Tuesday, November 02, 2004

Una storia banale

6 gennaio 2003. 22 morti e piu’ di 100 feriti in un attacco kamikaze a Tel Aviv.

Fra i feriti una ragazza israeliana che mi ha raccontato la sua storia. La storia banale, di una ragazza banale, in un giorno banale.

La riferisco come me l’ha narrata lei senza aggiungere nessuna valutazione personale.

“Quando ho aperto gli occhi attorno a me dominava il silenzio assoluto. Tutto attorno immagini di persone che correvano spalancando la bocca. Sembravano manichini caduti da una vetrina di un negozio di abbigliamento. Forse io ero uno di loro. Ho aperto gli occhi e mi sono alzata. Poi sono ricaduta a terra, non mi ero accorta di non avere una gamba. Non sentivo dolore, ma il silenzio era così profondo da causarmi spavento. Allora ho preferito chiudere gli occhi. Non mi piaceva assistere a quella visione surreale. Finalmente è arrivata mia madre. Mi ha preso in braccio, non era difficile, perchè io ero diventata piccola piccola; mi ha introdotto in una conchiglia per nascondere la mia nudità. Lo scoppio mi aveva strappato i vestiti. Mentre mi deponeva mi accarezzava gli occhi e mi pregava di aprirli. Io non volevo aprirli, vi ho detto anche perchè. “Mamma, sono morta?”, chiesi. E lei: “No, bambina, sei viva. Sono accorsa al tuo richiamo. Ora lascia che papà pianga un po’. I vivi devono piangere, fa parte della loro natura. Ora apri gli occhi”. “Aiutami ad aprire gli occhi, mamma. Non mi si aprono gli occhi”. Poi è arrivato mio padre. Mi sembrava un gigante e mi ha adagiato sul letto. Mi ha detto che dovevo dormire. Gli ho obbedito con gioia e quando mi sono svegliata mi sono ricordata di lei. Non l’avevo più vista. “Domani potrai incontrarla. Si trova qui sullo stesso piano, ma ora riposa”.
Ha riposato per un mese e poi ha deciso di andarsene lasciandoci il suo sorriso. Quando ci sarà la resurrezione dei morti glielo restituiremo”.

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