Monday, May 30, 2005

Vieni con me nel mio eden

Se vuoi respirare d-o
Vieni con me
Nel mio eden,
Te lo voglio narrare
Se mi dai la tua mano.
Troverai fiumi pieni
Di latte e miele
Alberi che danno ombra
A bianchi sepolcri vuoti,
Toni minori,
Sinfonie lontane,
Accordi magnifici
Monotoni e azzurri
Come archi di
Violoncelli.
Calma silenziosa
Ed esitante
Assenza totale del male.
Colonne ingenue
E cavalieri buoni
Che danno alle ragazze
Rosse bionde e brune
Quello che hanno perduto,
Porte chiuse,
Piene d’ombra
Dove si consuma l’amore
Inzuppato di appassionata lussuria,
Odore d’incenso e di mirra
Torri d’argento che elevano
Voci solitarie
Cosi angustianti
Da riempire il cuore di
Dolce amarezza
Colline dorate
E fiumi d’argento
E gabbiane che volano
Sotto la luna.

Saturday, May 28, 2005

Non voglio che tu mi senta

(Non voglio che tu mi senta.
Non è a te che lo dico).
Sullo spessore del tempo
Affondata nei suoi capelli
Canta la notte
Abbracciata ai sogni.
Canta su corde lunghissime
Il canto fremente e profondo
Di tutti gli amanti,
Dei cavalieri azzurri,
Dei cavalieri grigi
Che fremono
Ed hanno premura
Di entrare come coltelli
In corpi puliti di seta.
Lei vibra come un giunco
Sotto le nubi nere
Addormentate in cielo
(non voglio che tu mi senta
Non è a te che lo dico)
Non vedi che sta piangendo?
Hai preso l’ascia coperta
Di piccole gocce di sangue
E l’hai trasformata in ombra.
Perchè le hai tagliato le gambe?
Oggi al suo risveglio
Taglierà i fiori
Del suo giardino
Taglierà le ali ai corvi
E non guarderà le gabbiane
Che volano lente sul mare.
Perchè le hai spezzato le ali?
Non vedi che sta piangendo?
Non vedi che tutto il suo sangue
Si è accumulato nel cuore
Ed ha abbandonato i bordi ?
(non voglio che tu mi senta
Non è a te che lo dico.
E poi è solo un gioco
Non l’hai indovinato?)

Friday, May 27, 2005

Il giardino dell'eden

La gabbiana volando
Si è posata stanotte
Sulla valle dell’eden,
Accarezzata
Dal sorriso di d-o.
Ha spalancato gli occhi
E visto giardini aperti
Torri d’oro e di rame
Baciate dalla luna,
Nebbia che sale
Lentamente
Nel blu selvaggio
Del cielo,
Trentasei cavalieri azzurri
E trentasei ragazze con ali
Foderate di sogni d’amore,
Alberi svegli
Che muovono
Languidi i rami
E laghi a forma di violino
Dai suoni vaghi e ridenti.
In quella valle di sogno
Il vento spira dolce
E il bosco canta melodie
Così soavi che i fiori
Aprono appassionati
I petali all’amore,
I corvi fermano il volo
E i melograni
Lasciano cadere
I frutti della lussuria
Con grandi bocche
Di porpora.
In questa valle di sogno
Fluttua
Lo spirito eccelso
Puro ed esatto
Di d-o
Circolare e perfetto
E la gabbiana felice
Canta melodie rotonde
Che si perdono
Dove
L’anima umana
Non potrà
Mai sbarcare.

Thursday, May 26, 2005

ho conosciuto una ragazza rossa

Ho conosciuto
Una ragazza rossa
Inzuppata d’amore
Che guardava dalla finestra
E bagnava la strada
Con l’acqua della tristezza.
Ho conosciuto
Una ragazza bruna
Che aveva dimenticato
Le gambe
Nel negozio di fronte
Ma acquistava felice
Ogni giorno
Sofisticate scarpe italiane
E poi le disponeva
In base ai colori
Una vicina all’altra.
Ho conosciuto
Una ragazza bionda
Che credeva che il mondo
Fosse popolato
Solo dal bene
E si narrava
Ogni giorno
Interminabili storie d’amore
Nel loro piccolo mondo
Non c’erano scorpioni
E neppure serpenti
Ma indisturbati correvano
Cammelli un po’ infuriati,
Gattine rosse con ali,
Pacifici leoni.
Le tre ragazze avevano
Voglia di libertà,.
Volevano volare
Come fa il corvo
Sull'albero di gelso
E la gabbiana in riva al mare.
Nel mondo che sognavano
Non c’erano draghi
E neppure prodigi
Non c’erano creature cattive
Ma solo fiumi
Di latte e di miele.
La ragazza bionda
Apriva gli occhi ogni giorno
Per vedere i colori
La ragazza rossa
Tendeva le orecchie
Per ascoltare i suoni
E la ragazza bruna
Viveva solitaria
Sotto il tetto di un ospedale

