Tuesday, August 30, 2005

non abbiate paura

Ho visto le nubi
Calpestare
Il mio abito a fiori.
Ma non abbiate paura
Esistono i colori
Cammineremo assieme
Sulle onde,
Sui rami,
Per le strade,
Senza paura.

Ho visto ammazzare
Ventimila colombe
Per far godere i malvagi
Ma non abbiate paura:
Esistono le parole
Cammineremo assieme
Sulle onde,
Sui rami,
Per le strade,
Senza paura

Ho visto scannare
Ventimila agnelli
Per saziare Amalek
Ma non abbiate paura:
Esistono i suoni
Cammineremo assieme
Sulle onde,
Sui rami,
Per le strade,
Senza paura

Monday, August 29, 2005

La mia città ha un piccolo fiume

La mia città è densa
Di risonanze lontane
Di ritmi e di echi
La mia città ha un piccolo fiume
Che arriva fino al mare,
Quattromila gelsi
E cinquanta fontane.
Per le sue strade
Cammina insicura
Una ragazza cieca,
Non certo di nascita,
Che sa ritrovare al buio
Le stagioni dell’anno,
Sa riconoscere il volo
Dei corvi e delle gabbiane
E li riconosce
Quando li sente cantare.
La ragazza cieca
Canta con loro,
Con la sua voce intrisa
Di palpiti d’amore,
Di quell’amore
Che quanto diventa poesia
E' l’unico amore
Che ha diritto a cantare.

Sunday, August 28, 2005

battiti del mio cuore impaurito

Voglio imparare a contare le stelle,
Scoprire come nascono i monti,
Capire perchè è chiara la notte
Sopra le tegole dei tetti.
Voglio vedere ogni giorno
L'aurora danzare nuda
Sopra i fiori del cardo,
Indagare perchè stanotte
Una ragazza azzurra
Si è immersa
nelle acque del fiume.
Voglio imparare a capire
Come si creano i fiumi
Come nascono le stelle
Come si aprono i fiori.
Sentire nel silenzio profondo
Il rumore delle ali di un passero

Saturday, August 27, 2005

Tu pensa solo a volare

Un sabato mattina,
Erano forse le undici e dieci,
Proprio all’ora in cui il sole
Lascia gli alberi
Senza le ombre,
Arrivò una bambina.
Io le dissi:
“Rugiada della mia vita,
Se tu lo vuoi
Potremo stare insieme
Fino alla fine dei tempi.
Oh, piccolo amore,
Acqua tiepida fra le mie braccia,
La casa che ti regalo,
Ha un giardino con sette palme
Due gelsi e una fonte,
Che attende per essere allegra
Che tu ti appoggi sul bordo.
Ma prima ascolta questa mia storia,
È una storia interminabile
E l’unico mio scopo
E’ spiegarti che
Hai scelto di vivere
In tempi duri e malvagi
Tempi di guerra, di massacri,
Di uccisioni di bimbi innocenti.
Sappi, piccola rugiada
Che a te è destinato
Un minuscolo paese
Dove sentirai ogni giorno
Minuscole voci
Di gente che litiga,
Che urla tremendamente.
Da lontano sembra che ridano
Ma se ti avvicini
Vedrai lacrime di sangue.
Non disperare,
Gli uomini che incontrerai
Saranno solo un po’ tristi
E spesso stanchi
E avranno tutti
Tanta voglia di volare
Come fa il corvo
Come fa la gabbiana.
Quale sarà il tuo destino
Non ci è dato sapere.
Forse sarai costretta
A rifugiarti in altri mondi
In altre piccole storie
In posti segreti,
Ma tu pensa solo a volare,
Non intrometterti
Tu pensa solo a volare
A contemplare il gelso
E ad appoggiare il tuo esile corpo
Sul bordo della mia fonte.

