso”.“Riso? Che riso vuoi, bambina? Riso con cannella e zucchero?” le chiese suo padre.Le fu portato un piatto di riso e la ragazza lo divorò avidamente. Poi volle guardarsi allo specchio. Era cambiata, Il suo viso era pallido, gli occhi più grandi. e i suoi capelli rossi erano stati rasati.Karmit si guardò a lungo poi disse: “Addio, infanzia” ed iniziò a singhiozzare. Suo padre la lasciò fare e sorrise felice. La sua bambina era tornata alla vita.

play back

Karmit e Tal si erano conosciute durante il servizio militare e solevano incontrarsi ogni sabato libero. Spesso Karmit passava con lei il sabato nel suo kibbutz. Portava con sè il cibo per il sabato perché Tal, educata in un ambiente ateo e di sinistra, non rispettava la kashrut e se le si presentava l’occasione mangiava persino frutti di mare. Ma a Karmit la cosa non importava più di tanto. Le piaceva stare con lei. Si coricavano sull’erba cogli occhi rivolti al cielo e Tal cominciava a raccontare storie di principi e principesse che vivevano in palazzi di cristallo, oppure storie di amanti e di baci infuocati rubati in ascensore.Karmit ascoltava a bocca aperta senza mai distogliere lo sguardo dal cielo.
Le due ragazze non pensavano neppure lontanamente che presto avrebbero dovuto separarsi per sempre. Prima di tutto, perché due amici dovrebbero separarsi? Si erano giurate che qualunque cosa fosse loro accaduta, qualunque destino le attendesse, sarebbero state sempre in contatto.Naturalmente questo non accadde, Non avviene spesso che una ragazza vada al negozio e muoia tanto in frettaKarmit si diceva: “Tal non è morta. Si è semplicemente trasferita in un altro kibbutz dimenticando di darmi il suo nuovo indirizzo”.
A chi confidi oraI tuoi amori
Piccola iris del Gilboa?
Chi cerchi di turbare
Con le tue storie
Di baci rubati?

Monday, August 11, 2008

and death shall have no dominion

Tal e’ una ragazza di 26 anni, nata in un kibbutz di estrema sinistra. Indossa una camicetta attillata e short. I genitori avevano perso famiglie e figli nell’olocausto; Qui si erano conosciuti ed avevano iniziato una nuova vita. Quando Tal nasce la madre ha 41 anni e il padre 55. Tal è la loro unica figlia.
I ragazzi sono il suo argomento preferito. Le piace entrare in dettagli. Parla di “esecuzioni” sessuali, come le chiama. Karmit l’ascolta silenziosa poi dice:
“Guarda come sono belle le nuvole, Tal . Ce n’è una che sembra un essere umano che brucia. Pensi che nel fuoco si muoia in un istante o è una lunga agonia?”
Tal alla guida della jeep non risponde. Dopo aver superato il posto di guardia svolta a sinistra e imbocca la strada verso il nuovo accampamento. In lontananza il Gilboa e una catena di colline che circondano la valle di Yizrael quasi a proteggerla dalle incursioni.
“Potrei andare a vivere nel nord Italia, riprendere a studiare e prendere una seconda laurea in musicologia” dice.
A che serve la laurea in musicologia ad una ragazza con la morte alle spalle?


i morti sono morti
e la morte non merita
I nostri sospiri.
Sono sei anni che è morta
E io non voglio più piangere.
Perchè la morte non domina
and death shall have no dominion

Saturday, August 02, 2008

gli occhi le gambe le mani

Ho conosciuto una ragazza bionda
Che aveva dimenticato gli occhi
Nel negozio di fronte
Ma acquistava ogni giorno
Pennelli e colori
Per dipingere valli e fiori.
Ho conosciuto una ragazza rossa
Che aveva dimenticato le gambe
Nel negozio di fronte
Ma indossava ogni giorno
Sofisticate scarpe italiane
Per correre veloce
Sotto l’arco del cielo.
Ho conosciuto una ragazza bruna
Che aveva dimenticato le mani
Nel negozio di fronte
E ogni giorno suonava
Invenzioni a tre voci.
Sotto il tetto dell’ospedale
Le tre ragazze sognavano
Il loro mondo impossibile.
La ragazza bionda
Immaginava i colori
La ragazza rossa
Indossava le ali
E la ragazza bruna
Suonava solitaria
Sui cembali del cielo.

pulcino bagnato

Sono passate 18 ore dal tragico evento. Karmit giace nel letto dell’ospedale. I medici del reparto fanno il giro di routine “Come sta la nostra eroina?” le chiede un giovane medico. Questa frase scherzosa scatena nella ragazza un pianto incontenibile. “Dov’è Tal?. Posso vederla?”.. “Non oggi, Karmit, se ti comporterai bene potrai salutarla domani. Vuoi che parliamo?”, le chiede il giovane medico sedendosi sul letto. “Come stai?. “Non lo so” risponde calma senza guardarlo. “Fammi vedere gli articoli del giornale!”, dice girandosi di scatto verso di lui. Lui le porge il giornale. Karmit glielo strappa di mano e si mette a leggere voracemente. Poi glielo restituisce mortalmente pallida in volto.Le avevano tagliato i capelli e sembrava un pulcino bagnato.