Wednesday, May 25, 2005

La gattina sul prato verde
Sognava di arrivare un giorno
In un posto con tante luci,
Profumi di cedro
E un po’ di poesia.
Non voleva il migliore dei mondi
Si accontentava di poco.
Quello che veramente voleva
Era sospirare
Dentro i suoi sogni,A
vere le ali,
Un po d’aria fresca
E tanto dolcissimo miele.
Voleva un mondo
Con tanti suoni
Ellittici e circolari
A questo non rinunziava.
La gattina rossa di pelo
Non poteva più correre,
Poverina,
Ma non le importava poi tanto
Visto che d-o le aveva dato
Due grandi bellissime ali,
Le aveva dato i pensieri
Le aveva dato i fremiti d’amore
Che la percorrevano tutta
E soprattutto le aveva insegnato
A non far male a nessuno.
Ogni mattina sapeva elevare
La sua preghiera bianca
E sospirando diceva:
“Grazie, o mio d-o,
Di avermi dato
I pensieri ,
I fremiti d’amore,
Di avermi dato le ali
Grazie di avermi insegnato
A non far male a nessuno.
Grazie di avermi aiutato
A capire
L’armonia dei suoni,
Grazie degli occhi
E delle mani
Ma soprattuto grazie delle
Bellissime ali”.
Se vi capita un giorno o l’altro
Di passare per il mio prato
Potrete vedere una gattina,
Rossa di pelo
Che ogni giorno
Guarda d-o
E d-o la guarda
Tremendamente,
Ma lei non lo teme
Perchè sa
Di non aver mai fatto
Male a nessuno

Tuesday, May 24, 2005

La porta trema
Spari e colpi di mortaio
E scoppi.
L’ombra del male
Si rovescia sui tetti
E lacera furente
Bandiere bianche e blu.
Il Male
Invade il mondo
Che vacilla,
Guidato da una mano
Infame.
Io riconosco il suono
Che fende l’aria
Come un ululo di iena
Mentre la notte ringhia
E digrigna i denti
Con gli sciacalli.
Il giorno scivola lento
Verso la vita che cresce
Negli abissi del mio ventre.
E' il canto del Bambino
Che riempie l’universo
E’ il Bambino che domanda
E D-o che non risponde.
Oh bontà ignorata dei corvi
Arroganza dei leoni,
Velluto enigmatico
Di gattine orgogliose
Condannate a morte
Dal comitato solenne
Di cinquecento iene
Gabbiane immaginate
Appese al muro
Volano senza volare
Con inutile insistenza
In un silenzio senza ali
Trentasei gabbiane,
Nate,
Vissute e morte
Che da quando
Esiste il mondo
Sanno tutto della vita
E che nessuno ascolta.

Non voglio respirare i tuoi segreti


Non voglio respirare
I tuoi segreti
Voglio musica quando dormo
E musica quanto mi desto.
Non voglio veder fiumi
Dove sguazzano invadenti
Personaggi strani
Affetti da indomabili usanze
Uomini sigillati dalla morte
Nelle putride stanze
Dove si consuma
La loro solitudine.
Bocche inumidite
Da baci indegni
Mentre lenti scivolano
Verso camere mortuarie
Nella terra del silenzio
Contratti stipulati,
Voli aerei in prima classe
Posizioni invidiabili
Sperma inutile
Sillabe sussurrate
Senza tregua
“Amami senza amore”
Stritola le mie spoglie
Entra nel mio cratere spento”.
Taci ti prego,
Non voglio respirare
I tuoi segreti
Voglio musica quando dormo

E musica quanto mi desto

Monday, May 23, 2005

E' maggio

E' maggio
E le colline sono brune.
Rivedo le fiamme
Che lambiscono la strada
E il fumo nero
Che oscura il cielo.
Una Femmina si alza
Nuda,
La vedo nel mio specchio,
Tragico,
Di cristallo.
Una Femmina si alza,
Nuda,
E ricade sul selciato.
Poi protende verso il cielo
Le sue braccia illese
E prega:
Ascolta Israele,
Signore nostro d-o
Il signore è uno
Ma la Femminasenza il Maschio
Non è una
E' solo la metà del corpo.
Ascolta Israele,
Signore nostro d-o
Il signore è uno.
Non addormentare
La speranza dell'uomo
Oh mio d-o
Ascolta il frastuono lirico
Della nostre preghiere

Federico

Federico, Federico
Parlami delle gabbiane!
Un giorno tu mi hai detto,
Ed era primavera,
Mi hai detto:
"Oh, fiore della Giudea
I gigli non valgono nulla"
Poi dalla tua bocca andalusa
E' uscito come un sussurro:
"Ma valgono le braccia
Che nella notte ti stringono".
Sulla mia fronte bianca
Hai disegnato
Un circuito magico
Incatenandomi per sempre
Alle tue parole di miele.
Come piangevi,
Federico,
Montato sul tuo cavallo
Di fuoco
Spargendomi nell'anima
I tuoi larghi ritmi,
Il tuo canto circolare,
Perfetto
E profumato d'aranci,
Di cedri e di limoni.
Federico, Federico,
Poeta del mio primo amore
Perchè mi ripetevi nell'ombra
"I fiori non valgono nulla"?
Ma dimmi, Federico.
Se non valgono i fiori
Credi che sia possibile
Che valgano le gabbiane?