Poi la chiamai e rimasi senza risposta

Un pomeriggio del mese di agosto
All’entrata al supermercato
Mi imbattei in una ragazza
Si chiamava Ronit.
Era come assente
E i suoi occhi
Erano volati via.
“Sei pallida” le dissi
“Dove stai andando?
Assomigli alla mia anima
Alla parola tristezza.
Perchè sei taciturna?
Mi sembri dolorosa
Come se tu fossi morta”.
Aveva occhi di luce
E il sorriso dell’acqua
Ed era dolce come
Le viole, gli ulivi
E i sicomori.
L’abbracciai
E le sorrisi.
Poi camminando per la strada
Scoppiai a piangere
Perchè mi resi conto
Che la ragazza
Era solo un fantasma.
Più tardi continuai a piangere
E lei mi ascoltava
Tremante.
Poi iniziai a parlare
Nella calura estiva.
Era una discussione tecnica
Sui metodi di sopravvivenza
Sui nomi magici
Sul legame
Fra i vari fonemi ebraici.
“Sapevi che matzpun,
Cioè coscienza ,
Ha la stessa radice di matzpen
Cioè bussola?”
Mi chiese.
“Sapevi che ebreo,
cioè ivrì
Ha le stessa radice di arabo,
Cioè aravì?”
Fino al calar della sera
Discutemmo di testi del talmud
Di inni
E di preghiere.
Poi ci sedemmo
In un locale affollato,
Fragrante di odori
Che mi ricordavano
I tempi dell’infanzia.
“Io sono convinta,
Che tu debba parlarne”
Le dissi infine
“Non è giusto che la tua morte
Sia stata vana”.
La sera era calata,
La strada affollata
E noi ci avviammo
Fianco a fianco
Mano nella mano
Verso casa.
Volevamo esplorare
L’angelo che produce vita
E non il demone
Apportatore di morte.
“Vieni, accendiamo la radio”
Mi disse entrando a casa,
“Forse ci siamo perse
Qualche innocente massacro.
Io ora devo andare,
Ma tu attenta, stai attenta, Sigal
Non lasciarti sedurre.
La morte sta girando
Con ardenti mani sudate
Per le strade.
Devi starne lontana.
Non lasciarti assediare dalle sue nere radici
A forma di unghie e di artigli”.

Poi la chiamai e rimasi senza risposta.

Wednesday, August 24, 2005

Ho tentato di custodirti

Siamo accerchiati
Da sciacalli e da jene,
Da unghie ed artigli,
Da schiuma rabbiosa
E da odio.
Avvolta in una camicia arancione
Sono giunta di notte
Per fermare
Il pauroso vessillo
Della morte,
Per zittire
La voce degli invasori
Urlanti
Lungo il fiume
In cui sguazza la pace.
Il loro grido di allah akhbar
Sembra un coro
Di pipistrelli ciechi
Caduti dallo spazio
Venuti per portarti
Nell’immota solitudine,
Per sigillarti nella morte.
Il pericolo viene
Dal mare
Viene dai monti,
Dilaga per strade
Divorate dal fuoco
E durerà fino alla fine dei tempi.
Immota ragazza
Ho tentato di custodirti
Sul mio gelso
Popolato di canti
Ho cercato di fermare il mare
Di mettere una barriera
Ai monti.
Ma il cielo ti ha percosso
E la tua testa altera,
Il tuo volto
Ora riposa con ferite
Che adornano
La tua fronte immota.
Non ti ho protetto
E ti ho lasciato cadere
Nel sonno del silenzio,
Piccola madreperla.
E tu per vendicarti
Mi hai lasciato
Solo spoglie stritolate
Cicatrici e ferite
Mutilate nell’aria
In un mondo che palpita e trema
E cerca disperato
Un fiume in cui
La pace rema serena
Verso il mare del sale.

Tuesday, August 23, 2005

Aprite le finestre alla vita

Non sopporto l’orrore
Di quei tetti smembrati
Non sopporto il silenzio
Del dopo.
Tacciono ormai
Le voci dell’assedio.
Vorrei fuggire ma
La speranza di pace
Mi perseguita,
Mi morde alla nuca
Come un passero moribondo.
Domani verranno
I nuovi padroni .
Io stessa ho consentito
Che quella gente
Le usurpasse la casa,
La diseredasse della sua tomba,
Dopo averla uccisa
Con buchi profondi,
Offrendo al cielo solo
Il mio dolore arancione.
Quando l’hanno sotterrata,
Mi sentite?
Quando l’hanno sotterrata,
Sentii come se
Mi calpestassero il cuore.
Ma i morti sono morti
Èd è inutile
Sospirare per qualcosa
Che non merita
I nostri sospiri.
Sono tre anni che è morta
E io non voglio più piangere.
Il dolore va guardato in faccia
E a noi non resta altro
Che aprire le finestre alla vita.
Ma oggi, almeno oggi, vi prego
State in silenzio.
Non avete sentito?
Silenzio,
Vi ho detto, silenzio!