Sunday, May 22, 2005

La notte si sgretola

La notte si sgretola
Scostumata
E non vuole dialogare con la morte.
La notte si scioglie
Sull’acqua
Sorvegliata dalle stelle,
Protetta dal silenzio
Popolato di canti,
Di angeli senza gola
E di gabbiane
Incatenate ai sogni.
La notte appoggia
I suoi brividi d’amore
Sulle bocche
Degli uomini
Prigionieri della vita
E respira tremando
Di dolore inutile.
Ebbra di miele
Intrisa di latte furioso
La notte si sgretola
Scostumata
E non vuole dialogare con la morte.
Confusa e senza risposta
La notte fugge,
Denudata,
Dopo aver dialogato
Coi i miei sogni

Saturday, May 21, 2005

Come e' possibile che tu non sappia

Non sotterrarmi oggi,
Voglio vedere la luce
Fra i giunchi dell’acqua,
Voglio vedere
Il vento che sospira
E le nubi che si alzano.
Non legarmi le mani
Non sotterrarmi oggi
Voglio vedere l’alba
Voglio vedere il mio fiume.
Come è possibile
Che tu non creda ai miracoli?
Come è possibile
Che tu non sappia
Che non voglio
Essere lasciata
Morta sulla riva.
Non ferirmi
Lasciami ricamare fiori
Sulla bandiera della libertà
Della vita e dell’amore
Non sotterrarmi oggi ,
Lascia che mi svegli
Soavemente
Credendo di essere
Una sorgente,
Sognando di essere amata
E se devo morire
Voglio morire all’alba.
Come è possibile
Che tu non sappia
Che i miracoli sono possibili
E i sogni sono realtà?

Thursday, May 19, 2005

Il cielo manda ombre

Il cielo manda ombre
Sfumate, ingenue e pure
E un velo scuro
Copre la terra.
La gabbiana bianca
Traccia con le sue ali
Un solco nell’acqua
Che subito svanisce.
La gabbiana canta
Sogni di speranza
E una voce strana
Le risponde
E così dice:
“Mi è giunto il tuo lamento,
Gabbiana dei miei sogni
E mi ha ferito il cuore.
Vieni, gabbianella,
Perchè per te
Io palpito
d’amore.
Ho sete di te
Fonte della mia vita.
Vieni con me
A scoprire
Gli abissi del nulla.
Per te ho preparato un trono
Fatto di coralli
D'oro e di cristalli".
E la gabbiana incerta
Socchiudendo gli occhi
Volle seguirlo ignara
Non sapendo
che era la morte.
E quando giunse l’alba
Lungo le rive inquiete
La gente vide sull’acqua
Le sue piume bianche,
Errare
Abbandonate al vento

Wednesday, May 18, 2005

un sogno migliore

Nessuno avrebbe potuto
Prevedere quel che successe
Alla gabbiana bianca,
Che amava l’aria fresca
E respirava sicura
Fra le onde del mare.
Ogni mattina ringraziava d-o
Che gli aveva dato la sorte
Di abitare nell’eden.
Non leggeva i giornali
E non sapeva nulla del mondo
Un giorno aveva persino
Composto una poesia.
Non era la migliore,
Ma le gabbiane bianche
Si accontentano di poco
Perche' sono intelligenti.
Sospirava la notte
Ma solo dentro i suoi sogni
E i sogni come sapete
Non vanno presi sul serio.
Non vorrei spaventarvi
Raccontandovi tutto
Scrivo per divertirvi
E non certo per mettervi
di cattivo umore.
Che peccato, perchè
Tutto avrebbe potuto
Andare diversamente.
Ma adesso è troppo tardi.
Quale fu il destino
Della gabbiana bianca?
Nessuno deve saperlo,
Posso solo dirvi
Che la gabbiana triste
Si trovò un posto segreto
E decise di rifugiarsi
In un’altra storia,
In un sogno migliore,
Dove gli amori
Non si nascondono
E non sono bravissimi
A fuggire dalle gabbiane buone.

Le ali le fremono in testa

La gabbiana volando
Guarda la gattina nel prato,
La guarda alquanto stupita.
La gattina si sente onorata
E scuote felice la coda.
E ogni tanto si nasconde nell’erba
Un po ’intimidita
Da tanta presenza.
La gabbiana scuotendo le piume
Si tuffa nell’acqua
Poi per consolarla le dice:
“Per volare non ci vuole talento
Ma cosa pensi che sia?
In fondo io sono stanca
Di volare a destra e a sinistra
Da onda in onda sul mare.
Cara la mia gattina,
Rimani al tuo posto”.
La gattina l’ascolta
Poi dice testarda:
“Domani voglio provarci
Forse mi riesce”.
La gabbiana un po’ preoccupata
Pensa che la gattina
Si trovi in un guaio grosso.
“Non farne una mania,
Lo dico per il tuo bene”.
Ma la gattina,
E’ come impazzita
Le ali le fremono in testa
Cerca di inseguirla in volo
E cade stremata al suolo

Tuesday, May 17, 2005

Io credo in un tempo di pace

Nel cimitero
Dove sei sepolta
Ho letto il tuo nome
E la data della tua morte.
Ventisei i tuoi anni
E ventisei i cherubini
Che suonano per te
Con toni minori
Strumenti a fiato
E corde,
Accompagnati
Dal mio desiderio
Che l'anima tua si raduni
Nel raduno della vita.
Un segno col nome,
Il tuo nome,
Il nome di tuo padre
E la data della tua morte.
Ventisei i tuoi anni
E ventisei i cherubini
Che suonano per te
Musica gioiosa.
Io credo in un tempo di pace
Dove non ci saranno più guerre
E le ragazze buone
Non avranno sulla tomba
Un albero tagliato corto
Ma una brocca d'acqua sorgiva
E un candelabro a sei bracci,
Come sta scritto nell'esodo,
Due mani incrociate
E la pace che vince.
Allora sapremo,
Solo allora sapremo
Che è giunto il messia.
Ventisei i tuoi anni
E ventisei i cherubini
Che suonano per te
Fantasie cromatiche
Su ventisei violini

Se imparassi a volare

E’ piccola l’eroina della mia storia
E’ una gattina solitaria
Un po’ triste e spesso stanca
Che racconta della sua vita.
Ha tanta voglia di libertà
E a volte di compagnia
Tutto sommato è
Molto simpatica.
Prova tu se ci riesci
A trovare
Una gattina così,
Ma sappi che ci sono.
Prova a pensare cosa passa
Per la testa di una gattina
Che ha perso in un incidente
Una zampina e che sebbene
Sappia benissimo
Arrampicarsi sugli alberi
Come se ne avesse quattro,
È diventata strana.
Dovete sapere che dal giorno
Dell’incidente
La gattina è molto cambiata
Si è stufata
Di sentire sempre
I soliti discorsi,
I sermoni di suo padre
E così via
E tutto il giorno
Era intenta
A stirarsi sul letto
Ma, cosa strana,
Si sentiva esausta
Piuttosto sconsolata.
E’ cosi’ che un giorno decise
Di ribellarsi
“Se una gattina ha tre zampine”
Si disse
“Invece di quattro
Non è poi tanto tragico.
Se imparassi a volare
Il problema sarebbe risolto.
Se volano le gabbiane
Che abitano qui di fronte
Che oltre a tutto sono
Più stupide di me,
Perchè non potrei volare anch’io?”
Non ridete della gattina!
Una storia del genere
Potrebbe capitare a voi
In fondo è stato meglio per lei
Che sia andata cosi,
Altrimenti non avrebbe
Voluto mai
Imparare a volare

Monday, May 16, 2005

Il corpo e' pieno di buchi

Il corpo
È pieno di buchi
Bocca
Naso
E orecchie
Cuore ed intestino,
Che sono le parti molli
Che si aprono all’urto,
Per lasciare uscire
Tutta l’acqua dal corpo.
Quella sera
Nella piazza
Nuda e violenta
I buchi si sono aperti
E da essi scorse
Tutta l’acqua
Che contenevo,
Senza che potessi
Ringraziarti, oh mio d-o,
Per avermi creata
Tutta piena di buchi.
Il corpo non vale nulla
Non valgono i suoni
Non valgono gli aromi
Neppure i fiori valgono
E non valgono le tue braccia,
Altrimenti quella sera
Non si sarebbero aperti
I buchi del mio corpo
Senza che io potessi
Ringraziarti, oh mio d-o
Per avermi creata
Tutta piena di buchi.

La gabbiana canta nuda

La gabbiana canta nuda
Innamorata di un suono
China la testa
Sul petto di cristallo
Poi apre le sue ali
In cerca di uno spazio
In cui inginocchiarsi
Invocando il tuo nome.
Ora la gabbiana tragica
Sta morendo d’amore.
Per questo vuole forzare
Le porte della morte.
Non chiederle nulla,
Lei vuole solo un suono,
Lei vuole solo uno spazio
Lo vuole per capire.
Non cercarle nel corpo
L’impronta dei tuoi baci
I baci non glieli hai dati.
Perciò non chiederle nulla
Lei vuole solo un suono
Lei vuole solo uno spazio
Per scoprire il tuo enigma.