Lasciate dormire l’aurora

Lasciate dormire l’aurora
Sotto le sue ciglia di seta,
Rubate i profumi ai fiori
Per portarglieli in dono.
Il sole si affaccia
Un po’ schivo
Con luce soave e tenue
E sui rami del gelso
Cantano gli usignoli.
Le gabbiane sul mare
Svengono per l’emozione
E schiere di bianchi cammelli
Corrono pazzi di gioia.
Il cuore mi corre nel petto
Come un passero perseguitato
E chiude ermeticamente
Le porte del ricordo:
I morti non meritano
I nostri sospiri d’amore.
Silenzio, vi prego, silenzio
Tenete lontana la tempesta
Legatela con mille catene,
Fate impallidire le ombre.
In questo giorno di festa
Siete tutti invitati
Con lo stesso sorriso di allora
Con la stessa fronte bianca.
Io canto e la mia voce sale
Come un ruscello
Impregnato di pioggia.
Lasciate dormire l’aurora
Sotto le sue ciglia di seta,
Rubate i profumi ai fiori
Per portarglieli in dono.
I morti non meritano
I nostri sospiri d’amore.

Saturday, August 20, 2005

Chiamate i corvi, chiamate i rossi leoni

La luna stanotte
Non riesce a trattenersi
E un raggio di luce violetta
Fugge dai suoi crateri,
Proiettando nel cielo
L’istante della circoncisione,
Del patto fra il bimbo e d-o.
Raccoglie stille di sangue
In un calice d’oro
E gli angeli nel cielo
Gli danno il benvenuto.
Un sarto specialista
Cuce per il bambino
Un abito bellissimo
Ricamato di stelle e di fiori
Mentre un cammello bianco
Piange di commozione.
La luna stanotte
Non riesce a trattenersi
E, spogliatasi dei suoi raggi,
Si mette nuda nel cielo
Cedendo il suo abito d’oro
Per coprire di luce bianca
Il bimbo circonciso.
Dai vicoli di Gaza
Escono gli scorpioni
Non imprecano come al solito
E dicono tutti in coro:
“ Lasciatelo dormire
Allontanatevi dalla sua casa
È il bimbo più bello
Che mai sia venuto al mondo”.

Vieni, ti voglio vedere
Il pericolo è passato
Io ti voglio vedere
Nel tuo biancore di luna.
Avvisate le rose
Avvisate i monti
Avvisate il Giordano
Avvisate la valle
Di Yizreael
Che ha visto me bambina
Correre coi piedi avvolti
Nei miei sandali biblici
Avvisate la città della pace
Chiamate le gabbiane
Chiamate i corvi
Chiamate i rossi leoni
Sono tutti invitati.


Fu in quel momento preciso
Che io capii di essere stata salvata
Anche se solo in sogno

Tuesday, August 02, 2005

Ho letto negli sguardi

Lungamente sono rimasta
A guardare,
Con curiosità insistente
La bontà infinita dell’islam,
Quello moderato, si sà,
Profondamente ancorato nel bene,
Affondato nella giustizia
Di gole tagliate
E colli recisi.
Ho visto strane cose in TV,
Oscure ed arcane,
Ho letto negli sguardi
Pensieri di morte
Diffusi nell’etere.
Lungamente sono rimasta
A guardare
Con curiosità insistente
La bontà infinita dell’islam.
Li sento ancora adesso
Gridare sui tetti,
Inneggiare alla morte
Di creature innocenti,
Sembravano esseri strani
Mostruosamente
Vestiti da umani.
Rivedo ancora oggi
Le loro labbra in TV
Assetate di odio
Un odio sostanziale,
Ricco di contenuto,
Mentre l’occidente
Percorre ipocrita
Il mondo
Senza ricordare
Di possedere un cuore
Di avere una mente.
E insiste a voler mettere il bene
In isolamento totale,
Non resiste alla tentazione
Di togliergli lo spazio vitale.
Uomini strani ho visto in TV,
Fasci di muscoli
Che l’unica cosa che soffrono
È sicuramente il solletico.
Prodotti duri
Con scarpe e giacca
E spesso anche cravatta.
Apro le braccia
E grido nel silenzio
Vorrei nascere sulle rive
Di un mondo diverso
E indossare un vestito
A fiori di purezza
Per distruggere il male,
Portarlo all’esaurimento.
Attorno a me
In ogni vicolo e strada
Scricchiola e geme la pace
La pace dell’islam buono
Quello moderato, si sà
Che gradualmente invade
Le città occidentali
Spalancate come prostitute
Che s’offrono per due barili
Al miglior offerente.