Portami il tuo calice vuoto

Nel mio cuore oggi
Un sogno strano canta
Canta la passione occulta
Di tenere mani
Sul viso
Depositate come raggi di luce
In questo vuoto silenzio.
Cosa sarebbe la vita
Senza il tuo aroma perenne?
Un abisso muto
Di vite spente
Di anime senza ali.
Benedetto sia tu,
Amore mio solenne,
Tu sei il kodesh ha kodashim
Dell’eterno desiderio
In cui vita e morte
Si guardano
E si abbracciano amiche,
Dove regna grandioso
Il tuo amore snervante.
Portami il tuo calice vuoto
Amore mio stupendo,
Perchè io possa versarvi
La mia ansia arrogante

Sunday, May 15, 2005

Lascia che io sorrida serena

In questa acuta passione
Di orizzonti e silenzi
Israele sotterra
La più bella ragazza
Del mondo.
Ho cercato di salvarla
Con le braccia
Col cuore
E coi denti
E avrei voluto
Che il suolo
Per lei si riempisse
Di fiori,
Di libertà profumata.
Grandi nubi si elevano
Lente
Sopra la terra
E il vento muove
Tranquillo
Le onde del mare.
Tu sei rimasta morta
Sulla strada
Sanguinando da sette ferite,
Ragazza coraggiosa,
Mentre noi
Sopra i cedri e gli ulivi
Ti piangevamo.
Ora è tempo
Di pensare a chimere,
Di dimenticarti
E' giunta l'ora
Di aprire il cuore
Alle belle realtà vicine,
In cui la gente sorride
Serena
Mentre abbraccia gli amori,
Apre i balconi al sole
E li riempie di fiori.
Ho ricamato per te
Con le mie mani
La nostra bandiera
Bianco-azzurra
E trentasei ragazzi
Forti
La innalzeranno
Sulla tua tomba.
Non piangere,
Gabbiana bianca,
Non temere
L'aria e la pioggia,
Un angelo di diamanti
Fingerà
Sotto il cielo scuro
Di essere il sole.
Ma ora lascia
Che io sorrida
Serena,
Sognando l'amore

Saturday, May 14, 2005

Oh, se tu fossi con me!

Oh, se tu fossi con me,
Mia triste amica!
Ho dimenticato di dirti
Che i giovani del vicinato
Ti attendono ancora
Pieni di risa bianche.
Per te ogni shabbat
Indossano
Camicie color di pesca
E pantaloni di seta
Ricamati d’argento.
Se solo aveste visto
Con che grazia
Muoveva le gambe!
Sembrava una regina
Con ali rosso fuoco.
La piazza quella sera
Vibrò forte e violenta
E fra l’odore del sangue
Si mescolava
L’odore della cannella,
L'odore di fiori spezzati.
Oh, mia triste amica
Se tu fossi con me!
Quante frecce lancerei
Per fermare il tuo volo
Per chiuderti le ali
E tenerti per sempre
Prigioniera nella mia gola.
E’ troppo, amici.
E’ troppo.
Lei se n’è andata,
Come un fantasma è fuggita
Ma ogni sera ritorna
Per rivedere il posto
In cui zampilla ancora
Il suo sangue
Caldo di morte.
Oh gabbiana della mia vita
Io stessa mi meraviglio
Di amarti ancora tanto.

Un giorno voleremo io e te

Un giorno voleremo io e te
Verso mondi impossibili
E tu sarai al mio fianco;
Insieme cercheremo
Quello che non ci e' dato
Avere
Nel nostro mondo possibile.
Tu mi chiederai:
“Ma dimmi, Gabbiana bianca,
Cosa fai in questo
Leggendario luogo?”
“Le porte si apriranno”
Ti dirò
“E in queste strade
noi saremo intenti
Solo a guardarci.
Gli alberi taceranno
Taceranno i fiori
Taceranno anche i fiumi
Taceranno i mari
Solo allora saprò
Di aver trovato
L’ombra
In cui respirare
Benedetto sia il mio corpo
E le braccia che ti stringono”

Friday, May 13, 2005

Seagull

Io sono molto stupida,
Forse l’avete capito,
Non ho imparato ancora
Come mio padre a dire
“Andrà tutto bene, vedrai”.
Tanti pensieri
Mi girano per la testa
E i pensieri
Sono una cosa strana
Dovreste ormai saperlo.
Ora guardo la mia gabbiana
La guardo
Nei suoi occhi strani
E gli occhi strani
Mi guardano.
Occhi marroni
E occhi strani
I miei occhi e i suoi.
La gabbiana
Ha le ali impigliate
Sulla spalliera del letto
Sembra morta, poverina.
Tendo le mie mani
Verso di lei
E cerco di liberarla
E mentre cosi faccio
La gabbiana,
Che sembrava morta,
Comincia a respirare
Muove la testa
Verso la finestra chiusa
Per dirmi cosa vuole.
Io la apro e lei
Dispiega le sue grandi ali.
Eccola sugli alberi
Eccola nel cielo
In volo vero il mare.
Ma prima di sparire
La gabbiana
Rivolge verso di me
Ancora una volta
I suoi occhi
E mi guarda.
Io vado pazza per le gabbiane,
Perchè loro sono speciali,
Loro sanno volare
Mentre il mio destino è quello
Di scappare a perdifiato
Dai pensieri
E i pensieri sono una cosa strana,
Dovreste ormai saperlo.
Il mio destino è quello
Di essere poeta del nulla.
Meglio dormire
Fra le conchiglie del mare
Come fanno le gabbiane
Fuggire sopra gli alberi
In volo verso il mare.

e' facile camminare sull'erba

Oggi ho finalmente
Appreso i sentieri
Della tristezza.
Sono i cedri
Che me l’hanno svelato,
Ma i miei sogni
Li ho conosciuti
Per bocca
Delle gabbiane bianche.
Con loro ho cantato
Canzoni serene
E monocordi
Tessendo sui rami
Delle querce
Leggende
Scomparse dal mondo.
Dal loro canto
Ho appreso
L’occulto sentiero
Della vita.
E’ facile guardare il cielo
Nella muta tristezza
Della sera.
E’ facile ascoltare
Il canto
Cromatico
Delle gabbiane
Che movendo
Pensierose il capo
Ti dicono che
La morte non esiste

e il leone non volle rispondere

La gattina, (chiamiamola cosi
Anche se ha un nome)
Era stanca di stare sola
Sapeva che la cosa
Che conta di più al mondo
E’ l’amicizia
E si sentiva triste.
Che fece?
Decise di rivolgersi
Agli animali suoi simili,
Ma a quelli più affidabili
(Quelli irascibili e cattivi
Proprio non li voleva).
Una leone della foresta
Udì il suo richiamo:
Sembrava un grido d’aiuto.
In fondo il leone
Non era affatto contrario
Ad un po’ di compagnia
E la gattina gli piaceva molto.
Non aveva nulla in contrario
A starsene un po’ con lei
Anche se non sapeva
Minimamente chi fosse.
“Magari morde,
Forse anche graffia”
Si disse preoccupato.
Finalmente
Pensandoci sopra
Decise che l’impresa
Era pericolosa
Per non dire rischiosa.
Senza contare che la gattina
Era sicuramente
Una gattina semplice
Un po’ volgare,
Altrimenti
Se la sarebbe cavata
Senza chiedere aiuto.
Chi è così stupido
Da voler scegliere
Come amica
Una gattina
Che oltre ad altri difetti
Neppure sapeva volare?
E poi quella gattina
Era troppo dolce
E il leone di dolcezza
Ne aveva fin troppa.
Le grida della gattina
Si fecero sempre più alte
Ma il leone
Non volle rispondere
“Ognuno ha i suoi problemi
Ed io non sono costretto
A risolvere tutti i guai del mondo”
Si disse il leone
E corse via.

Thursday, May 12, 2005

I fiori non valgono nulla

Due gabbiane camminano
Nell’aria della sera
Sotto la luce obliqua
Di spade
Di rumori
Di libertà
E di sicurezza finta.
Una è la principessa del nulla.
La luce di gelsomino
Le illumina il viso
Mentre lei dice:
“I fiori non valgono nulla”.
L’altra è la morte,
Bianca di luna.
Con voce senza gola
Le fa eco e risponde:
“Non valgono nulla i fiori”.
Cinquecento cherubini
Travestiti da ombre
Giocano sulla riva del mare,
Guardano incuriositi
Le due gabbiane tranquille
E dicono con voci di cristallo
“I fiori non valgono nulla,
Ma valgono le sue braccia
Che nella notte ti stringono”.

La luce ti avvolge oggi, Israele

La luce ti avvolge
Oggi, Israele,
Nel giorno della tua festa.
E la tua bocca sorride
Col sorriso del mare
Israele, Israele,
Pura erede
Della mia terra promessa
La mia terra di sempre
La terra che d-o mi ha dato.
Le tue grandi radici
Penetrano nella mia anima
Mentre io pallida e azzurra
Mi nutro di te,
Creazione viva,
Colma di tristezza,
Vestita di abeti
Di eucalipti e di pini.
In te cantano i fiumi
Mormorano le montagne
In te l’anima mia si perde
Ed è nelle tue braccia
Di cristallo puro
Che i miei baci si perdono.
Bianca terra
Ebbra di latte e di miele
Sulle cui spiagge
L’acqua cammina
Con sandali biblici.
Mi piaci cosi, Israele
E la tua voce mi tocca
Assomigli all’anima mia
E i tuoi sospiri d’amore
Sono i miei sospiri stessi .
Tu giochi coi fiumi
Giochi con i ruscelli
E il mio cuore ti cerca,
Terra mia dolce e definitiva
Definitiva come le viole,
Come i gabbiani e le rondini,
Come le valli
E il sole
E l’acqua
Mi piaci cosi, Israele
E la tua voce mi tocca.
Assomigli all’anima mia
E i tuoi palpiti
Sono i miei palpiti stessi

Monday, May 09, 2005

In quella notte chiara

Mi sono persa
Per quelle montagne.
Mi sono persa
Nelle acque del fiume
E sopra l’anima mia
Sete di vita,
Sete di risa,
Di canzoni
E di baci.
Mi sono persa
Per quelle pianure
Piene di rose
E di gelsomini.
Mi sono persa
Portando in cuore
La passione affamata
Di baci di fuoco.
Mi sono persa
Portando in bocca
La purezza morta
Della malinconia.
Mi sono persa
Tenendo in mano
La matassa bianca
Delle mie illusioni.
Mi sono persa
Per sempre
In quella notte chiara
Portandomi nelle orecchie
L’eco di quelle grida
Che risuonavano
Disperate
Con armonia di morte.

Saturday, May 07, 2005

e il mare ha suoni vaghi

Quando io sembro
Così triste e sognante
È perchè il vento
Ha trasformato in violino
La mia città
Servendosi delle strade
Come di grandi corde
E il mare
Ha suoni vaghi
E sembra avvolto
In un soave sortilegio
Di luce scura.
È perchè le case attorno
Mi narrano
Qualcosa di terribile
Che hanno visto.
E il fiume geme
Nel suo percorso assurdo
Che lo porta ad unirsi
Al suo amato mare.
È perchè il mio spirito
Fluttua
Sulle torri di rame
E e d'oro
E il vento piange
Lacrime di castità
È perche penso
A qualcuno
Che se ne è andato
Per sempre,
Mentre l nebbia
Sale dalle acque
E gli alberi già svegli
Muovono languidi
I rami.
È perchè vedo
Le oscillazioni
Di luce dorata
E l’aria intona
Arpeggi
Di vibrazioni elettriche
Appassionate e tragiche
È perchè i peschi
Del mio giardino
Hanno lasciato cadere
I loro frutti di seta
E gli alberi del mio bosco
Si sono fermati.
È perchè tu te ne sei andata
Riempendo l’atmosfera
Di incenso.

Friday, May 06, 2005

ritmi sognanti di tristezza

Che misteriosi pensieri
Commuovono le gabbiane?
Che ritmi sognanti di tristezza
Agitano le rondini in cielo?
Che mormorii di aurora
Compongono i miei versi?
Prigioniera della mia solitudine
Con voce bruciata
E ricordi vuoti
Io guardo il mio cuore nudo
Cuore con abeti e pini
Con viole e fiumi sacri
Che protesta sordamente
Contro chi ha voluto
Spezzare
L’armonia del mondo.
Gabbiana muta
Seduta in solitudine
Sulla montagna scura
Eppure mi avevi promesso,
Mio d-o onnipotente,
Fiumi di gioia e di luce.
L’orologio batte stanotte
Con la stessa cadenza
Di sempre
E le notti hanno ancora
Le stesse stelle di allora.
Eppure quella notte
Tu mi hai lasciato sola
E se non fosse stato
Per il nudo di mia madre
Io ora sarei morta.
Eppure, mio d-o eterno
Tu mi avevi promesso
Fiumi di latte
E miele

La leggenda della gattina (continuing)

Le iene aspettavano
Pazienti
La morte della gattina,
Sognando di tenere in bocca
Pezzi rosa del suo cuore.
La gattina mite
Piangeva a voce alta,
Tanto alta
Da spezzare il cuore
Dei corvi e dei leoni.
Le iene le urlavano
Attorno
Nomi oscuri e parole
Mentre la loro saliva
Si riempiva di fiele.
In quella impari
Lotta
La gattina agitava
Nel vomito
Delicatamente il petto
Chiedendo pietà alla luna
Graffiando con le sue mani
Il seno di sua madre.
Quando le infilarono
In cuore
L’ultimo chiodo di ferro
La gattina li guardò
Serena
Con il suo sguardo nudo
Perchè sapeva benissimo
Che nel mondo
Non esiste iena
Che possa
trasformarla in gelo
Un giorno succederà
Che le jene vivranno sole
In caverne oscure,
Noi vedremo brillare
Solo stelle e comete
E lunghi baci d’amore
Legheranno le nostre bocche
In un intreccio di luce

Thursday, May 05, 2005

Vorrei destarmi in te

Sinagoga frantumata
In mille pezzi
Dalla castità
E dalla purezza ,
Frazionata in triangoli
Di cristallo,
In arpe di luce
Sussurrata
E protetta
Da leoni
Che solo io conosco
Energia che scivola
E si trasforma
In morte
Come quel la putrida sera
Quando la pace
Sguazzò per trenta volte
Nella melma
E io volli tornare
Nell’utero
Di mia madre,
Lontana
Da un mondo
Orfano di rugiada
Che si trasforma
In cenere
Vorrei destarmi
In te, amore antico,
E nella tua essenza,
Folle di vita
Scivolare.

Wednesday, May 04, 2005

Fiumi di speranza

Tristezza immensa
Che fluttua dolcemente
Nel triste funerale
Dei fratelli,
Fatti ricordo,
Trasformati in memoria.
Il mio corpo
Andrà alla tomba
Ma la mia tristezza
Salirà fino alle stelle.
Voglio solo ascoltare
Gli accenti dell’aria
Che rendono sonori
I boschi nel verde
Del loro ritmo lieve.
La vita andrà alla tomba
Ma l’amore
Se ne andrà alle stelle.
In un geniale riassunto
Di malinconia
L’anima e la materia
Oggi si sono unite
In perfetto equilibrio
Dando alla luce
Fiumi di speranza
Epopee d ’amore
Molto al di là
Del nettare
Molto al di là
Del miele.
Armonia del mondo
Fatta dolcezza
Trasformata in amore.
Il mio corpo
Andrà alla tomba
Ma la mia tristezza
Salirà fino alle stelle.

Una ragazza può essere bruna

Una ragazza può essere bruna
Una ragazza può essere rossa
Ma mai deve essere morta.
La brezza ondulata è svenuta
Scontrandosi con la montagna
Quando tu sei morta.
Ora tu guardi la valle
Con gocce di rugiada
Negli occhi
Baciati dalla luna
E bocca di malinconia.
Quella sera
I lampioni tremarono
E tremò anche la strada
E mentre tu morivi
Gli eucalipti
Agitarono
Nervosamente
I rami.
Avvolta nella luce scura
Te ne sei andata
Per le strade d’argento
Di bronzo
E di rame
In un silenzio
Di castità
E di fiori,
Nell’ultimo tuo tramonto
Una ragazza può essere bruna
Una ragazza può essere rossa
Ma mai deve essere morta.

Tuesday, May 03, 2005

la morte a volte si traveste da amore

La tragedia che vorrei raccontarvi
E’ umile ma inquietante.
È la storia di una gabbiana
Timorata di d-o
Che un giorno si svegliò
E iniziò a graffiare
Prati e i monti.
Osò persino graffiare d-o
E si trovò alla fine
A graffiarsi il cuore.
Nella sua breve vita
Passò un giorno,
Con rumore e urla di gioia
Un amore
che per raggiungerla
Attraversava ogni giorno
Cieli nascosti
Eterni fiumi
E mari a forma
Di grandi violini.
La povera gabbiana
un tempo viveva
In un mondo
sereno e pacifico
Era felice
e si preoccupava solo
Di bere la rugiada
Nel sacro timore di d-o.
Amava senza preoccupazioni,
Quasi per abitudine.
In quel mondo scomparso
L’amore si trasmetteva
Da gabbiana a gabbiana
Come un antico gioiello
Ricevuto dalla prima gabbiana
Direttamente dalle mani di d-o
Con la stessa tranquillità
Con cui i fiori si offrono al vento
Con cui gli alberi guardano il cielo
E il sacro fiume si affida al suo mare.
La gabbiana viveva d’amore
Ma un giorno quell’infelice,
Eretica e ribelle,
Volle molto più dell’amore
E si innamorò di un miraggio.
Rincorse una visione
Che si trovava
Molto al di là della vita.
Lesse un libro in cui si narrava
La storia di un gabbiano
Che sussurrava parole d’amore
E si avvelenò .
Vi supplico non leggete
I libri di versi
Se non volete finire
Come quella gabbiana
Che morì proprio
Perchè non sapeva
Che la morte a volte
Si traveste da amore

Sunday, May 01, 2005

la leggenda della gattina (continuing)

La gattina pacifica
Rossa di pelo
Che già conoscete
Contempla muta il cielo
E nel vedere
Il paesaggio sereno
Dimentica le sue pene
Ed inizia a cantare.
Due rispettabili iene
Che da quelle parti
Giravano
La sentono per caso.
“Questa canzone è troppo
Ardita” mormorano
Inorridite
“Anzi diremmo che
È scandalosa.
Noi non cantiamo mai”.
La gattina
Un po’ spaventata
Vuole gridare
Ma non riesce.
“Che strano essere sei?”
Dicono rabbiose
“Hai baffi e pelo rosso
Imbevuto di miele.
Sicuramente sei una straniera”.
“No” dice la gattina“
Io vengo da casa mia
E voglio tornarci presto
Col vostro permesso,
Mie nobili signore.
Ho tanta nostalgia
Della mia mamma”
“Ma tu” chiede la iena più anziana
Perchè canti?
Credi nella vita eterna?”
“Si, ci credo.
So che mi attende l’eden
In una terra fiorita,
Piena di fresche sorgenti”
“Sei un eretica,
La verità la conosciamo noi
E l’eden non esiste
”Dissero le iene
Guardandola come sfingi.
“Devi morire”.
“Perchè la trattate male”
Chiede timidamente
Una tartarughina
Ma cosa ha fatto, ditemi
Per meritare la morte?”
“La gattina afferma
Di credere nell’eden
E nei momenti liberi
Osa cantare
Guardando le stelle.
Le stelle non esistono
E non esiste l’eden
Noi lo sappiamo
E non l’abbiamo mai visto
E’ un eretica e deve morire”
E su di lei si gettano
Inferocite.
La gattina sospira
Con la mente annebbiata
Poi guarda verso il cielo
E canta.